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Migranti, Tribunale dei popoli: “Italia e Ue corresponsabili di crimini contro l’umanità”

Redattore Sociale 21/12/2017
PALERMO – Il Tribunale permanente dei popoli, che si è riunito a Palermo dal 18 al 20 dicembre per giudicare le violazioni dei diritti umani dei migranti, ha emesso una sentenza di condanna verso l’Italia e l’Unione Europea. 

La sentenza è stata pronunciata ieri dal magistrato di cassazione Franco Ippolito, presidente del Tribunale permanente, frutto del lavoro di una giuria internazionale composta da sette membri. “Le politiche dell’Unione Europea sulle migrazioni e l’asilo, a partire dalle intese e dagli accordi stipulati tra gli Stati dell’Unione Europea e i Paesi terzi, costituiscono una negazione dei diritti fondamentali delle persone e del popolo migrante – si legge nella senteza – , mortificandone la dignità, definendoli ‘clandestini’ e ‘illegali’ e ritenendo ‘illegali’ le attività di soccorso e di assistenza in mare; la decisione di arretrare le unità navali di Frontex e di Eunavfor Med ha contribuito all’estensione degli interventi della guardia costiera libica in acque internazionali, che bloccano i migranti in viaggio verso l’Europa, compromettendone la loro vita e incolumità, li riportano nei centri libici, ove sono fatti oggetto di pratiche di estorsione economica, torture e trattamenti inumani e degradanti”.
In un passaggio molto forte si parla di corresponsabilità per i crimini contro l’umanità. “Le attività svolte in territorio libico e in acque libiche e internazionali dalle forze di polizia e militari libiche, nonché dalle molteplici milizie tribali e dalla cosiddetta ‘guardia costiera libica’, a seguito del memorandum del 2 febbraio 2017 Italia-Libia, configurano – nelle loro oggettive conseguenze di morte, deportazione, sparizione delle persone, imprigionamento arbitrario, tortura, stupro, riduzione in schiavitù, e in generale persecuzione contro il popolo dei migranti – un crimine contro l’umanità; la condotta dell’Italia e dei suoi rappresentanti, come prevista e attuata dal predetto memorandum, integra concorso nelle azioni delle forze libiche ai danni dei migranti, in mare come sul territorio della Libia – riporta ancora la sentenza -; a seguito degli accordi con la guardia costiera libica e nell’attività di coordinamento delle varie condotte, gli episodi di aggressione denunciati dalle Ong che svolgevano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, sono ascrivibili anche alla responsabilità del governo italiano, eventualmente in concorso con le agenzie europee operanti nello stesso contesto; l’allontanamento forzato delle navi delle Ong dal Mediterraneo, indotto anche dal ‘codice di condotta’ imposto dal governo italiano, ha indebolito significativamente le azioni di ricerca e soccorso dei migranti in mare e ha contribuito ad aumentare quindi il numero delle vittime”. 
“Una moratoria urgente dell’attuazione di tutti quegli accordi caratterizzati da assenza di controllo pubblico e dalla corresponsabilità nelle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti”. Questa è una delle richieste che il Tribunale permanente dei Popoli rivolge alle istituzioni europee ed italiane. Il Tribunale invita inoltre il “parlamento Italiano e quello europeo a convocare urgentemente commissioni d’inchiesta sulle politiche migratorie, gli accordi e il loro impatto sui diritti umani, nonché sull’uso e destinazione di fondi destinati alla cooperazione internazionale, al fine di identificare e perseguire eventuali responsabili”. Inoltre “ritiene responsabilità specifica dei comunicatori e dei mass media di assicurare una corretta informazione sulle questioni migratorie, riconoscendo il popolo migrante non come una minaccia ma come titolare di diritti umani fondamentali. Infine il Tribunale “fa proprie e rilancia le proposte elaborate dalla relatrice speciale Onu sulle sparizioni forzate nelle rotte migratorie (2017) nonché le raccomandazioni fatte da varie organizzazioni non governative, quali quelle contenute nell’ultimo rapporto di Amnesty International (dicembre 2017) sulla situazione in Libia”. 
Durante l’udienza, nei tre giorni di lavoro, sono state sentite le voci e le testimonianze di esperti (Sea-Watch, Oxfam, MEDU, Borderline Sicilia, Baobab Experience e LasciateCIEntrare) e migranti protagonisti di torture, dalle scosse elettriche alle esecuzioni sommarie, violenze sessuali, trattenimenti, mutilazioni. La prima parte della sessione si è aperta nel luglio scorso a Barcellona ed è stata sostenuta da 111 organizzazioni e associazioni internazionali. Ai lavori di Palermo hanno aderito altre 96 organizzazioni. La seconda sessione del tribunale si terrà a Parigi il 4 e 5 gennaio e verterà sulle frontiere interne dell’Ue.