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L’impatto della discriminazione di genere sull’economia mondiale

Lettera Donna, 30 marzo 2018

Maggiori
sono le politiche a favore del lavoro femminile, più ricchezza si produce per
gli Stati. Lo studio della Banca Mondiale.

Se ancora
ci fosse qualche scettico, la presa di posizione della Banca Mondiale dovrebbe
spazzare via qualsiasi dubbio: meno diritti hanno le donne, più l’economia va
male. Uno studio pubblicato nella giornata di giovedì 29 marzo ha infatti
confermato che l’assenza di leggi che difendono le donne da molestie e soprusi
sul lavoro finiscono non solo per svantaggiare le dirette interessate, ma anche
per deprimere le economie nazionali.
Vincolate
agli uomini
Come riporta il Guardian,
lo studio prende in esame 189 economie del mondo: sono ancora tantissime le
realtà dove le donne si imbattono in ostacoli insormontabili che impediscono
loro di dare vita a piccole imprese o di svincolarsi dalla tutela economica dei
mariti. In Paesi come la Guinea Equatoriale, ad esempio, le donne che vogliono
chiedere un prestito alla banca devono avere un permesso firmato dal coniuge.
104 economie, invece, vietano alle donne di lavorare di notte o di svolgere
certi lavori, come nei settori del manifatturiero o dell’energia.
Lenti
miglioramenti
Al di là
di questi divieti, anche l’assenza di tutele per le donne contribuisce a
peggiorare il quadro complessivo della situazione. Non c’è nazione che non
abbia qualche aspetto da migliorare, ma gli esempi più virtuosi sono quelli di
Regno Unito, Nuova Zelanda e Spagna. E anche se alcuni Paesi totalizzano
l’imbarazzante punteggio di zero, ci sono anche casi di Paesi che, pur con
tutta una serie di limiti, hanno promosso politiche di riduzione del divario di
genere. È il caso di alcuni Stati africani come Kenya, Congo, Iraq, Tanzania e
Zambia. La Banca Mondiale stima le perdite economiche causate dal divario di
genere nell’ordine del 15%.