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Giornate per Ahed. Lei è un simbolo. ma vi sono altri 350 minori palestinesi nelle carceri israeliane

Federica Ramacci 5 febbraio 2018
Ahed Tamimi, 17 anni, è ancora detenuta in un carcere israeliano. Il processo davanti al tribunale militare è imminente e potrebbe costarle una condanna a dieci anni.

Amnesty International ha denunciato “gli interrogatori aggressivi, a volte di notte” e “le minacce contro la sua famiglia” che la ragazza ha subito in questi lunghi giorni di detenzione (è stata arrestata il 19 dicembre 2017) e ha lanciato una campagna per la sua liberazione contribuendo a far conoscere all’opinione pubblica le condizioni agghiaccianti a cui sono sottoposti i minori palestinesi nelle carceri israeliane. Niente viene loro risparmiato, dall’isolamento alla tortura. Casi ampiamente documentati da diverse organizzazioni umanitarie.

“Ahed è soltanto uno dei 350 minori palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e nei centri di detenzione” sottolinea Amnesty International. Ahed non è un caso isolato. Non è l’eccezione. La repressione, le detenzioni arbitrarie, gli arresti di minori palestinesi da parte dell’esercito israeliano sono invece sistematici. L’Ocha – l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari – ha pubblicato l’ultimo dei suoi rapporti settimanali dai Territori Palestinesi Occupati.
Dal 16 al 29 gennaio soltanto – fanno sapere le Nazioni Unite – sono stati arrestati e incarcerati 23 bambini palestinesi. Altri 67 sono rimasti feriti durante manifestazioni e proteste in tutta la Cisgiordania.
Il 30 gennaio un ragazzo palestinese di 16 anni è stato ucciso dai soldati israeliani nel villaggio di Al Mughayyir (Ramallah). Gli hanno sparato perché tirava pietre contro una camionetta dell’esercito. Anche questo non è un caso isolato. Defence for Children International fa sapere che dall’inizio del 2017 sono stati 14 i bambini palestinesi uccisi dall’esercito israeliano.
In una delle numerose testimonianze raccolte dal’associazione israeliana Breaking the Silence, impegnata a documentare gli abusi dell’Idf sui civili palestinesi, un soldato racconta: “Il comandante della brigata è lì di fronte a noi, durante la riunione informativa, è in atto una hudna (cessate il fuoco ndr), è una situazione delicata, parla di questo, e poi una decina di minuti dopo ci informa: «Se vedete un qualsiasi bambino con una pietra, potete sparargli». Cioè sparargli per ucciderlo. Una pietra!”