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La riforma (parziale) delle carceri italiane

Simone Micocci, Money, 23
Febbraio 2018

Approvati
in via preliminare tre decreti attuativi della riforma penitenziaria; bicchiere
mezzo pieno o mezzo vuoto? Facciamo chiarezza.
 
La riforma
delle carceri italiane è stata approvata – se così si può dire – dal Consiglio
dei Ministri di ieri. Sì, perché alla fine il decreto che modifica l’intero
ordinamento penitenziario regolando la vita nelle carceri italiane non è stato
approvato e adesso spetterà al prossimo Governo decidere il da farsi.
 
Quindi se
da una parte si segnala la soddisfazione del Presidente del Consiglio Paolo
Gentiloni per l’approvazione di soli tre decreti attuativi della riforma
dell’ordinamento penitenziario, dall’altra c’è la delusione dell’associazione Antigone
(che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie dell’ordinamento
penale), secondo la quale è stata “sprecata un’occasione storica per riformare
le carceri italiane”.
D’altronde
non si può negare che si doveva fare di più per risolvere il problema del
sovraffollamento delle carceri, per far sì che queste non siano più regolate da
una legge risalente al 1975.
Quanto
accaduto nella giornata di ieri determina la sconfitta del Ministro della
Giustizia Andrea Orlando, il quale in questi anni di governo aveva dedicato il
massimo impegno per far sì che il sistema carcerario italiano venisse
finalmente riformato.
C’è chi
invece vede il “bicchiere mezzo pieno” come il Presidente del Consiglio
Gentiloni, secondo cui quanto deciso dal Consiglio dei Ministri farà in modo
che il sistema carcerario riduca il tasso di recidiva da parte dei condannati.
Sarà
veramente così? Per scoprirlo analizziamo nel dettaglio come cambia il sistema
carcerario con l’approvazione dei tre decreti attuativi annunciata dal
Presidente del Consiglio.
La
riforma del sistema carcerario
Da una
prima analisi non possiamo che concordare con quanto dichiarato
dall’Associazione Antigone; ad essere approvati, infatti, sono stati i
provvedimenti di minor incidenza che non comportano particolari cambiamenti
all’ordinamento penitenziario.
Si tratta
di decreti attuativi che riguardano i minori, il lavoro nelle carceri e la giustizia
riparativa; esaminiamoli nel dettaglio.
Decreto
sui minori
 

Con il decreto
sui minori si punta a limitare la detenzione per i minorenni e per i giovani
adulti, ossia coloro che hanno meno di 25 anni. Secondo quanto si legge nel
decreto, bisogna ricorrere alla detenzione solo quando non si possono
conciliare le esistenze di sicurezza e sanzionatorie con le istanze
pedagogiche.
Quando
possibile, ossia se il soggetto non è pericoloso e il reato commesso non è
particolarmente grave, bisognerebbe ricorrere a “misure penali di comunità”;
inoltre, per la rieducazione del minorenne o del giovane adulto bisogna
prevedere un modello penitenziario che punta all’individualizzazione del
trattamento.
Il
decreto sul lavoro
 

Con
questo decreto assume ancora più importanza il lavoro in un’ottica di rieducazione
del detenuto. Vengono incrementate infatti le opportunità per il lavoro
retribuito dei detenuti, sia all’interno che all’esterno delle carceri.
Inoltre
con questo decreto viene data una maggiore importanza all’attività di volontariato
individuale, utile per il reinserimento sociale dei detenuti.
Tra i
lavori possibili ci sono quelli utili per la produzione di beni e servizi,
specialmente quelli di beni alimentari da destinare al consumo dei detenuti o
alla vendita negli spacci aziendali; quindi c’è un incremento dell’attività
lavorativa orientata all’autoconsumo.
Un altro
aspetto riguarda la vita carceraria, per la quale si promette un miglioramento
tramite l’approvazione di norme finalizzate al rispetto della dignità umana.
Obiettivo principale – e particolarmente difficile da raggiungere – sarà quello
di conformare il più possibile la vita all’interno dei penitenziari con quella
all’esterno.
Decreto
sulla giustizia riparativa
 

Con
questo decreto viene regolarizzato il rapporto tra reo e la vittima, con
l’introduzione di disposizioni in tema di giustizia riparativa.
Nel
dettaglio, nel sistema penitenziario italiano sarà introdotto un modello di
riparazione nei confronti di chi ha subito il reato al quale dovrà partecipare
attivamente il reo; la vittima del reato quindi viene posta al centro del
sistema.