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Divorziare è rivoluzionario, la sfida delle donne cinesi

Alessandra Colarizi, LEFT,
29 aprile 2018
 

In Cina
sempre più matrimoni falliscono. Falliscono per volere delle mogli ma contro la
volontà delle autorità in un braccio di ferro che vede la crescente
emancipazione femminile contrapporsi alle esigenze sociali e al bagaglio dei
valori di stampo confuciano. 

In dieci anni, tra il 2006 e il 2016, il numero
dei divorziati è raddoppiato, passando da 1,5 a 3 su 1000 persone per un totale
di 4,2 milioni di casi. Stime che acquistano significato se lette alla luce di
un dettaglio per nulla scontato: secondo un recente rapporto della Corte
suprema del popolo, il massimo organo giudiziario cinese, il 70 per cento
delle dispute matrimoniali non consensuali (circa il 20 per cento del totale in
larga parte di competenza del ministero degli Affari civili) è stato avviato
dalla controparte femminile. Quella che – nonostante il progressivo
abbattimento dei vecchi pregiudizi – continua a sostenere i costi sociali più
onerosi di una separazione, con il rischio di discriminazioni sul lavoro e
minori possibilità di rifarsi una vita sentimentale. Specie se con figli a
carico. Circa il 78 per cento dei richiedenti divorzio ha citato
l’incompatibilità come principale motivo di rottura.
Sebbene
la prima legge matrimoniale voluta da Mao Zedong nel 1950 abbia sferrato un
iniziale affondo contro il sistema patriarcale – da una parte riconoscendo pari
diritti per entrambi i sessi dall’altra vietando i matrimoni combinati e le
unioni forzate – è soltanto con l’emendamento del 1980 che il divorzio “senza
colpa” diventa legalmente accettato. Da allora, il tasso di separazioni
comincia a lievitare. Le prime a scoppiare sono quelle coppie urbano-rurali
nate per convenienza ai tempi della “rieducazione” nelle campagne sperimentata
dai giovani durante la Rivoluzione culturale. L’apertura della Cina al mondo,
la vertiginosa crescita economica e la liberalizzazione sessuale d’importazione
occidentale hanno velocizzato e ampliato l’estensione del fenomeno.
Nel 2010 sulla stampa statale compare una nuova parola: shanhun: “matrimonio
lampo”.
Ovvero
quando il colpo di fulmine…