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SOUKAINA, DAL MAROCCO ALL’ITALIA SENZA VELO, MA LA FEDE NON CAMBIA

Cristina Diaz 13/12/2017
“Mi manca la terra che non mi ha cresciuto, i suoi pregi e difetti, la famiglia che nel bene o nel male non puoi negare, la sensazione di appartenere ad un Paese senza sentirti fuori posto anche se considero che il mondo sia di tutti”, spiega Soukaina, giovane ragazza marocchina in Italia da 16 anni, che come tanti altri ragazzi della sua età, si definisce una cittadina del mondo. 

Si è adattata alla cultura occidentale ma non ha perso quella araba e vive un conflitto: “Non mi sento solo marocchina né tantomeno solo italiana e considero che avere due culture sia una ricchezza.”

Del viaggio per arrivare in Italia non si ricorda, aveva soltanto un anno e lo ha fatto insieme a sua madre, i primi giorni a scuola, invece, non li scorda. “Avevo grande difficoltà a capire i miei compagni perché non parlavo l’italiano ma frequentavo le stesse lezioni dei miei coetanei, ma loro erano tutti italiani. Inoltre, trovavo anche tante differenze nello stile di vita, nella cultura e nella religione, soprattutto quando ho iniziato a portare il velo. Ricordo quando mia madre, all’età di 12 anni, decise di farmelo indossare senza nessuna spiegazione. Sono stati dei giorni bruttissimi perché i miei coetanei mi prendevano in giro, quando mi chiedevano perché lo indossassi ed io non sapevo cosa rispondere, mi era stato imposto. Il velo dovrebbe essere soggettivo e nessuno dovrebbe essere obbligato a portarlo. Io, invece, l’ho vissuto come un momento brutto nella mia vita e per ribellarmi ai miei genitori ho deciso di non portarlo più”.
Negli anni, Soukaina, combatte la sua battaglia per far accettare le sue idee in famiglia, crede nella libertà della donna, ritiene che l’istruzione sia fondamentale per la conquista dei propri diritti e pian piano riesce a integrarsi, a fare nuove amicizie, a imparare bene l’italiano fino al punto di riuscire a vincere una borsa di studio per la Francia grazie al progetto Erasmus. “È stata una grande opportunità per me, volevo dimostrare ai miei genitori che potevano fidarsi di me anche se ero lontana da casa e con persone che non conoscevo. Soprattutto dopo aver dovuto togliere il velo perché ho iniziato a lavorare in un posto nel quale era vietato portarlo. Mio padre era d’accordo, mia madre non tanto, ma si è creato comunque un rapporto di fiducia con loro che prima non esisteva e adesso posso dire che sento che ho più libertà.”
Attualmente, Soukaina, abita a Cerrina Monferrato, in Piemonte, studia moda e abbigliamento e, anche se ha appena 17 anni, ha le idee molto chiare e gli obbiettivi da raggiungere nella vita ben definiti. “Il mio sogno sarebbe diventare una stilista e vorrei raggiungerlo facendo capire ai miei genitori che non c’è differenza tra maschio e femmina quando si tratta di realizzare i propri desideri, voglio convincerli, pian piano, fargli comprendere le mie idee e opinioni riguardo alla vita che vorrei vivere.” Grazie al disegno la giovane musulmana riesce a esprimersi meglio e a manifestare la sua sofferenza. “Vorrei tanto far capire ai miei genitori che non dovrebbero dare importanza alle critiche che alcune persone fanno riguardo i miei obiettivi,” spiega con tono preoccupato.
Soukaina però, in questi anni, ammette di aver fatto passi da gigante che guardando indietro non avrebbe mai pensato di riuscire a fare: dall’Erasmus in Francia all’esperienza che ha vissuto a Roma grazie al Junior Global Challenge con la presentazione del progetto “Oltre il ponte. Caffelatte 3” che guarda all’integrazione di migranti e rifugiati. “I successi che ho raggiunto finora sono i primi passi lungo il sentiero con cui ho scelto di definire il mio sogno, ma la cosa più importante è che sono riuscita a conquistare dai miei genitori quella parola densa di significato chiamata fiducia”.