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A proposito di autobus

Giulio
Cavalli, Left, 5 aprile 2018

Ha
insistito. Si è innervosito. E poi ha preteso che l’autobus non continuasse il
suo viaggio.

Un
sessantenne di Civitella (provincia di Forlì-Cesena) pretendeva che venisse
controllato il biglietto di alcuni  passeggeri stranieri. Se l’è presa con
l’autista, gli ha chiesto di accostare e verificare di persona e quando quello
si è rifiutato ha pensato bene di improvvisarsi controllore chiedendo agli
stranieri di mostrargli il biglietto. Mica agli italiani, solo agli stranieri.
Quando
quelli si sono rifiutati ha cominciato ad inveire costringendo l’autista a
fermare la corsa e chiamare i carabinieri perché le focose intemperanze
(razziste, si può dire?) dell’anziano non sfociassero in qualcosa di peggio. È
l’aria che tira dalle nostre parti di questi tempi, qui dove in nome della
xenofobia (che è razzismo travestito) molti disperati credono di trovare la
giustizia sociale prendendosela con altri più disperati di loro. Qui dove
stanare uno straniero senza biglietto è l’aspirazione di una moltitudine di
sceriffi fai da te che s’imbruttiscono nel cercare conferme dei propri teoremi
per poter dire che avevano ragione loro, che “non sono razzisti ma” e che l’invasione (e
non la mala politica, i furbi, i mafiosi e i corrotti) è la causa di tutti i
mali. Quando l’ultima spiaggia per resistere al proprio disagio è
nell’inchiodare gli altri significa che la situazione è terribilmente
infiammabile e lassù c’è una classe dirigente che prima o poi dovrà fare i
conti con i mostri che ha creato.
I
carabinieri hanno denunciato il sessantenne per interruzione di pubblico
servizio (l’autobus è rimasto bloccato per più di mezz’ora).
E gli
“stranieri” avevano tutti un regolare biglietto.