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La polizia francese falsifica l’età dei migranti minori per cacciarli via

Alessandro
Fioroni, Il Dubbio, 12 Apr 2018

La
denuncia delle associazioni che operano al confine di Ventimiglia. Almeno venti
ricorsi al tribunale di Nizza. Il dossier finisce in Commissione europea

L’accusa
è di quelle serie e contribuisce a rinfocolare la polemica sul comportamento
della polizia di frontiera francese nei confronti dei migranti. Dopo la vicenda
di Bardonecchia questa volta al centro dell’attenzione entrano i gendarmi del
confine tra Italia e Francia a Ventimiglia.
Protagonisti,
loro malgrado, i minori stranieri non accompagnati (MSNA). Il caso è scoppiato
dopo che diverse associazioni hanno inviato una lettera durissima alla
Commissione europea e alle autorità italiane. ASGI (Associazione Studi
Giuridici sull’Immigrazione), INTERSOS , Terres des Hommes Italia, Oxfam
Italia, Caritas Diocesana di Ventimiglia-Sanremo e Diaconia Valdese, hanno
accusato senza mezzi termini la polizia francese di frontiera di falsificare le
dichiarazioni sull’età dei minori stranieri non accompagnati, così da farli
passare come maggiorenni e poterli respingere.
Il testo
della missiva mette in evidenza le violazioni compiute. “Come è noto – si legge
– ai sensi del Regolamento Dublino e della giurisprudenza della Corte di
Giustizia europea, i minori non accompagnati che presentano domanda d’asilo in
Francia, non possono essere rinviati in Italia: a differenza degli adulti,
infatti, ai MSNA non si applica il criterio del paese di primo ingresso. Nel
caso in cui invece il minore non manifesti la volontà di presentare domanda
d’asilo in Francia (spesso perché non adeguatamente informato di tale diritto),
e venga fermato nella zona di frontiera, le autorità francesi potranno
respingerlo in Italia.
La
normativa francese stabilisce però precise garanzie che devono essere
rispettate nel caso di respingimento di un MSNA: in particolare deve essere
nominato un tutore provvisorio (c.d. “administrateur ad hoc”) e il
respingimento non può essere effettuato prima del termine di 24 ore (c.d. jour
franc)”.Ciò però non avviene e le accuse sono state circostanziate da
documentazione dove si vede chiaramente come nei fogli rilasciati dalle
autorità francesi le età dei minori vengono “corrette”.
Esiste
inoltre un precedente relativo ad un’ordinanza del Tribunale di Nizza che con
un’ordinanza del 22 gennaio 2018, ha riconosciuto le violazioni delle garanzie
previste, anche perché in merito esistono altri 20 ricorsi. “Successivamente
alle decisioni del Tribunale di Nizza – ribadiscono le organizzazioni
– abbiamo osservato da parte della polizia francese l’introduzione di una
pratica di identificazione come maggiorenni di persone che si dichiarano
minorenni e che erano state precedentemente identificate come minorenni in
Italia”. Ma anche nel nostro Paese c’è qualcosa che non va. Innanzitutto esiste
una grande lentezza nell’esame delle domande di ricongiungimento famigliare
sebbene la legge stabilisca tempi precisi (la formalizzazione della domanda di
protezione internazionale entro tre giorni dalla manifestazione di tale volontà).
La poca
informazione dei richiedenti poi contribuisce a situazioni di disagio. Ancora
più gravi le condizioni di molti centri di accoglienza.  Intersos che ha
compito nel 2017 un lavoro di monitoraggio lungo il confine di Ventimiglia, ha
messo in evidenza come “molti minori, anche dopo diversi mesi dal loro arrivo,
non erano stati iscritti a scuola né a corsi di formazione, non era stato loro
rilasciato un permesso di soggiorno né avevano potuto presentare domanda
d’asilo, non avevano un tutore né altre figure adulte di riferimento che si
prendessero cura di loro. Alcuni hanno lamentato addirittura il mancato
soddisfacimento di bisogni primari, quali la disponibilità di cibo, vestiti e
spazi adeguati, e l’inadeguata protezione da violenze e abusi”.