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Le stragi in Siria segnano la fine del diritto umanitario

Di Catherine
Cornet
, Internazionale, 23 febbraio 2018.
L’assedio di Aleppo è finito in un bagno di sangue
solo un anno fa, nel dicembre del 2016. Oggi assistiamo nella Ghuta orientale
al lancio delle stesse bombe per mano dal regime e del suo alleato, la Russia.
Si tratta delle barrel bombs, che vengono lanciate
dagli aerei sulle città causando danni 
inimmaginabili.



Alla periferia di Damasco, nella Ghuta orientale, Siria, 22 febbraio 2018. (Amer Almohibany, Afp)

“Assistiamo sempre alla solita storia”, scrive il
quotidiano panarabo Al Araby
. “Decine di testimoni rischiano la vita
per mostrarci le immagini sconvolgenti dei corpi tra le macerie, le urla delle
donne e degli uomini feriti, i bambini terrorizzati in mezzo alle rovine. La
stessa scena si ripete, cambia solo la data”.
“Sterminio”, “genocidio”, gli osservatori sul campo sono unanimi: oltre
400mila persone sono intrappolate alla periferia di Damasco e vengono
bombardate senza via di uscita. Il regime di Assad prima ha affamato la
popolazione della Ghuta orientale: in una delle zone più agricole della Siria,
gli abitanti erano finiti a mangiare erba. Già nel 2013 aveva ucciso circa
1.700 persone lanciando gas sarin sulla regione, fatto così sconvolgente che
aveva quasi spinto l’allora presidente statunitense Barack Obama a intervenire.
Ora il regime sta prendendo
di mira, come già in precedenza, gli ospedali della zona
.
In cinque giorni gli aerei di Assad e quelli russi hanno sganciato bombe
ogni minuto o due, i civili non possono uscire dall’enclave e aspettano solo la
morte, come i 400 – di cui almeno novanta bambini – uccisi finora. Il
corrispondente di Al Araby afferma che sembra la fine del mondo.
Simon Tisdall
scrive sul quotidiano britannico The Guardian
 che stiamo
assistendo a una nuova Srebrenica e stiamo di nuovo voltando lo sguardo
dall’altra parte: “Oggi nella Ghuta orientale, come a Srebrenica nel 1995,
vengono commessi crimini che potrebbero costituire un genocidio. A novembre,
Ratko Mladić è finalmente stato condannato per genocidio all’Aja. Ci sono
voluti 22 anni. Quanti bambini moriranno prima che giustizia sia fatta in
Siria?”.
Il corrispondente di Enab Baladi, un giornale
dell’opposizione, è certo di quello che sta avvenendo nella Ghuta: stiamo
assistendo
 a una “guerra di sterminio contro la popolazione
civile”, preparata a tavolino prima di passare all’assalto terrestre.
Assad sta violando tutte le regole del diritto internazionale umanitario, esattamente come l’organizzazione Stato islamico
Di fatto, con i crimini di guerra ripetuti in Siria dall’inizio della
guerra e senza nessuna risposta concreta della comunità internazionale, siamo
davanti alla fine di un mondo, quello in cui le relazioni internazionali, dalla
seconda guerra mondiale in poi, erano bene o male gestite in modo multilaterale
dalle Nazioni Unite.

La dichiarazione
delle Nazioni Unite del 2005
 sulla responsabilità di proteggere
dice: “Ogni stato ha la responsabilità di proteggere la sua popolazione da
genocidio, pulizia etnica e crimini contro l’umanità. (…) La comunità
internazionale deve essere pronta a incoraggiare e aiutare gli stati a
esercitare questa responsabilità e attraverso le Nazioni Unite ha anche la
responsabilità di prendere un’azione collettiva destinata a proteggere queste
popolazioni, in conformità con la carta delle Nazioni Unite”.
La comunità internazionale ha quindi deciso di scrivere delle regole per la
guerra per impedire ai tiranni di massacrare il proprio popolo. Che succede ora
con Bashar al Assad? Sta violando tutte le regole del diritto internazionale
umanitario esattamente come l’organizzazione Stato islamico, ma le potenze
occidentali sembrano assolutamente incapaci di reagire. Davanti alla mancanza
di interlocutori nell’opposizione siriana, si pensa che si dovrà comunque
parlare con Assad, forte del sostegno russo. Al contrario, in una lettera
pubblica
 diretta al presidente francese Emmanuel Macron,
l’universitario ed ex diplomatico in Siria Jean Pierre Filiu richiama alla
necessità di una posizione morale contro il falso realismo che non sta portando
da nessuna parte: “La morale è un’arma strategica davanti alla barbarie”.
Le giustificazioni del regime
La Ghuta orientale è una delle regioni da cui è partita la rivoluzione contro
Assad. Negli anni si sono anche infiltrati nella zona varie forze jihadiste,
come Jebhat al Nusra, che la settimana scorsa ha attaccato Damasco. L’agenzia
di stampa ufficiale del regime, Sana, giustifica l’attacco nella Ghuta
orientale in questi termini: “Una
fonte del commando della polizia a Damasco ha fatto notare che uomini armati si
stanno nascondendo a Ghuta e hanno preso di mira con lanci di missili la zona
di Bab al Salam, nella città vecchia di Damasco, ferendo alcuni civili e
causando alcuni danni”.
Assad non può tollerare che questa zona così vicina a Damasco sia in mano
ai ribelli. Il massacro della Ghuta ricorda quello di Aleppo, che a sua volta
ricorda Douma, oppure Homs. In queste zone ribelli che resistono ancora dopo
sette anni di guerra, l’isteria del bombardamento dimostra che il regime sta
pensando a una soluzione finale: radere tutto al suolo.