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Voci Globali. Intervista a Davide Galati

Davide Galati

di Milena Rampoldi, ProMosaik. Qui di seguito la mia intervista con Davide Galati di Voci Globali. “When you climb a good tree, you are given a push“. Questo è il motto di Voci Globali, Associazione di promozione sociale e sito d’informazione nati nel 2010.




Voci Globali è un esperimento di giornalismo partecipativo mirato a rilanciare voci, storie e opinioni spesso ignorate dall’informazione ‘mainstream’. Queste le tematiche di approfondimento: Africa, diritti umani, giustizia sociale, migranti e fenomeni migratori, cyber-attivismo, cultura e informazione digitale.

Milena Rampoldi, direttrice di ProMosaik, ha intervistato Davide Galati su questo affascinante progetto.

Domanda: Quali sono gli obiettivi
fondamentali di Voci Globali?
Risposta: Voci Globali nasce come realtà online,
e omonima associazione di promozione sociale, nel 2010; più di recente, nel
2014, ci siamo strutturati come vera e propria testata giornalistica. Non
essendo nati ieri, la composizione del gruppo e le relative intenzioni sono
variate, e maturate, nel corso del tempo.
In una Rete troppo spesso caotica, e in cui le nuove realtà
dell’informazione non sono sempre coerenti e di qualità, abbiamo soprattutto
mirato a darci un’identità sempre più definita, stringendo gli obiettivi e le
tematiche a ciò su cui ci sentiamo più forti.
Ci interessa raccontare – attraverso scrittura originale o traduzioni
– ciò che avviene nel mondo (in particolare in Africa, ma non solo) attraverso
l’attivazione di una rete ibrida di giornalisti, citizen journalist, traduttori, attivisti, cooperanti, esperti e
cittadini attivi che riescano a raccontare la realtà coi propri occhi,
dall’interno degli specifici territori (non da un tavolo).
Precisiamo infine che Voci Globali non è solo un progetto
online: come associazione ci muoviamo per promuovere conferenze, incontri,
corsi di formazione e quant’altro riteniamo utile, sia in Italia che in Ghana
dove risiede per parte dell’anno la nostra direttrice responsabile.
D: Quali sono le tematiche
fondamentali che trattate?
R: Come accennato, ci interessa affrontare alcuni specifici temi, a
partire da quello che rappresenta più di tutti la nostra prospettiva ovvero i
Diritti Umani (o meglio, i Diritti più in generale). La nostra non è una
testata di “esteri” o di analisi geopolitica, nel senso che l’approccio con cui
affrontiamo le questioni, anche quelle di più ampio respiro, è sempre a partire
da due dati, che sono l’uomo (e l’ambiente) e la sofferenza. L’altra coordinata
fondamentale è l’Africa, che crediamo di saper raccontare perché ci stiamo
dentro e  la viviamo; narrare l’Africa
significa oggi anche occuparsi molto dei temi della migrazione e del diritto a
spostarsi. Crediamo inoltre che il digitale rimanga, nonostante non sia
dappertutto libero, uno strumento importante di conoscenza e di dialogo, ci
interessa quindi affrontare i temi dell’informazione e della cultura digitale.
D: Che cosa significa per
voi giornalismo alternativo?
R: Credo di poter dire a nome di tutti che non consideriamo il
nostro come un giornalismo ‘alternativo’ a quello cosiddetto mainstream, in contrapposizione, è
piuttosto un ambito di affiancamento, complementare, attraverso cui mettere in
luce molti fenomeni che vengono spesso trascurati dal giornalismo tradizionale,
nonché dalle forme di pensiero dominanti; forse in quest’ultimo senso cerchiamo
davvero di fornire visioni alternative.
Il nostro è un giornalismo di tipo partecipato, nel senso che
crediamo nella sua capacità di trasformazione sociale: pur nella persistenza
del conflitto nella società umana, crediamo nel valore della conoscenza
reciproca e della parola: crediamo che siano queste le chiavi per una comprensione
del mondo e di noi stessi, e per costruire un’alternativa all’attuale stato di
crisi.
D: Come lottare per i
diritti umani attraverso la scrittura?
R: Innanzitutto la scrittura, ovvero l’espressione di sé, è in sé
stesso un diritto umano: assegnare valore alla scrittura significa per noi
affermare l’importanza di poterlo fare, di poter liberamente parlare ed
esprimersi. La scrittura porta inoltre a maggiore conoscenza, come accennato
sopra: pensando alla questione epocale dei migranti, lo sforzo di diffondere il
più possibile notizie su queste persone, far conoscere le società e le culture
da cui provengono, combattere i pregiudizi e gli stereotipi, tutto questo contribuisce
a renderceli più vicini, a far capire che molto della diffusa diffidenza verso
di loro è dovuto alla ‘distanza’.  Nonostante
la potenza di Internet, crediamo naturalmente che il nostro impegno debba anche
acquistare corporeità, cercando di trasportare i nostri progetti e le nostre
idee nel mondo reale, organizzando o partecipando a iniziative di qualunque
tipo che ci portino a confrontarci con le persone.
D: Che legame vedete tra
letteratura, poesia e giornalismo?
R: Ripartendo dal concetto di scrittura, questa è sempre una forma
di conversazione, di dialogo, in qualunque sua forma: crediamo che l’autentico
cosmopolita, chi sa stare nel mondo, scorga l’irriducibilità del conflitto e
delle differenze, che sono un elemento costitutivo della società umana.
Tuttavia, proprio in questo quadro, credere nei valori universali non significa
trascurare l’importanza delle differenze, perché non siamo tutti uguali: la
capacità di riconoscere l’altro da sé, le diverse culture, in maniera profonda,
è ciò che dovrebbe portarci al rispetto di noi stessi e al contempo degli altri,
e a ricercare soluzioni ‘insieme’. La letteratura, la poesia e il giornalismo
sono forme culturali, diverse tra loro, attraverso cui ampliare la propria
capacità di visione.
In concreto, siccome crediamo appunto che i vari ambiti di
comunicazione si possano intrecciare tra loro, abbiamo recentemente avviato il
progetto di poesia AfroWomenPoetry.
D: Che cosa avete raggiunto
fino ad ora e che cosa vorreste ottenere in futuro?
R: La strada percorsa da Voci Globali non è stata una passeggiata.
Non è facile tenere in piedi un progetto come questo per così tanti anni, per
le comprensibili difficoltà organizzative di una realtà editoriale e
associativa radicata nell’online, che coinvolge soprattutto virtualmente la
propria rete di collaboratori, dei quali va sempre coltivata la motivazione in
tale contesto. Va inoltre considerata l’estrema scarsità di risorse finanziarie
reperibili, soprattutto in uno spazio come quello italiano. Il nostro è un
progetto spinto dalla passione, dalla voglia di conoscere e, per questo, nel
corso degli anni siamo cresciuti molto, in termini di consapevolezza e qualità
di ciò che proponiamo; siamo una piccola realtà ma, crediamo, ben
riconoscibile; vorremmo continuare a distinguerci e a fare la nostra parte.
D: Come possono le lettrici
e i lettori collaborare al vostro progetto?

R: Innanzitutto ci fa sempre piacere quando i nostri lettori
apprezzano la nostra proposta e contribuiscono a diffonderla, a farci conoscere
da altri lettori. Siamo inoltre sempre aperti a suggerimenti e indicazioni. In
un senso più attivo, a questo punto si è capito che la nostra è una realtà di
giornalismo ibrido, siamo sempre aperti a valutare offerte di collaborazione,
se in sintonia con i nostri interessi e i nostri valori come sopra descritti.
Questo non vale soltanto nel senso della scrittura o della traduzione di
articoli, abbiamo bisogno di aiuto anche per le nostre attività “offline”.
Inoltre, pur essendo la nostra una realtà non profit, per noi è molto
importante riuscire a trasformare il consenso in sostegno: attraverso
l’acquisizione di fondi riusciamo a valorizzare e a sostenere meglio la nostra
rete di collaboratori e i nostri progetti.