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La guerra è pace: il motto di Trump

di Gilad Atzmon, 6 dicembre 2017, traduzione italiana di Lidia Ciavarella. Nessuno meglio di Donald Trump ha sfruttato il precetto orwelliano “La guerra è pace” . In “1984” di Orwell, il Partito mantiene la stabilità interna facendo continuamente la guerra altrove.


Alcuni sostengono che il presidente degli Stati Uniti sia “illetterato” ed “ignorante”. Secondo altri, sarebbero le sue capacità intellettive ad essere limitate. Ho letto alcune valutazioni negative sulla sua salute mentale. Ma nessuno può mettere davvero in discussione i successi di Trump. È diventato presidente contro tutti i pronostici. Nonostante gli sforzi incessanti per rimuoverlo dall’incarico, è riuscito a rimanere aggrappato al Bianco edificio. Prende regolarmente imprevedibili decisioni impopolari che non hanno senso per la maggior parte delle persone raziocinanti e intelligenti. Comunica con il mondo mediante monosillabi e tweet. Nonostante ciò, continua miracolosamente a prevalere.

Pur essendo una persona che presumibilmente non ha mai letto un libro intero in tutta la sua vita, Trump è riuscito ad ottenere molto. Come ci riesce? Cosa gli passa per la testa? “La guerra è pace” sembra essere la chiave della sua strategia per la sopravvivenza. La guerra è l’ambiente in cui Trump si sente al sicuro.
Fin dal primo giorno del suo incarico, il presidente degli USA non ha perso un’occasione per minacciare un conflitto globale. Ha provocato l’Iran, ha fatto infuriare la Corea del Nord, e adesso vuole sconvolgere i Palestinesi. La Corea del Nord, apparentemente svantaggiata, si è rivelata estremamente valida nel contrastare l’aggressione usamericana. Agli ingegneri di Kim Jong-un sono bastati un paio di mesi per stabilire una capacità balistica in grado di polverizzare le città usamericane. La Corea del Nord è troppo pericolosa per Trump. Essendo una superpotenza territoriale, neppure l’Iran è un nemico ideale. Trump aveva bisogno di lanciare una nuova campagna contro un avversario decisamente più debole. I Palestinesi erano il nemico perfetto.
La guerra in Palestina significa pace mentale a Washington. Combacia bene con la dottrina di Trump. Ma i Palestinesi meritano davvero questo ruolo? Secondo gli opinionisti israeliani, i leader arabi e islamici non si schiereranno con la Palestina. Il rischio è che le masse arabe e islamiche reagiscano molto diversamente. La situazione potrebbe presto diventare volatile. Domani mattina, gli USamericani dovrebbero porsi una domanda fondamentale: come può “La guerra è pace” di Trump rendere “di nuovo grande l’America”? Non può. Si tratta semplicemente di una tattica per sopravvivere. Trump è l’unico a guadagnarci.
Per come la vedo, Trump sta facendo un ottimo lavoro per cancellare quel che resta dell’egemonia usamericana. Lasciatelo in carica per un altro anno, supponendo che il pianeta possa sopportarlo, e il prestigio e l’influenza degli USA si ridurranno a zero. Qualcuno potrebbe sostenere che questo basti a fare di Trump una forza positiva nella politica mondiale contemporanea.