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Trump mostra i muscoli, bombardamenti americani dal cielo sulla Siria. Damasco: mostruosa aggressione

Umberto De Giovannangeli 08/02/2018
Gli Stati Uniti entrano direttamente nella seconda guerra siriana. Lo fanno dal cielo, come a suo tempo la Russia di Vladimir Putin.

Donald Trump non ha seguito le orme di Barack Obama: alle parole, stavolta sono seguiti i fatti: per una “red line” superata, i cacciabombardieri a stelle e strisce che sganciano le bombe sull’esercito di Bashar al-Assad. È una svolta nel conflitto siriano. La coalizione a guida statunitense che combatte l’Isis in Siria ha compiuto raid aerei e operazioni d’artiglieria contro forze alleate del regime, uccidendo oltre 100 combattenti: lo ha annunciato la stessa coalizione.

Il governo siriano ha condannato con forza “la mostruosa aggressione” compiuta nella notte dalla coalizione internazionale a guida americana e ha chiesto l’intervento dell’Onu. Lo riferisce l’agenzia governativa siriana Sana, che cita un comunicato del ministero degli esteri di Damasco. L’attacco, avvenuto nell’est della Siria, ha ucciso “decine” di membri di “forze popolari”, secondo il resoconto ufficiale siriano.
Le operazioni, riferisce la Cnn, sono state compiute dopo che le forze alleate del presidente siriano Bashar al Assad “hanno avviato un attacco non provocato” contro un quartier generale delle Forze Democratiche siriane, dove consiglieri della coalizione stavano lavorando assieme ai combattenti siriani sostenuti dagli Stati Uniti. “Forze alleate”, significa pasdaran iraniani, hezbollah libanesi, milizie sciite irachene, ma anche consiglieri russi che supportano le forze fedeli ad Assad.
La coalizione cerca di cacciare dal lato orientale del fiume Eufrate gli ultimi combattenti dell’Isis, con l’appoggio delle Forze Democratiche Siriane (FDS). Con Mosca c’è un accordo verbale perché i caccia russi, che appoggiano il regime baathista-alauita, rimangano al di là del lato occidentale dell’Eufrate. Ma la Russia reagisce con durezza (verbale): “Il recente incidente dimostra ancora una volta che la presenza militare illegale degli Stati Uniti in Siria è in realtà finalizzata a prendere il controllo delle risorse economiche del paese e non a combattere contro l’Isis”. Così il ministero della Difesa russo commenta, in un comunicato, il raid contro i lealisti da parte delle forze della coalizione nella regione di Dayr az Zor. Lo riporta la Tass.
L’Eufrate è la linea di demarcazione tra le forze di Assad, appoggiate da Russia e Iran, e le FDS.Le Forze democratiche siriane sono in prevalenza milizie curde dell’Unità di Protezione Popolare, note come Ypg. Ed è proprio contro di loro che si è mossa la Turchia con la sua operazione “Ramoscello d’Ulivo”, contro l’enclave curda di di Afrin nel nordovest della Siria. Il Pentagono ha mostrato i muscoli e assieme alle bombe ha “sganciato” un messaggio al “trio di Sochi”, Russia, Turchia, Iran, e agli alleati di Trump in Medio Oriente, Israele e Arabia Saudita: l’America non si è chiamata fuori dal quadrante mediorientale, e il futuro della Siria, e più in generale del Medio Oriente, non è un affare tra Putin, Erdogan, Rohani.
“Il raid di oggi si inserisce in un quadro molto complicato – dice ad HP il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa – e, a mio avviso, si lega anche all’offensiva delle forze armate di Ankara nell’area del nord della Siria, ai confini con la Turchia, controllata dalle milizie curde siriane dell’Ypg. Non dimentichiamo che nei giorni scorsi Erdogan aveva chiesto agli Stati Uniti di ritirare i propri militari da Manbij in previsione di una escalation militare turca che va oltre Afrin”. E qui il discorso si amplia e investe una questione globale. “La Turchia – annota il generale Camporini – si sta mettendo sempre più contro gli Usa, e dunque ci troviamo di fronte ad una possibile rotta di collisione non solo tra due Paesi membri della Nato, ma tra i due Paesi che hanno il primo, l’America, e il secondo, la Turchia, eserciti dell’Alleanza atlantica”.
Quanto alla Siria, la partita è ancora tutta da giocare. Con un grande assente: l’Europa. “L’assenza dell’Europa – riflette in proposito l’ex Capo di Stato Maggiore – è qualcosa di gravissimo. In ciò che si sta determinando, l’Europa non ha voce in capitolo, mentre è costretta a dover fare i conti, in primis l’Italia, con uno degli effetti più tragici e massivi di un conflitto che dura ormai da sette anni: i milioni di profughi che fuggono da un Paese in macerie”. Tra martedì e mercoledì erano state un centinaio le vittime e circa duecento i feriti dei raid aerei governativi siriani compiuti alla periferia est di Damasco. Il distretto del Ghouta, controllato da fazioni ribelli jihadiste e islamiste, ha subito uno dei peggiori bagni di sangue da anni. Il governo francese ha anche riferito che ci sono “tutte le indicazioni” che il governo siriano stia usando bombe al cloro nei suoi raid. Anche Amnesty International ha parlato dell’uso di armi chimiche vietate a livello internazionale da parte del regime, in particolare dell’attacco con il cloro contro la città di Saraqib. Il raid americano, l’offensiva turca, i bombardamenti assadiani in Ghuta (almeno 36 civili morti, tra cui 10 bambini e sette donne, negli attacchi di ieri, che si aggiungono agli oltre duecento dei giorni scorsi), l’accelerazione di Israele verso uno scontro armato col regime di Damasco e con l’Iran: dopo lo Stato islamico, le guerre in Siria continuano. E rischiano di deflagrare nel Grande Medio Oriente.