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La storia di Gao Yan è il grido di battaglia di #MeToo in Cina

Lettera Donna,
11 aprile 2018

Nel 1998,
la giovane studentessa è stata stuprata da un professore e poi si è tolta la
vita. A 20 anni di distanza, è diventata il simbolo del movimento.
 
Quando
pensiamo a #MeToo, non dobbiamo necessariamente collegarlo soltanto a storie di
denunce recenti. Le storie di Asia Argento e Miriana Trevisan sono un esempio
calzante. La forza di questo movimento sta proprio nel denunciare le molestie e
le violenze sessuali subite, indipendentemente da quando sono avvenute. È un diritto,
un dovere e un’opportunità allo stesso tempo. E riguarda tutte le donne del
mondo, senza limiti geografici. E proprio una storia (drammatica) del passato
sta facendo di nuovo riflettere la Cina sulla prevenzione degli abusi. In
occasione dei 20 anni dalla morte della studentessa Gao Yan, suicida dopo aver
subito una violenza sessuale da un suo professore (secondo la versione di amici
e parenti), molti attivisti non solo l’hanno ricordata ma hanno chiesto al
governo delle misure più concrete. La risposta dell’esecutivo è stata piuttosto
chiara: secondo il New
York Times, avrebbero censurato tutti i post e messaggi pubblici di milioni di
utenti che facevano riferimento alla triste storia di Gao Yan
. Incluse
tutte le accuse mosse contro il professore.
La storia
di gao yan e le conseguenze nel 2018
In
occasione dei 20 anni dalla morte della studentessa, i suoi compagni di classe
di allora hanno pubblicato i loro ricordi, raccontando che Gao Yan aveva detto
loro che un professore dell’Università di Pechino, Shen Yang, la costrinse a
fare sesso nel 1998. Avrebbe detto loro anche che il signor Shen, all’epoca,
diffuse la voce che la studentessa aveva una malattia mentale, probabilmente
per screditare un’eventuale denuncia della giovane donna. Ma nel 2018 questa
storia fa ancora rumore, dato che è stata presa come simbolo di lotta da molte
attiviste che combattono le molestie e le violenze sessuali. Tanto che diverse
università, negli ultimi giorni, hanno condannato il signor Shen che
attualmente insegna all’Università di Nanjing, nella Cina orientale.
L’Università di Pechino, dove il professore accusato ha insegnato fino al 2011,
ha promesso che farà di più per prevenire gli abusi, attuando la ‘tolleranza
zero’ per le violazioni dei diritti degli studenti e delle studentesse.
L’università ha anche ammesso di aver dato un avvertimento a Shen per sospetto
di comportamento inappropriato dopo che la polizia ha indagato sul caso nel
1998. Ovviamente, il professore ha sempre respinto le accuse.
Oltre il
caso specifico
Quello di
Gao Yan è un caso emblematico, certo, ma non è un episodio isolato. Di abusi,
dentro e fuori le Università, ci sono e ce ne sono stati tanti in passato. Ma
ora c’è una piccola differenza. Zhang Yiwu, professore di lingua e letteratura
cinese all’Università di Pechino, ha affermato che l’ascesa del movimento
#MeToo negli Stati Uniti ha spinto la Cina ad affrontare il problema: «Non
eravamo a conoscenza delle molestie sessuali. Ora conosciamo meglio questo
problema. Stiamo imparando dagli americani».