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L’art.36 della #Costituzione e la dignità calpestata

Antonino Roseto 12 dicembre 2017
Inizio col dirvi che potrà sembravi un argomento noioso da leggere, ma vi assicuro che non è affatto così. Perché qui si parla della dignità dell’uomo. Si parla delle sue paure, delle sue speranze, delle sue lacrime e dei suoi sorrisi. Si parla di famiglia, si parla di figli. Si parla di vita.

“Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”
Siamo a Latina. Una domenica qualunque. Di quelle in cui è bello restare in pigiama tutto il giorno. Nei freddi campi ci sono due uomini, un italiano e un indiano. Lavorano ormai da 11 ore di fila. E cosi ogni giorno della settimana. Da mesi e mesi. Senza alcuna tutela, senza potersi ammalare, sotto acqua o sotto il sole, senza nemmeno un giorno di ferie per poter riposare le ossa. Senza tutele, dicevamo, ma le minacce, quelle si, ci sono sempre. Perché se ti lamenti vai a casa, e nel momento del bisogno anche pochi euro possono fare la differenza tra la vita e la morte.
“La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge”
In ogni città, nei magazzini dei grandi supermercati ci sono uomini che scaricano cartoni di cibo, di surgelati e di chissà quale altro articolo per la casa. E lo fanno ogni giorno per più di 12 ore. Prendi, scarica, rimettiti alla guida, arriva al supermercato successivo, e ricomincia daccapo. Il tutto per poco più di mille euro al mese. Ora entriamo, in uno di questi supermercati. Anche qui, donne con le facce stanche, costrette a turni di 12 ore ciascuno. Tra casse, voci, richieste e scaffali. E tutti sottomessi allo stesso ricatto: se non ti sta bene, cercati altro.
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”
Italia, XXI secolo. Un uomo, occhi spenti che non hanno nemmeno più le lacrime da dare al mondo. Seduta accanto a lui sua moglie. Cercano di far quadrare i conti. L’affitto, la benzina per poter andare a lavoro, qualche vestito per i loro due bambini. Per la spesa si cercano le offerte in ogni supermercato. E a volte comunque non basta. Non resta più nulla. Nulla, per poter comprare un regalo ai propri figli nel giorno di Natale. Anche rimanendo a digiuno la sera pur di racimolare quale soldo in più, basta che mangino i bambini e che abbiano un bicchiere di latte caldo la sera prima di andare a letto. E allora si fa qualche straordinario, si lavora anche il sabato e la domenica se necessario. Anche se questo significa non stare con la propria famiglia. E si deve anche dire grazie, perché un lavoro ce l’hai. Si deve anche dire grazie perché, si, ti hanno ridotto lo stipendio, ma l’azienda è rimasta qui in Italia, invece di andare via. Come si fa ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa a sé stessi e alla propria famiglia con 800/1000 euro al mese?
Questo accade perché viviamo in un mondo al contrario. Dove ciò che è giusto diventa sbagliato e ciò che è sbagliato viene elevato a teoria intoccabile di mercato. Un mondo in cui i top manager sono retribuiti fino a 400 volte in più rispetto ad un operaio. Perché ciò che conta è far salire le azioni, non ciò che produci né tantomeno come lo produci. E poco importa se questo significa che 1 milione e 582mila famiglie (più di 4,5 milioni di persone) non riesce, pur avendo un lavoro, a pagare le bollette, o semplicemente a mangiare un pasto caldo al giorno. Stiamo vivendo nell’epoca della redistribuzione del reddito dal basso verso l’alto.
Ve l’avevo detto, viviamo in un mondo al contrario. Per questo ho citato l’articolo 36 della Costituzione Italiana partendo dalla fine. È ora di ricomporlo nel verso giusto.
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”
Mettiamo questo mondo dalla parte giusta. Ripartiamo da qui. Abbiamo una Costituzione a difenderci. È della conoscenza che hanno paura. Siamo più forti. È ora di farci rispettare. È ora di lottare.