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Ylenia difende il fidanzato che le diede fuoco. E la politica resta in silenzio

Questa è l’intervista che Ylenia, la ragazza a cui il fidanzato diede fuoco un anno fa a Messina, rilasciò nel gennaio del 2017 a Barbara d’Urso durante la trasmissione “Pomeriggio Cinque”. Ylenia ha difficoltà ad esprimersi, si comprende la sua grande fatica a produrre dei concetti chiari, non dimostra solo un problema a parlare correttamente dal punto di vista grammaticale.

Ascoltiamola.

“3 anni e mezzo di convivenza…

Non andava bene per le nostre famiglie perché io non lavoravo e lui non lavorava… L’amore supera tutti gli ostacoli…
Non eravamo proprio lasciati… tieni Ylenia prendi i soldi, divertiti… io ti osservo da lontano… (lui le diceva)…
Ho aperto la porta e lui era ricoperto e mi ha versato la benzina addosso…
Ma che motivo c’era di versarmi la benzina addosso…
Scusami Barbara, scusami la volgarità (si sente la madre fuori schermo che chiede alla figlia di smettere di dire bugie)… qua mi sta intervistando una trasmettitrice con le palle… (grida alla madre).
Io con Barbara d’Urso parlo… Io Alessio lo difenderò fino alla morte.”

Ylenia in seguito denunciò Alessio ma ora, a distanza di mesi, sta ritrattando le accuse perché vuole che Alessio, che ha già ottenuto gli arresti domiciliari, torni a vivere con lei. La madre si è costituita parte civile per difendere la figlia da sé stessa.
Ciò che emerge di più doloroso dall’ascolto di questa intervista è che dalle parole di Ylenia non traspare alcun “senso di sé”, nessun rispetto né amore né verso sé stessa né verso il suo corpo. Come è stata la vita di Ylenia? Viene allora spontaneo chiedersi. Che famiglia ha avuto, che valori sono passati tra genitori e figli? E la scuola, che ruolo ha avuto nella sua formazione? E la religione, in un Paese cattolico dove la maggior parte dei bambini e bambine frequenta il catechismo?
Domande politiche che la politica non si sta ponendo.

Domande che oramai riguardano sempre più giovani donne, inconsapevoli di vivere nel 2017, o meglio consapevoli di una serie di libertà che noi donne abbiamo acquisito: andare in discoteca, indossare la minigonna, bere alcolici, rientrare tardi la sera; ma inconsapevoli dei loro diritti come individui a sé stanti, meritevoli di considerazione, rispetto e coscienza di sé stesse.

Una mancanza grave e dolorosa di cui nessuno si sta seriamente occupando.

Mentre diventiamo adulti agiscono tre “Agenti di Socializzazione”: la famiglia, la scuola e i media.

Mi dissocio dalle accuse che investono le famiglie quando ci troviamo di fronte a casi come questo di Ylenia: molte di queste non possiedono strumenti di educazione validi; in un Paese che presenta uno tra i più alti tassi di  analfabetismo di ritorno in Europa, cosa ci possiamo aspettare da genitori spesso sperduti di fronte ai loro nuovi doveri educativi?
Dunque concentriamoci su scuola e media, due luoghi democratici per eccellenza perché a scuola almeno fino a 16 anni ci dovremmo andare tutti, ed al contempo la tv arriva, come ci ricorda il Censis, nella quasi totalità delle famiglie, spesso non solo in tutte le case bensì in tutte le stanze.

Non ci sono più scuse!
Educazione all’affettività, alla relazione, alla coscienza di sé per ragazze e ragazzi nelle scuole. Programmi educativi nel Servizio Pubblico, la Rai. Basta con la sciocchezza che la tv sia fatta solo per intrattenere! Tutte le migliori reti televisivi europee dalla BBC a ARD, ZDF,ORF , propongono programmi educativi popolari. Non stiamo insomma pensando a Rai3 che presenta un’ottima programmazione ma “difficile” per molti; pensiamo a programmi divulgativi popolari utili ad essere cittadini e cittadine consapevoli.