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Bimba molestata da un soccorritore in ambulanza: nella psiche del pedofilo

Blasting news 23.12.2017
E’ stato arrestato un 50enne italiano nella giornata del 23 dicembre 2017, accusato di violenza sessuale aggravata ai danni di una bimba di 10 anni. 

L’evento è accaduto all’interno di un’ambulanza, di cui l’uomo era operatore, che si spostava dalla casa della bimba all’ospedale San Paolo di Milano, a causa della febbre alta che ha colpito la bimba e della relativa necessità di soccorso. L’uomo 50enne di Lucchiarella, secondo quanto riportato dai militari, ha iniziato a molestare la bimba all’interno dell’abitazione, comportamento tuttavia scambiato per affetto e sensibilità in un primo momento. In ambulanza, però, il soccorritore accusato di violenza sessuale ha ripetuto le gesta accadute in casa in maniera più intensa, servendosi della distrazione della madre che parlava al cellulare, e della distrazione del collega operatore occupato a compilare la documentazione di prassi.

Nonostante la strategia messa in atto dall’operatore, la madre della bimba e il capo equipaggio hanno notato il comportamento dell’operatore ai danni della bimba. Difatti, arrivati all’ospedale, la madre e il capo equipaggio si sono rivolti ai carabinieri del Radiomobile, raccontando l’accaduto. L’operatore, incensurato, è stato in seguito arrestato dagli stessi carabinieri.
Dinamiche psicologiche della violenza sessuale sui minori
La pedofilia è una realtà difficilmente conoscibile, a tratti incomprensibile. La destabilizzazione a cui è soggetta la psiche nel relazionarsi con eventi come questi, induce ad un senso di vuoto e inspiegabilità. Come è possibile, infatti, pensare che un operatore di un’ambulanza incensurato, che non aveva mai dato modo di poter dubitare della sua persona in questo senso, possa essere scoperto ad attuare comportamenti sessuali aggressivi su un minore? Come è possibile che la #pedofilia, spesso, si nasconda dietro la normalità? Ci troviamo davanti ad un fenomeno apparentemente spiegabile come sdoppiamento e dissociazione della personalità, una sorta di storia grottescamente vicina a quella del “Dr.Jekyll and Mr.Hyde”, in questo caso, tuttavia, l’uomo è un operatore di ambulanza e soccorritore durante il giorno, e un “mostro” sessualmente aggressivo sui minori durante la notte.
Ma cosa sussiste ala base del comportamento del pedofilo? Quali sono i fattori psicologici che inducono un uomo ad attuare un’aggressione sessuale su un minore? Le cause determinanti possono essere rintracciate in diversi fattori, quali biologici, contestuali, culturali, traumatici, ma c’è un accordo comune tra gli studiosi che porta ad individuare le caratteristiche principali alla base della pedofilia. Gli studiosi asseriscono che bisogna partire dal presupposto teorico secondo cui ogni pedofilo non è altro che un persecutore che, a su volta, è stato vittima di persecuzione. Ossia, la base psicologica del pedofilo scaturisce da traumi e abusi incorporati nella psiche, che non vengono elaborati, e che trovano vendetta nella perversione di una condotta che fa si che il pedofilo possa rinnovare il trauma infantile, assumendo però adesso il ruolo del “persecutore”.


Teorie psicologiche sul funzionamento psichico della pedofilia


Teoria Psicoanalitica: la #psicoanalisi sostiene che l’attuazione del comportamento pedofilo è relativo alle regressioni e fissazionirelative a forme di sessualità infantili. Il pensiero della scuola psicoanalitica fonda la sua teoria sul modello pulsionale e sugli aspetti relazionali vissuti dall’individuo, e su uno sviluppo psicosessuale compromesso dovuto ad un trauma precoce e un ambiente restrittivo relativamente ai temi della sessualità.
Teoria Junghiana: dalle basi della #psicologia analitica di Jung, un suo seguace, Gordon, ha sostenuto che la pedofilia vada analizzata come un fenomeno “normale”, intesa come l’interazione che si stabilisce tra il bambino e l’adulto considerando, però, le caratteristiche infantili che emergono e alterano la relazione. Secondo tale teoria la pedofilia potrebbe essere causata dalla conservazione del desiderio idealizzato di purezza rintracciabile nell’infanzia.
Teoria psichiatrica: la teoria psichiatrica opera una netta distinzione tra due forme di pedofilia: la pedofilia primaria, che comporta l’integrazione dell’io pedofilo all’interno della personalità, con funzionamento stabile; la pedofilia secondaria, dovuta ad altri tipi di psicopatologie come psicosi, schizofrenia e disintegrazione della personalità, che portano alla perversione sessuale.
Teoria del “sexual learning”: lo studioso che ha coniato tale teoria è Howells, sostenendo che i bambini sono coinvolti spesso nell’attività sessuale tra i pari, e la relativa associazione sessuale e il corpo ancora non sviluppato potrebbe restare a lungo termine in maniera alterata, provocando un tipo di risposta sessuale perversa nell’età adulta. Alla base di tale teoria vi è l’impulso sessuale adolescenziale che, essendo costituito da grande intensità, resterebbe immutato nell’oggetto ricercato nell’età adulta.
Teoria multifattoriale: le teorie fino ad ora elencate, evidenziano determinati fattori eziologici senza, tuttavia, preoccuparsi di prendere in esame la globalità delle cause alla base della pedofilia. La teoria multifattoriale cerca di esprimere una visione complessa e globale delle cause sottostanti al comportamento pedofilo, rifacendosi alle diverse teorie eziologiche proposte dalle diverse scuole di pensiero. Viene quindi sostenuto da tale modello multifattoriale che l’eziopatogenesi della pedofilia non possa essere rintracciabile in dei determinati fattori intrapsichici o ambientali, ma bisogna considerare la complessità dello sviluppo intra-soggettivo e inter-soggettivo di un determinato individuo in un determinato contesto.