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I migranti “aprono” una nuova rotta balcanica

Alessandro
Fioroni, Il Dubbio, 18 May 2018

Grecia,
Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia: un viaggio impervio per
aggirare i tanti muri dell’Europa
Balcani,
terre e frontiere da attraversare, migranti che tentano di raggiungere l’Europa
percorrendo viaggi infiniti, confini sempre più spesso blindati. Innalzato un
muro però, si tenta di aggirarlo, e così si riapre quella che è già stata
definita la “nuova rotta balcanica”.
Era il
settembre 2015 quando l’Ungheria completava la costruzione di una barriera al
confine della Serbia.  In questo modo Viktor Orban ha sigillato il paese
magiaro lasciando al di là delle reti di recinzione migliaia di persone in
fuga. Con l’accordo tra Ue e Turchia la rotta percorsa fino ad allora si
prosciugò. I profughi, in maggioranza siriani, restarono intrappolati in
Grecia. Il cammino che dalle isole greche portava in Serbia e poi, per chi
riusciva a passare, fino a Vienna, non fu più praticabile. Ora, come
prevedibile, si aprono nuove vie.
La
direzione è quella che porta in Bosnia e da li in Croazia. In realtà il viaggio
inizia molto prima. Si parte sempre dalla Grecia ma questa volta si passa per
l’Albania poi il Montenegro e quindi proprio la Bosnia. L’obiettivo finale è la
Croazia, trampolino per giungere in Slovenia e dunque in Europa occidentale. Un
viaggio infinito ma che sembra essere la nuova speranza dei migranti. Il
piccolo esodo, al momento, verso Sarajevo, è iniziato intorno il dicembre dello
scorso anno, numeri che ora stanno crescendo perché agli uomini si aggiungono
le famiglie.
E’ stato
il ministro bosniaco per la Sicurezza, Dragan Mektic, a riferire al Parlamento
che gli ingressi di persone senza documenti sarebbero cresciuti del 700%. Nel
dettaglio gli attraversamenti illegali della frontiera registrati dal 1 gennaio
sarebbero stati 400. Inoltre i bosniaci lamentano il fatto di non avere
abbastanza forze per pattugliare il confine.
Il
tentativo dei migranti è quello di arrivare in Croazia. Da quanto si apprende
dalle organizzazioni umanitarie, si trovano in attesa di trovare un passaggio
“adatto” qualche centinaio di persone, soprattutto presso Biha
ć e Velika Kladuša.Ad essere
preoccupati maggiormente sono i croati, la polizia di Zagabria che parla di
almeno 5000 persone arrivate in Bosnia negli ultimi mesi, numeri forse
esagerati ma che potrebbero rivelarsi importanti con l’approssimarsi
dell’estate.
Sempre da
fonti croate si apprende che sette dipartimenti di polizia, (Sisas
čko-Moslavačk Karlovačko, Ličko-Senjisko, Zadarsko,
Šibenisko-Kninsko, Splitsko-Dalmatinsko e Dubrova
čko-Neretvansko) sono stati messi
in allerta e hanno intensificato i controlli lungo il confine con la
Bosnia-Erzegovina.Il segnale di quello che sta succedendo lo da la situazione
di Sarajevo. Recentemente in pieno centro è stata sgomberata una tendopoli di
migranti, chi ha qualche soldo ha trovato alloggio presso ostelli ed alberghi mentre
l’UNHCR provvede a pagare le strutture per donne e bambini.
Altro
punto critico è la zona vacanziera di Ilid
ža, c’è anche un centro per
richiedenti asilo a Delijaš ma si tratta di una zona in montagna, isolata e
disagiata dal punto di vista logistico.Come in passato viene agitato lo spettro
dell’invasione, sono riportati numeri da capogiro. Si parla di circa 60.000
rifugiati (arrivati da Siria, Libia, Afghanistan, Palestina, Pakistan, Algeria,
Marocco, Iraq, Turchia, Iran e Tunisia) che si trovano tra Grecia e Albania
pronti a partire.
La scorsa
settimana i paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca,
Slovacchia e Ungheria) si sono riuniti proprio per parlare di questa
situazione. E’ probabile che questa compagine, in rotta di collisione con
l’Unione Europea proprio sul tema dei ricollocamenti dei migranti, porterà le
sue ragioni a Bruxelles.