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La tratta degli esseri umani: tutelare le vittime delle “nuove” schiavitù

Marzia Castiglione 31 gennaio 2018
Il traffico di esseri umani conosce molte forme di schiavitù: sia nei paesi d’origine che in quelli di approdo mancano leggi adeguate per contrastare il fenomeno e tutelare le vittime.

Di questo si è parlato a Montecitorio il 29 e 30 gennaio 2018, in occasione della conferenza internazionale sulla tratta di esseri umani “Oltre le Terre di Mezzo”, organizzata dall’associazione On the Road.

La situazione delle vittime e dei paesi di provenienza
“Le vittime di tratta provengono da contesti di grave miseria, dove il traffico di organi è molto diffuso, soprattutto fegato e reni, molto richiesti dai paesi europei. I soggetti più colpiti sono i rifugiati e richiedenti asilo. Si stima che nell’ultimo anno 3.000 persone, provenienti dal Corno D’Africa siano finite in questo giro illegale – a rivelare la situazione è Debra Budiani Saberi, direttrice di Coalition for Orga-Failure Solutions – Tra i paesi maggiormente colpiti ci sono l’Egitto, la Cina, l’India e le Filippine. Le vittime sono principalmente donne e bambine. È difficile aiutarle perché in questi paesi mancano le leggi a tutela dei più deboli. Per ostacolare i traffici illeciti abbiamo predisposto una banca dati chiamata Xdot” prosegue Debra Budiani Saberi “ma servirebbe più collaborazione tra agenzie di raccolta dati oltre che intervenire sul riconoscimento del reato nei paesi di origine”.

In Messico

A spiegare la situazione in Messico è Norma Negret Aguayo, direttrice di Ediac Ecpat Mèxico, la quale denuncia il fenomeno della schiavitù sessuale “nel mio paese la piaga della schiavitù sessuale e pedopornografica è più forte di altre derive sociali. Solo da 3 anni queste condotte sono considerate reato. Fino a poco tempo fa la vittima di abuso era spesso data in moglie con un matrimonio riparatore incentivando l’abuso. Inoltre il Messico presenta una popolazione molto giovane – un messicano su tre è minorenne – anche per questo il numero degli abusi sessuali è molto elevato. Gli stati devono intervenire per tutelare i bambini ed i diritti umani”.


La situazione delle donne nigeriane rese schiave e prostitute
Evon Idahosa, direttrice esecutiva di PathFinder Justice Initiative, narra la sua storia personale e di quanto è successo il 2 novembre 2017: “in quella data 20 donne nigeriane, delle quali una era incinta, sono morte nel Mar Mediterraneo. Erano in mano agli scafisti, speravano di arrivare in Italia e trovare un lavoro onesto. Prima di allora ero avvocato in Inghilterra e negli Usa, ma sentivo che non stavo facendo quello che veramente volevo fare, così ho fondato una Ong per assistere legalmente le donne nigeriane, schiave della tratta di prostituzione. Offriamo loro assistenza legale, medica e borse di studio. Ma i dati della tratta sono ancora alti: 96% di donne africane schiavizzate nei vari paesi europei”. La Idahosa conclude il suo intervento invitando l’Europa a favorire la migrazione legale e criticando il recente accordo tra Italia e Libia che incentiva la tratta e la schiavitù dei migranti.


Cosa può fare l’Italia
Nel corso della conferenza è stato messo in luce il ruolo dell’Italia nel contrastare le organizzazioni criminali che sfruttano illegalmente il flusso migratorio. Il mondo del lavoro, le aziende possono fare molto contro il traffico di esseri umani incentivando il lavoro regolare. Inoltre andrebbero migliorate le procedure di identificazione, le strutture di accoglienza e il dialogo tra enti locali province e istituzioni nazionali. Servirebbe un potenziamento dei programmi di inclusione di lungo periodo e maggiori sinergie tra Ong, polizia, medici e avvocati.