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Anche la Svizzera si chiude a chiave: via migliaia di migranti

Alessandro
Fioron, Il Dubbio, 16 Apr 2018

Oltre
9mila profughi eritrei ammessi nella Confederazione nel 2015 sono a rischio
espulsione verso un paese da vent’anni guidato da una dittatura militare

La
Svizzera non è mai stata tenera con gli immigrati, ne sanno qualcosa gli
italiani che tra gli anni ’50 e ’60 cercavano fortuna oltralpe. Molto spesso
costretti a nascondere i propri figli, a causa delle leggi elvetiche che
tolleravano mano d’opera a basso costo ma non certo i ricongiungimenti
familiari. Ma la Svizzera, sinonimo di neutralità, è sempre stata terra dove
poter trovare riparo da persecuzioni e guerre. E’ sempre stato così e non fanno
eccezione i 9400 profughi eritrei che dal 2015 sono stati ammessi
provvisoriamente all’interno dei confini della Confederazione.
Ora però
qualcosa potrebbe cambiare in peggio. La condizione di provvisorietà infatti
potrebbe tramutarsi in “definitiva”, con l’espulsione di almeno 3200 persone
provenienti dal corno d’Africa. La notizia è arrivata dalla nota trasmissione
televisiva Rundschau. Secondo il programma, la Segreteria di Stato della
migrazione (SEM) sta esaminando i dossier dei cittadini eritrei che rischiano
l’espulsione del paese. La decisione potrebbe arrivare sulla scorta di una
sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF) di fine agosto 2017.
Per il
TAF i profughi respinti dalla Svizzera, una volta obbligati a tornare nel
proprio Paese, non sarebbero soggetti al rischio di subire trattamenti
disumani, in particolar modo coloro che hanno assolto gli obblighi militari. Ma
il punto è proprio questo, gli eritrei sono fuggiti perché il Paese è, da
almeno vent’anni , sotto una pesante dittatura militare. Dal 1993, dopo la
lotta per l’indipendenza e la proclamazione della Repubblica, l’Eritrea è
governata da Isaias Afewerki. Un regime autoritario che ha chiuso a ogni
influenza esterna, comprese Ong e aiuti umanitari.Non a caso si parla di
“prigione eritrea” dalla quale tentano di fuggire soprattutto i giovani.
Si stima
 che il flusso migratorio diretto verso l’Europa, abbia coinvolto circa il
10 per cento della popolazione, Si fugge da fame e miseria (l’80 per cento
della popolazione vive di un’agricoltura di sussistenza, continuamente
minacciata da ricorrenti crisi di siccità) ma anche da un servizio militare
obbligatorio, teoricamente di 18 mesi, ma prolungabile secondo le decisioni del
governo.L’intenzione delle autorità elvetiche però non sarebbe così facile da
attuare, al di là delle difficoltà logistiche esistono impedimenti di carattere
legale.
L’Eritrea
accetta riammissione solo di carattere volontario, inoltre la Svizzera non ha
mai firmato nessuna intessa sui rimpatri con il paese africano.I tempi dunque
potrebbero allungarsi di molto, Una circostanza che però probabilmente
peggiorerebbe la situazione. Per paura molti eritrei potrebbero sparire tra le
nebbie della clandestinità oppure scappare in altri paesi europei con la
riproposizione degli stessi conflitti vissuti in Svizzera.