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Cosa resta di Karl Marx nel Paese della rivoluzione d’Ottobre?

Yurii
Colombo, LEFT, 7 maggio 2018

A
duecento anni di distanza dalla sua nascita cosa resta di Marx in Russia, il
primo Paese al mondo che fu governato in nome delle sue idee? Non molto, ma
neppure pochissimo.
Militanti
del Partito comunista russo, in corteo il Primo maggio
Come è
noto, solo fino a trent’anni fa, prima che fosse ammainata la bandiera rossa
dal pennone del Cremlino, in Urss il marxismo-leninismo fu materia scolastica,
università comprese. Un marxismo, ridotto a catechesi, espunto della sua
matrice rivoluzionaria, stuprato storicamente anche nella versione soft in
salsa chrusceviana, una noiosa corvè per tutti i cittadini sovietici quella di
essere costretti ad avere dei rudimenti dell’opera del Moro di Treviri. Questo
fu, sicuramente e in buona parte, Marx nell’Urss. Negli anni del breznevismo,
egli divenne persino protagonista anche di divertenti e salaci barzellette su
un sistema che ormai mostrava più di una crepa.
 
Alcuni
segni del suo passaggio sono rimasti qua e là nell’arredo urbano. Malgrado una
certa “decomunistizzazione” sia avanzata anche a Mosca, davanti al teatro
Bol’šoj, sulla Piazza Teatral’naja, fa ancora bella mostra di sé, una statua
del fondatore del socialismo scientifico. E benché architetti e artisti abbiano
sempre storto il naso di fronte all’opera, a me non è mai dispiaciuta. È un
grande busto del filosofo con una mano sul risvolto della giacca e l’altra
nella tasca dei pantaloni, mentre i capelli al vento gli danno quel minimo di
trepidezza. Naturalmente i piccioni fanno in modo di togliergli ancora un po’
più austerità, ma del resto è il destino di tutti i personaggi che adornano le
piazze.
Non
lontano da Saratov esiste una cittadina intitolata a Marx, 30mila abitanti.
Prese tale nome nella versione di Marxstadt nel 1919, parte integrante della
regione di Saratov, dove viveva sin dai tempi di Caterina la comunità dei
Tedeschi del Volga. Quando nel 1942 Stalin fece deportare in Siberia l’intera
comunità tedesca per timore che in caso di occupazione collaborasse con i
nazisti, la città oltre a perdere molti dei suoi cittadini perse anche il
suffisso di Stadt restando semplicemente Marx. Un po’ laconicamente c’è solo un
piccolo e malconcio busto dedicato al rivoluzionario tedesco, ma all’ingresso
della cittadina i visitatori vengono accolti da una bella insegna in muratura,
dal sapore vagamente situazionistico, su cui è scritto «I love Marx», con tanto
di cuore rosa.
Sempre in
zona c’è una città dedicata al sodale e amico di Marx, Friedrich Engels. Il
«Generale», così veniva chiamato per le sue profonde conoscenze dell’arte
militare, però è stato, se così si può dire, più fortunato essendo oggi la
città a lui titolata una realtà di ben 230mila abitanti. A Engels fu dedicata
nel 1931 la città che fino allora aveva portato il nome Pokrovsk, e che si
stende sulla riva opposta del Volga di fronte a Saratov. Oggi collegate da due
grandi ponti, Saratov e Engels si possono definire una sola grande città anche
se amministrativamente ma pure architettonicamente restano due città diverse.
Vie strette e ancora case di legno stile isba a Saratov; grandi vialoni e
solidi edifici di epoca staliniana a Engels.
Qualcosa
di Marx è rimasto però in Russia non solo nella toponomastica se si vuole far
fede all’Istituto di sondaggi moscovita Vziom, che ha pubblicato la scorsa
settimana proprio in occasione del bicentenario della nascita, i risultati di
una ricerca sulla popolarità del rivoluzionario tedesco in Russia. Risultati
interessanti, anche se non sorprendenti. Il 98% degli intervistati ha
dichiarato di conoscere Marx in linea di massima, il 30% circa di apprezzarne
le idee e di averne letto letto almeno un’opera. I russi restano un popolo che
pone al vertice dei suoi valori l’uguaglianza (spravledivost’) e questo lo
dicono oltre che i sondaggi il sentire comune. Non sarà forse un caso che lo
stesso il Marx, nella maturità, giunse a ipotizzare nella celebre
corrispondenza con i populisti russi che quel Paese potesse giungere al
socialismo senza passare per il capitalismo, grazie alle sue istituzioni
comunistiche contadine. Marx nella semplice percezione di molti cittadini
comuni russi è anche questo: il campione dell’uguaglianza. Per questo la
sinistra del futuro porterà anche in Russia inciso il suo nome e la sua opera.