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Il miglior alleato di Londra è l’Unione europea

Bernard
Guetta
, Internazionale, 29 marzo 2018

È la data
ufficiale, un appuntamento storico. Il 29 marzo 2019, esattamente tra un anno,
il Regno Unito avrà lasciato l’Unione europea. Ma questa rottura non è mai
sembrata così assurda come questa settimana.
Theresa
May a Bruxelles, in Belgio, il 22 marzo 2018. (Eric Vidal, Reuters/Contrasto)
  
Facciamo
un confronto tra le reazioni dell’Unione europea e degli Stati Uniti rispetto
al modo in cui Vladimir Putin ha permesso ai suoi servizi segreti di usare
un’arma chimica per tentare di assassinare un ex agente in una piccola città
del Regno Unito.

Anche se
il crimine era stato commesso già da parecchi giorni, Donald Trump ha chiamato
Putin all’indomani della sua rielezione senza fare alcun riferimento alla
vicenda, come se non riguardasse il presidente russo, come se non bastasse
augurargli un grande successo nel suo prossimo mandato.
Alleanza
di secondo piano

Nonostante le pressanti raccomandazioni dei suoi collaboratori e dei diplomatici
statunitensi, Trump si è complimentato per la vittoria di Putin, come a voler
resuscitare il sogno di un’intesa russo-americana a scapito della Cina e
dell’Europa.
Theresa
May è stata chiaramente ignorata dal presidente di un paese di cui il Regno Unito
è il principale alleato. Cosa ha fatto invece l’Unione europea?
A margine
dell’ultimo vertice in gran parte dedicato alla Brexit, il presidente francese
e la cancelliera tedesca hanno deciso di espellere diversi diplomatici russi
per esprimere la loro solidarietà con Londra, chiedendo agli altri paesi
dell’Unione di fare altrettanto, avviando in questo modo una reazione
internazionale di portata mai vista in un caso del genere e imponendo a Donald
Trump un’inversione di rotta, perché a questo punto Washington non ha
alternative se non quella di partecipare a questo movimento.
Tra un
anno il Regno Unito lascerà l’Unione europea, ma adesso abbiamo avuto la
conferma che Londra non ha altri alleati su cui fare affidamento nelle
difficoltà. Questo non è l’unico insegnamento da trarre da queste giornate.
Il
secondo insegnamento, infatti, è che contro tutte le previsioni quello che fino
a ieri chiamavamo “occidente” si è ricompattato per ricordare a Putin che non
può impunemente superare ogni limite. Il terzo insegnamento è che il fronte
occidentale si è considerevolmente allargato dalla fine della guerra fredda e
ora comprende gli ex paesi comunisti entrati a far parte dell’Unione europea
come l’Ungheria e altri paesi come l’Ucraina, la Moldavia e il piccolo
Montenegro.
Il quarto
insegnamento, infine, è che in questa crisi l’Unione ha assunto il controllo
dell’Alleanza atlantica, imponendosi per la prima volta come attore di rilievo
sulla scena internazionale.