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POLONIA: I collaborazionisti con il nazismo equiparati ai partigiani

Matteo
Zola, East Journal,  16 aprile 2018

Le tombe
coperte di neve. Sul granito l’alloro dei martiri e la coccarda bianca e rossa.
In silenzio, il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, rende onore ai
caduti.
 
Eroi
nazionali? Una specie. Si tratta dei militanti della Brigata Santacroce (Brigata
Świętokrzyska) i quali, nelle
complesse vicende della Seconda guerra mondiale, collaborarono con i nazisti.
Non a caso sono sepolti in un cimitero di guerra tedesco presso Monaco di
Baviera. Qui il premier polacco, a margine di una visita ufficiale in Germania,
ha voluto trattenersi per deporre un mazzo di fiori. Perché?
Le molte
facce della Resistenza polacca
Non serve
ricordare quanto la Polonia ebbe a patire dall’aggressione nazista, né quanto
sangue fu versato dalla Resistenza polacca per liberare il paese. Tuttavia la
Resistenza polacca non fu un
monolite
, all’indomani dell’invasione nazista e della disfatta
dell’esercito regolare, quasi ogni partito cercò di creare una propria forza
armata: i popolari avevano i Battaglioni contadini; i socialisti avevano
la Guardia del Popolo; i comunisti crearono l’Armata popolare; i nazionalisti
diedero vita all’Organizzazione Militare della Nazione (NSZ). Le compagini più
importanti erano però quelle agli ordini del governo in esilio che diventarono
la nota Armia Krajova, (armata nazionale, AK). La maggior parte delle
formazioni di partito confluì, prima del 1942, nell’Armia Krajova ad eccezione
della NSZ.
Partigiani
antisemiti
Le operazioni
della NSZ si rivolsero sia contro l’occupante germanico, sia verso le
formazioni partigiane comuniste e socialiste. Ben presto però i nazisti uscirono
dal mirino della NSZ che, contestualmente, cominciò a giovarsi dell’appoggio
tedesco in termini di assistenza medica e militare. Questo è vero soprattutto
per la Brigata Santacroce, la più controversa tra e formazioni affiliate alla
NSZ. I combattenti della Brigata Santacroce non operarono mai contro
l’occupante tedesco ma unicamente contro le formazioni partigiane di sinistra,
prima, e contro l’Armata Rossa, poi. Per questo, dopo che la Polonia venne
inglobata nell’impero sovietico, la NSZ subì una damnatio memoriae che, ancora
oggi, rende arduo valutarne l’operato. Tuttavia sembra confermato il loro
coinvolgimento nella persecuzione degli ebrei. Storici, come Taseusz
Piotrowski
e Wlodek
Goldkorn
, non esitano nel definire la loro attività come “antisemita“.
In
supporto ai nazisti
Infine, è
un fatto che, nel 1944, la Brigata Santacroce lasciò il territorio polacco per
ripiegare, in accordo con le autorità germaniche, nei territori del Protettorato
di Boemia e Moravia. Qui fornirono supporto per le operazioni tedesche in
territorio polacco. Nel maggio del 1945, quando ormai la guerra volgeva al
termine, la Brigata liberò il campo di concentramento nazista di Holýšov e,
al termine del conflitto, venne utilizzata dagli americani nelle zone occupate
tedesche. Una scelta che non fu accolta positivamente dal governo polacco in
esilio a Londra anche perché la Brigata rifiutò sia di riconoscere l’autorità
del governo in esilio, sia di partecipare all’Operazione Tempesta, la grande
insurrezione della Resistenza polacca.
La
riabilitazione 
Durante
gli anni Novanta, nel clima patriottico della ritrovata indipendenza, la
vicenda della Brigata Santacroce venne rivalutata. Si affermò l’idea che essi
avessero ritenuto il comunismo un nemico non diverso da quello nazista. Le
testimonianze sull’eccidio dei partigiani ebrei vennero minimizzate. Il caso
più eclatante fu quello di Worczyn, nel 1943, dove morirono 120 partigiani di
origine ebraica uccisi da militanti della NSZ. Un’azione che nei primi anni
Novanta venne descritta come “patriottica” con la giustificazione che gli ebrei
furono quelli che più di tutti militarono nelle file della Resistenza
comunista, favorendo l’azione sovietica. Insomma, si ammazzarono dei traditori
(almeno potenziali) della patria polacca. Una motivazione dalle forti venature antisemite. Nel
1992 i leader della NSZ vennero riabilitati e decorati al valore.
Il
revival nazionalista di oggi
La
vicenda, assai controversa, non è un’anomalia. L’Europa centro-orientale, presa
tra i due fuochi del nazismo e dello stalinismo, ha visto molte formazioni
partigiane convinte di poter combattere un male con l’altro. Tuttavia il gesto
di Morawiecki non è una semplice commemorazione. Anzi si inserisce nel revival
nazionalista che il governo del PiS sta portando avanti in Polonia. Un revival
il cui scopo è quello di affermare l’esistenza di una Polonia immacolata,
virginale, sempre vittima della storia. Una Polonia, insomma, da sempre
circondata da nemici contro i quali occorre unirsi. E il nemico di oggi,
per la Polonia, si chiama Unione Europea. Per combatterlo occorre stringersi
sotto la bandiera in nome di una fratellanza che tutto dimentica celebrando –
se è il caso – anche i traditori della Polonia, quei “soldati maledetti” della
Brigata Santacroce, alleati di un fascismo che non piace ma fa sempre brodo.