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IRAN: Il PowerPoint “bomba” di Israele che accusa Teheran

Sophie
Tavernese, East Journal, 4 maggio 2018

Israele
cala l’asso nel decennale braccio di ferro con l’Iran e, in una conferenza stampa
trasmessa in mondovisione.
Foto: La
conferenza stampa di Benjamin Netanyahu (credit: Amir Cohen/ Reuters)
   
Il
premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Teheran di non aver mai
sospeso il proprio programma atomico. Accuse che la maggioranza degli attori
internazionali non ha preso sul serio, ma che secondo diversi analisti
mirerebbero a far saltare l’accordo sul
nucleare
del 2015, siglato da Iran, Usa, Cina, Germania, Russia,
Germania, Francia e Gran Bretagna.


Lo show
del premier israeliano è andato in onda in prima serata, in diretta tv da Tel
Aviv, in lingua inglese, come se si trattasse di uno “spettacolo” rivolto più
alla comunità internazionale – Stati Uniti d’America in testa – che a
un’audience nazionale, con tanto di mega schermo e proiettore, titoloni a
effetto, dati, foto e info-grafiche. Una sorta di “lectio magistralis” tenuta
da un professore d’eccezione: il primo ministro israeliano.
Netanyahu
ha dichiarato di essere entrato in possesso di prove evidenti delle decennali
menzogne dell’Iran. Il Mossad avrebbe infatti scoperto e sottratto da un
archivio segreto iraniano centinaia di migliaia di documenti e file, che
proverebbero lo stato in essere di un programma nucleare a scopi militari,
dunque mai realmente interrotto, portato avanti di nascosto dalla potenza
sciita. «Teheran mente sfacciatamente sulle sue armi nucleari e anzi punta a
dotarsi di almeno cinque ordigni nucleari analoghi a quelli sganciati contro
Hiroshima», ha dichiarato Netanyahu. «L’Iran ha continuato ad arricchire le
proprie conoscenze sulle armi atomiche, per un uso futuro. E adesso i suoi
missili possono raggiungere Riad, Tel Aviv e anche Mosca».
Le
reazioni internazionali

La replica di
Teheran
non si è fatta attendere. Il portavoce del ministro degli
Esteri, Bahram Ghasemi, ha definito il premier Netanyahu “un noto bugiardo, che
non ha altro da offrire al mondo se non menzogne e inganni».
La Iaea, Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha supervisionato la
firma dell’accordo sul nucleare iraniano, ha dichiarato che «nel rapporto
stilato dai propri osservatori nel 2015 si denunciava l’esistenza di attività
illegittime risalenti al 2003, ma si aggiungeva altresì che non sussistono
prove del fatto che gli iraniani abbiano portato avanti segretamente quelle
attività, volte a costruire armi nucleari, successivamente al 2009».

L’Unione europea ha subito ribadito la necessità di mantenere in vigore
l’accordo del 2015 proprio perché l’Iran è da tenere sotto controllo.
Il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha affermato che «l’accordo
non si basa sulla fiducia nelle intenzioni di Teheran, ma su rigidi controlli e
verifiche».

Le informazioni rivelate da Netanyahu, insomma, sarebbero vecchie
e già note a tutti gli attori internazionali, come ha spiegato
Michael Hayden
, ex direttore della Cia.

Il presidente statunitense Donald Trump, invece, mostrando di dar credito alle
rivelazioni del premier israeliano, ha ribadito che gli Usa intendono uscire
dall’accordo. «Questa è la prova che avevo ragione al 100 per cento», ha detto.
Il prossimo 12 maggio il capo della Casa bianca dovrà decidere se certificare o
meno l’intesa sul nucleare con Teheran.
L’escalation
del conflitto “per procura” in Siria

Le provocazioni di Gerusalemme contro la presenza iraniana in Siria – dove
Teheran controlla diverse basi militari e sostiene militarmente, con Hezbollah,
il presidente Bashar Al Assad – vanno avanti dal 2012. In diverse occasioni,
nell’ultimo anno, Gerusalemme
ha invaso lo spazio aereo siriano
e colpito alcuni avamposti
militari uccidendo anche soldati iraniani. L’ultimo
attacco
domenica scorsa, appena 24 ore prima della conferenza stampa
“show” di Netanyahu. Nessuna reazione, almeno per ora, da parte iraniana e
questo è proprio quello su cui contano gli israeliani. Teheran è già troppo
occupata, al momento, su più fronti interni, vedi la crisi economica e le
proteste interne e teme inoltre di indispettire il presidente Donald Trump,
chiamato periodicamente a ratificare l’adesione all’accordo sul nucleare. Se
tuttavia Israele sbagliasse previsioni, il rischio
sarebbe quello di un nuovo conflitto.
In Siria,
dunque, dove la guerra civile è stata oramai vinta da Assad, lo scontro “per
procura” tra le diverse potenze internazionali non si arresta. Prime fra tutte,
l’Iran, che punta a rafforzare la propria presenza militare nel Paese, e
Israele, preoccupata per la propria incolumità e per l’ingresso in Siria di
grandi quantitativi di armi, che secondo Gerusalemme potrebbero essere usati
contro di sé.

Il reale obiettivo della conferenza stampa di Netanyahu, dunque, sarebbe stato
quello di cercare di convincere Donald Trump e gli Stati Uniti a smantellare
l’accordo sul nucleare. E questo sarebbe per l’Iran un duro colpo.