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L’uso pericoloso della parola comunità

Bernard
Guetta
, Internazionale, 30 marzo 2018

È una
parola estremamente pericolosa e sicuramente ingannevole. Evidentemente in
Francia ci sono francesi ebrei o musulmani, ma non esistono, contrariamente a
quanto sentiamo dire notte e giorno, “comunità” ebraiche o musulmane.
Parigi,
luglio 2013. (Youssef Boudlal, Reuters/Contrasto)
Non
esistono così come non esiste una “comunità cristiana”, per il semplice fatto
che ci sono cristiani credenti e non credenti, praticanti e non praticanti,
liberali e integralisti, di sinistra e di destra, etero e omosessuali.

L’unico
punto in comune tra i cristiani di ogni orientamento è quello di essere figli
di cristiani, e lo stesso vale per musulmani ed ebrei.
Un
comunitarismo pericoloso

Come in tutta Europa e anche nel mondo arabo, in Francia esistono musulmani
atei, e sono sempre più numerosi. Ci sono musulmani di tutto lo spettro
politico e tra loro ci sono imprenditori, funzionari degli ospedali o della
polizia, medici, avvocati, operai, professori. Sono pochi, pochissimi i
pericolosi sbandati che s’inventano nel jihadismo la ragione di
esistere che non hanno saputo trovare altrove
.
Se i
musulmani sono diversi tra loro come lo sono i cristiani, lo stesso di può dire
degli ebrei, anch’essi presenti in tutti i partiti e in tutte le professioni,
scettici oppure ortodossi, ricchi o poveri come lo era la signora Knoll, la donna
uccisa
da un antisemita che la credeva ricca solo perché ebrea.
Riconoscendo
solo i cittadini, la repubblica si è sempre rifiutata di riconoscere le
comunità
La parola
“comunità” non rispecchia la realtà, ma resta estremamente pericolosa perché
quando pensiamo in termini di comunità diamo valore a organizzazioni che
dovrebbero incarnare e rappresentare gli ebrei o i musulmani.
Per
definizione, queste organizzazioni (come il Comitato rappresentativo delle
istituzioni ebraiche di Francia) raggruppano associazioni e movimenti
incredibilmente diversi e a cui la stragrande maggioranza di ebrei e musulmani
non appartiene, perché tutte queste persone non si definiscono musulmane o
ebree o comunque non “prima di tutto” musulmane o ebree.
Il solo
uso della parola “comunità” ci porta dunque a credere e a far credere che gli
ebrei o i musulmani costituiscano blocchi più omogenei rispetto a cristiani o
buddisti, blocchi che sarebbero estranei al resto della varietà nazionale:
diversi, “altri”.
È falso e
soprattutto è pericoloso, perché è in questo modo che gli ebrei, i musulmani, i
còrsi e tutte le altre minoranze diventano “estranee” agli occhi della
maggioranza. Riconoscendo solo i cittadini, la repubblica si è sempre rifiutata
di riconoscere le comunità. Sarebbe il caso di ricordarselo.