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In Madagascar ci si ammazza per la vaniglia

Il Post, 27
maggio 2018

Ne usiamo
sempre di più, quindi costa sempre di più, e questo sta creando contrabbando e
altri guai, scrive il Guardian
(RIJASOLO/AFP/Getty
Images)
   

Negli
ultimi anni i prezzi della vaniglia sono cresciuti come quelli di pochi altri
beni alimentari, per via della crescita della domanda negli stati più ricchi,
per le avversità climatiche che hanno ostacolato il raccolto, e per varie
attività illegali che hanno coinvolto la produzione nel maggiore esportatore
del mondo, il Madagascar. L’isola africana dell’Oceano Indiano produce da sola
metà della vaniglia del mondo, ma la sua coltivazione ha molte conseguenze
negative sull’economia e sulla stabilità del paese, visto che è al centro di
attività di riciclaggio, corruzione, e recentemente anche di violenza.
La
vaniglia alimentare arriva dal baccello del fiore della pianta omonima, che pur
essendo originaria del Centro America è oggi prodotta principalmente in
Madagascar. Per anni ha avuto prezzi bassi, tanto che la produzione in paesi
come Cina, Indonesia e Uganda era crollata ed era stata diversificata. In
Madagascar, invece, continuò a essere sostenibile economicamente per le basse
paghe degli raccoglitori. Negli ultimi anni le grandi multinazionali alimentari
hanno aumentato notevolmente l’utilizzo di vaniglia, per rispondere alla sempre
maggiore richiesta di aromi naturali: e il Madagascar ne ha approfittato.
Gli
agricoltori del paese hanno iniziato a impiegare vari metodi per ottimizzare i
ricavi, per esempio raccogliendo in anticipo i baccelli e poi sigillandoli in
appositi contenitori sotto vuoto, invece di essiccarli, per conservarli e venderli
nel momento in cui i prezzi fossero saliti. Questa, insieme a quelle
ambientali, è stata tra le cause della diminuzione della vaniglia di alta
qualità, il cui prezzo è salito fino a oltre 500 dollari al chilo negli stati
uniti, rispetto ai 20 dollari del 2012. La tendenza però ha interessato tutta
la produzione, con la vaniglia di bassa qualità che è arrivata a costare oltre
400 dollari al chilo.
La
pratica di raccogliere in anticipo i baccelli per poi conservarli sotto vuoto
non ha solo ragioni commerciali, ma dipende anche dalle preoccupazioni dei
coltivatori riguardo ai furti. Ci sono bande che organizzano sistematicamente
rapine ai danni degli agricoltori, che in certi casi hanno chiesto la
protezione della polizia, e in altri si sono organizzati per farsi giustizia da
soli, un po’ come succede in molte coltivazioni di avocado in Messico. Il Guardian
ha raccontato
di una banda che ha avvertito gli abitanti di un remoto villaggio costiero del
Madagascar che nella notte sarebbero passati a prelevare il raccolto. Gli
abitanti hanno aspettato i ladri, ne hanno catturati cinque e li hanno linciati
per le strade a colpi di machete. Secondo il Guardian, ci sono stati altri
casi di omicidi sommari come questo, che finora non erano mai state rivelate.
Ma il
successo del mercato di vaniglia ha attirato anche altri tipi di speculazione,
e in particolare quello dei trafficanti di palissandro, un legno scuro molto
pregiato usato in mobili di lusso e in strumenti musicali (nella tastiera delle
chitarre, per esempio). Il palissandro è stato al centro di ampi disboscamenti
illegali, i cui prodotti sono venduti principalmente in Cina. Nel 2014 una nave
con a bordo 30mila tronchi disboscati illegalmente in Madagascar fu
intercettata a Singapore, in uno dei più grandi sequestri regolati dal Cities,
una convenzione internazionale sulla tutela della flora e della fauna a
rischio. Secondo gli attivisti locali, i trafficanti di palissandro riciclano i
soldi ottenuti con il contrabbando speculando nel mercato della vaniglia, e
provocando secondo le stime un aumento complessivo del prezzo dal 5 al 10 per
cento.
Quella
della vaniglia è, secondo molti analisti, una bolla destinata a scoppiare. Una
grave crisi aveva già interessato il settore nel 2003, quando dopo un grande
aumento dei prezzi dovuto a cicloni tropicali e instabilità politica, il prezzo
della vaniglia era crollato da quasi 600 dollari al chilo a circa 20.
Nonostante sia un aroma molto richiesto nell’industria dolciaria, e nonostante
le abitudini alimentari favoriscano gli ingredienti naturali, i prezzi
vertiginosi stanno portando molte aziende a preferire aromi artificiali.
«C’è un
limite al prezzo che la gente pagherà per la vaniglia naturale, e ci stiamo
avvicinando», aveva detto due
anni fa Josephine Lochhead, a capo della società specializzata Cook’s Vanilla. Da
allora i prezzi hanno continuato a crescere, ma sono in molti quelli che
prevedono un crollo. Un rapporto
pubblicato lo scorso novembre da Cook’s Vanilla ha paragonato la crisi a
quella del 2003 e ha parlato di prezzi insostenibili, spiegando che più
continueranno a salire, più saranno gravi le conseguenze per l’economia del
Madagascar allo scoppio della bolla.