General

Teheran, niente più arresto per le donne che violano le regole dellʼabito

Tgcom24 28.12.2017
Le donne che a Teheran non rispetteranno le regole di abbigliamento imposte dopo la rivoluzione islamica del 1979 non verranno più arrestate, né processate. 

Lo ha annunciato il capo della polizia della capitale iraniana, generale Hossein Rahimi, citato dal giornale riformista Sharq. Si tratta di una mossa in linea con le richieste di quella parte di elettorato, soprattutto giovani, che hanno rieletto il moderato Hassan Rohani alla presidenza.
Tuttavia, la decisione è destinata a incontrare le resistenze dei conservatori (largamente maggioritari nelle forze di polizia e di sicurezza, nonché in magistratura), che renderanno difficile la sua attuazione. L’agenzia semiufficiale Tasnim scrive che le donne che violeranno il codice dovranno comunque seguire lezioni tenute dalla polizia. L’obbligo a rispettare il codice islamico di abbigliamento resta in vigore nel resto dell’Iran.


Le donne “che non osservano il codice di abbigliamento islamico non verranno più portate in carcere, né ci saranno azioni penali contro di loro”, ha dichiarato Rahimi, precisando però che le recidive rischiano comunque conseguenze penali.
Per quasi quarant’anni, le iraniane sono state obbligate dal regime islamico a coprire i capelli e portare abiti lunghi e non attillati. Le più giovani ed aperte da tempo hanno tentato di forzare i limiti di queste regole, indossando veli che non coprono interamente la capigliatura e mettendosi lo smalto sulle unghie. La ‘polizia morale’ iraniana, simile a quella religiosa saudita, normalmente arresta chi trasgredisce, e di solito viene chiamata la famiglia, che deve portare abiti adatti. Le donne “colpevoli” devono quindi firmare una dichiarazione in cui si impegnano a non ripetere la violazione. Anche gli uomini possono essere fermati dalla polizia, se vanno in giro a torso nudo o portano i pantaloni corti.
Ancora lo scorso anno la polizia di Teheran aveva annunciato il progetto che prevedeva il dispiegamento di 7.000 agenti in borghese – uomini e donne – con il compito di monitorare la pubblica moralità e l’abbigliamento.