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Egitto. Resta in prigione il direttore di Masr al-Arabia

NenaNews, 06 apr 2018

Adel Sabri
è stato arrestato martedì durante un blitz della polizia nella sede del portale
egiziano “reo”, secondo il Cairo, di aver ripubblicato un articolo del New York
Times sulle presunte irregolarità avvenute durante le recenti presidenziali
stravinte da al-Sisi. È accusato di aver diffuso false notizie, di istigazione
alle proteste e di promuovere una ideologia che mira a cambiare la costituzione
Foto
presa da Egypt Today
Roma – Adel
Sabri, il direttore del portale egiziano Masr al-Arabia, resterà in prigione
per 15 giorni. A stabilirlo è stato ieri un procuratore egiziano del distretto
di Dokky (il Cairo). Sabri è accusato di appartenere ad un gruppo terrorista,
di aver diffuso false notizie, di istigazione alle proteste e di aver promosso
una ideologia che mira a cambiare la costituzione. Il direttore è detenuto da
martedì quando diversi agenti della polizia hanno compiuto un blitz nella
sede di Masr al-Arabia.
Il
direttore di Masr al-Arabia, Adel Sabri
Gli
ufficiali del Dipartimento del ministero degli interni per l’indagine dei
prodotti artistici e dei diritti di proprietà intellettuali avevano
giustificato inizialmente la perquisizione (e la successiva chiusura del sito)
con il pretesto di esaminare alcune licenze per software. L’imputato, tramite
il suo avvocato Eman Hamed, ha fatto sapere che le accuse mossegli contro sono
fallaci. La difesa ha anche presentato alla procura alcuni documenti che
mostrano come Masr al-Arabia abbia tutti i necessari permessi per operare.

A
spingere nella sede di Masr al-Arabia la polizia non è stato del resto un
normale controllo di routine: l’irruzione degli agenti giungeva infatti due
giorni dopo che il Consiglio Supremo per la regolazione dei media chiedeva al
portale di pagare 2.800 dollari di multa per aver ripubblicato un articolo del
New York Times sulle presunte irregolarità avvenute durante le recenti
presidenziali stravinte da al-Sisi. Secondo il caporedattore di Masr al-Arabia
Mohammed Munir, il blitz di martedì sarebbe stato giustificato dagli ufficiali
del ministero degli interni proprio a causa di questa multa.
Negli
ultimi due giorni il New York Times ha ribadito la veridicità delle notizie
pubblicate nel suo articolo: “Confermiamo l’accuratezza del nostro pezzo e
condanniamo con forza ogni arresto che mira a intimidire i giornalisti e a
soffocare la libertà di stampa” ha detto ieri Danielle Rhoades Ha, una
portavoce del New York Times.
Il blitz
negli uffici di Masr al-Arabia e l’arresto del suo direttore è solo l’ultimo
attacco alla libertà di informazione e di parola in Egitto. I numeri parlano da
soli: negli ultimi mesi sono stati circa 500 i siti web bloccati dalle
autorità locali (sebbene alcuni di questi siano ancora accessibili
attraverso alcune piattaforme). Una repressione nota anche fuori dall’Egitto.
La scorsa
settimana, ad esempio, il Comitato di protezione dei giornalisti,
un’associazione di stanza a New York che si propone di difendere la libertà di
stampa e i diritti dei reporter in tutto il mondo, aveva detto che “se il
governo [egiziano] conducesse davvero elezioni libere e giuste, allora dovrebbe
guardare con favore la copertura dei media e non tentare invece di intimidire i
giornalisti”. Di parere diverso sono le autorità egiziane che ritengono
necessaria la battaglia alle “fake news”. Il pretesto è sempre lo stesso: “la
difesa della sicurezza nazionale”.