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Da Gaza domani una flottilla di feriti e studenti

Chiara
Cruciati, Nena News, 28 mag 2018

Il
comitato per la Grande Marcia del Ritorno lancia un’iniziativa a sorpresa:
domattina dalle coste della Striscia partiranno imbarcazioni intenzionate a
rompere l’assedio di Israele. Che da parte sua annuncia un altro muro, stavolta
marino
(Foto:
Aaed Tayeh/Flash90)
Roma – Dal 30 marzo la Grande Marcia del Ritorno ha visto
decine di migliaia di palestinesi di Gaza camminare e manifestare lungo le
linee di demarcazione tra la Striscia e Israele. Il “confine” orientale, quello
che le autorità israeliane hanno unilateralmente dichiarato zona cuscinetto,
teatro di innumerevoli uccisioni in queste settimane di manifestanti, prima di
contadini che tentavano di raggiungere le terre da coltivare.
Domani
sarà un altro “confine” ad essere sfidato, quello occidentale: il comitato
della Grande Marcia del Ritorno ha annunciato per le 11 di domattina una
“flottilla” da Gaza, la partenza di imbarcazioni con a bordo alcuni dei feriti,
oltre 13mila, dell’esercito israeliano in queste settimane di proteste, ma
anche studenti e laureati disoccupati. Rompere l’assedio via mare, è
l’obiettivo, l’altro muro invisibile che chiude la Striscia attraverso
l’attività della Marina israeliana che apre il fuoco su chiunque si avvicini al
limite deciso da Israele, il mare oltre tre miglia nautiche dalla costa sebbene
gli Accordi di Oslo pongano il limite a 20 miglia.
La barca,
dice uno degli organizzatori Salah Abdul-Ali, porterà “i sogni del nostro
popolo e la sua aspirazione alla libertà”. Ha poi chiesto le Nazioni Unite e le
organizzazioni internazionali di proteggere i naviganti dal fuoco israeliano, i
primi a tentare una simile iniziativa. “Gaza è diventata la più grande isolata
prigione del mondo – ha continuato al-Ali dal porto a-Sayadin di Gaza – Non
gode dei diritti minimi a causa del blocco israeliano. Le imbarcazioni
porteranno un gruppo di pazienti, studenti e laureati senza lavoro via dalla
Striscia di Gaza”.
Gruppi
simbolici delle condizioni di vita nell’enclave palestinese dove il tasso di
disoccupazione è alle stelle, al 44%, che sale tra le donne fino al 71,5% e tra
i giovani fino a 29 anni, 61,9%. E dove il sistema sanitario è al collasso,
quasi privo di medicinali ed equipaggiamento medico, una crisi che è stata
aggravata dai 13mila feriti dei cecchini israeliani in due mesi, molti dei
quali bisognosi di operazioni per impedire l’amputazione degli arti. I rapporti
medici parlano di proiettili che si espandono nel corpo distruggendo i vasi
sanguigni e i tessuti e costringendo spesso all’amputazione delle gambe, tra le
più colpite – insieme alle braccia e al petto – dai soldati di Tel Aviv.
La
flottilla da Gaza giunge in un periodo particolare, non solo a due settimane
dalla strage di Gaza del 14 maggio, ma alla vigilia dell’ottavo anniversario
del massacro della Mavi Marmara, l’uccisione di nove attivisti turchi che via
mare tentarono di rompere l’assedio israeliano entrando a Gaza. Le unità
speciali israeliane assaltarono la nave, uccidendo nove persone e arrestando le
altre in acque internazionali. Un episodio che mai nessuno ha investigato e che
la Turchia, dopo qualche anno di proteste, ha abbandonato accettando di
normalizzare di nuovo i rapporti con Israele dopo scuse ufficiali e
risarcimenti alle famiglie delle vittime.
In
concomitanza il ministero della Difesa israeliano ha annunciato l’ennesimo
muro, stavolta marino: Israele inizierà a costruire una barriera sul mare,
nella zona nord di Gaza, un frangiflutti fortificato sormontato da filo
spinato. L’obiettivo, dice il ministro Lieberman, è impedire infiltrazioni in
territorio israeliano: “Questa è la sola barriera al mondo di questo tipo – ha
detto – che bloccherà efficacemente la possibilità di infiltrazione in Israele
via mare. Hamas perderà un’altra possibilità strategica dopo l’investimento di
ingenti somme nel progetto”.
La
barriera marina sarà lunga alcuni chilometri e dovrebbe essere completata entro
la fine dell’anno. Non un progetto nuovo, secondo i media israeliani: era già
stato pensato dopo Margine Protettivo, l’offensiva militare israeliana contro
Gaza del luglio-agosto 2014 che uccise oltre 2.250 palestinesi. L’annuncio
arriva mentre a Gaza tre palestinesi venivano uccisi da raid israeliani. Due di
questi erano membri della Jihad islamica. Sono stati identificati: Hussein
al-Amour, 25 anni, Abdul Haleem al-Naqa, 28, e Naseem Marwan al-Amour, 25.