Cuba: alla vigilia delle elezioni
Di Helodie Fazzalari, L’Indro,
9 marzo 2018
Quelle di
domenica 11 marzo saranno elezioni ‘sicure' per il Governo cubano, ne parliamo
con Gordiano Lupi, editore di Edizioni Il Foglio

Cuba è
pronta a scegliere questa domenica 11 Marzo, i delegati alle assemblee
provinciali e i deputati dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, che
resteranno in carica per cinque anni.
Domenica
avrà inizio la prima fase del periodo elettorale cubano che terminerà
definitivamente il 19 Aprile con l’elezione del successore dell’attuale
Presidente della Repubblica Raúl Castro. Quel giorno
sarà anche il 57esimo anniversario della Baia dei Porci, la fallita invasione
organizzata dalla CIA, considerata dai cubani come la ‘prima sconfitta
dell’imperialismo Yankee in America Latina’. Ormai per ragioni biologiche,
l’epocale svolta
post-castrista iniziata dieci anni fa con la fine del mandato Fidel Castro, sta per
concludersi, e la popolazione, ripone le proprie speranze in quella che sarà la
nuova Amministrazione dell’isola.
Domenico
Vecchioni, ex ambasciatore d’Italia a Cuba, definisce nella sua ‘Lettera
diplomatica’ dal titolo ‘Cuba alla vigilia delle elezioni’, il voto di domenica
come un «Un puro esercizio di procedura elettorale senza molto contenuto reale».
Vecchioni afferma che il sistema cubano non prevede né la partecipazione
di partiti, né la presentazione di programmi elettorali, né tanto meno forme di
campagne elettorali o di propaganda politica. «I candidati vengono scelti
esclusivamente sulla base dei loro curricula personali e professionali,
nell’ambito di un complesso procedimento dove organismi istituzionali (Partito
Comunista, CDR locali e Commissione elettorale) verificano preventivamente la
‘qualità dei candidati, con piena facoltà di escludere le persone non gradite»,
si legge nel documento. Effettivamente, domenica verranno designati i 605
componenti dell’Assemblea Nazionale e dai risultati non ci si aspettano grandi
sorprese, in quanto i candidati che si presenteranno sono pari al numero dei
seggi disponibili. In particolare 322 candidati sono donne.
Qualche
mese prima delle elezioni provinciali e nazionali, ovvero quelle di domenica,
hanno luogo a Cuba le elezioni municipali, dove si organizzano preliminarmente
in tutto il Paese le famose ‘assemblee dei vicini’, di quartiere. Durante
questi incontri, teoricamente chiunque può avanzare la propria candidatura. In
base ai curricula presentati vengono designati, per alzata di mano, più
candidati per ciascuna circoscrizione elettorale. «Qui sta tutta la
difficoltà nel comprendere un sistema che appare nella forma democratico, ma
che, in realtà, è sapientemente controllato in tutte le sue fasi, collegando
inestricabilmente elezioni municipali, provinciali e nazionali», spiega
Vecchioni.
“Si
tratta di elezioni sicure per il regime”, ci dice Gordiano Lupi, editore di Edizioni Il
Foglio.
“Mal che
vada verrà eletto sempre uno che la pensa in maniera conforme, non certo un
dissidente critico. E poi, soprattutto, c’è un partito unico. E una sorta di
listone dove si può scegliere tra candidati, ben selezionati ,tutti uguali”.
«I
candidati non presentano un programma, non rappresentano un’idea, non avanzano
una proposta, devono solo essere utili al regime», scrive Vecchioni. «Una volta
verificate le candidature, si svolgono le elezioni con doppio turno per
eleggere il delegato o consigliere comunale della circoscrizione sulla base di
più candidati ritenuti idonei. Se nessuno raggiunge la metà più uno dei voti,
si va al ballottaggio nella settimana successiva». Saranno questi delegati che
avranno l’incarico di designare i candidati alle elezioni provinciali e
nazionali. Dunque, alle elezioni di domenica, l’elettore troverà un candidato
per circoscrizione, scelto in precedenza appunto dal delegato. I candidati
possono essere iscritti al Partito comunista, appartenere ai sindacati o essere
studenti. Ad avere diritto di voto sono oltre otto milioni di cubani, sia per
l’Assemblea nazionale che per quella provinciale. Castro nel 2017 aveva
annunciato: «I partiti politici non partecipano. Le campagne non sono
finanziate. La designazione dei candidati è basata sul merito, sulle abilità e
l’impegno delle persone».
I
risultati del voto dell’11 marzo, che dovrebbero uscire già il prossimo lunedì,
saranno determinanti perché sarà l’Assemblea Nazionale a stabilire la
formazione del Consiglio di Stato, una commissione di 31 eletti il cui capo
diventerà automaticamente il Presidente del Paese. Infatti, uno di loro
prenderà il posto di Castro ad aprile, segnando il primo cambio generazionale
di leadership sull’isola. Il voto di domenica è una partita che si gioca tutta
in funzione della ‘sfida’ finale del 19 aprile, che suscita tra gli analisi non
poche critiche, proprio per il suo essere, secondo alcuni, già ‘studiata a
tavolino’.
Nella
‘Lettera Diplomatica’ di Vecchioni, si legge che i giovani attivisti del
Partito comunista bussano a casa dell’elettore per accertarsi che nessuno in
famiglia dimentichi il proprio dovere, nemmeno i ragazzi che acquisiscono la
maggiore età, e quindi il diritto al voto, a 16 anni. “Per i cubani il voto è
un dovere inutile, uno dei tanti doveri inutili. Ma se dimenticano di votare
possono avere conseguenze negative”, commenta Lupi.
Dunque,
ci sono solo candidati del partito di Governo. “Diciamo che nel PCC ci sono due
correnti: una più tradizionalista e arroccata su vecchie posizioni e
un’altra composta da giovani, più aperta al mercato e possibilista verso i
cambiamenti economici. Ma di libertà nessuno parla in ogni caso”, afferma Lupi.
A Cuba non esiste un’opposizione, in quanto opporsi è un reato di
controrivoluzione. “Tra i dissidenti ce ne sono di tipi poco raccomandabili,
molta gente vive di sussidi, altri sono foraggiati dal Governo per far credere
che ci sia un cambiamento, altri ancora fanno il doppio gioco”, commenta Lupi.
Ad oggi,
si pensa che il successore di Castro sarà Miguel
Díaz-Canel, ritenuto anche il voto ‘lindo’ della nuova Cuba. Ma
secondo Lupi “Con Cuba i pronostici non sono mai facili”. “Alejandro Castro,
figlio di Raul e capo del controspionaggio, non è tra i candidati, mentre lo è
Mariela Castro, che è sposata con un italiano e lotta da tempo per i diritti
umani, e forse sarebbe un bel segnale di apertura a certi problemi la sua
elezione. Ma il mio non è un pronostico, solo una speranza”, commenta Lupi.
Infine
possiamo concludere che al voto di domenica, che questo sia monitorato
dall’alto o meno, c’è comunque in ballo l’elezione dell’Assemblea
Nazionale, che andrà a stabilire la formazione del Consiglio di Stato, tra i
quali membri verrà scelto il nuovo Presidente cubano.
“Determinante
sarà la figura del nuovo Presidente, sempre che sia davvero nuovo. E sarà
determinante solo se avvierà un vero processo di cambiamento politico
economico. Sto parlando di diritti umani e di un’economia libera, al posto del
vecchio capitalismo di Stato, mascherato da comunismo”, conclude Lupi.