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Spose bambine e mutilazioni “Fenomeno in crescita in Italia”

Erika Intrisano
CATANIA – Violenza sulle donne, anche sulle più piccole che vengono date in sposa all’età di 12-13 anni o che sono costrette a prostituirsi nell’ambito del mercato della pedofilia e della pedopornografia. 
È l’inquietante scenario emerso nel corso del seminario dal titolo “Le spose bambine tra Mediterraneo ed Occidente” promosso in collaborazione con l’associazione catanese Shamofficine e svoltosi nella biblioteca comunale di Catania. Il fenomeno delle bambine date in sposa in età adolescenziale è un tema di cui forse si parla ancora poco, ma che interessa in misura sempre maggiore i paesi dell’Europa. E forti sono gli intrecci con la pedofila e le tratte degli esseri umani. A presiedere l’incontro la presidente dell’associazione Amalia Zampaglione assieme agli avvocati Cettina Marcellino e Denise Caruso, consigliera all’Ordine degli avvocati di Catania.

Il fenomeno cresce anche in Italia e quindi in Sicilia – afferma Amalia Zampaglione – Vediamo alle cose dell’Oriente o che accadono al di là del mare come cose che non ci riguardano, ma non è così. La nostra cultura è invece contaminata da questo fenomeno. A maggior ragione perché la nostra terra, la Sicilia, è una terra di accoglienza e che raccoglie diverse culture per mezzo dell’immigrazione”.

Lo scopo del seminario è stato anche quello di accendere i riflettori su alcune controverse pratiche adottate in diversi paesi d’Oriente. Si tratta di usanze che alcuni stranieri, una volta abbandonati i loro luoghi d’origine, mantengono anche nei paesi in cui tali pratiche sono invece ritenute illegali. “Abbiamo voluto affrontare la violenza di genere – prosegue – come una situazione che riguarda non solo i paesi delle altri parti del mondo, ma la nostra realtà territoriale e quella europea. Abbiamo fatto riferimento a dati di particolari rilievo: consideriamo pratiche, usi e costumi che sono propri di altri popoli ma che sono ormai penetrati nei nostri luoghi e nella nostra cultura”. Per esempio le mutilazioni dei genitali femminili, “che oggi avvengono in Italia”, afferma. “Sono 35 mila i casi – evidenzia Zampaglione – di cui abbiamo notizia nel nostro paese. Questo è risultato dall’enorme flusso di popoli stranieri. Si tratta infatti di famiglie che ora vivono qui e i cui figli nonostante siano nati all’interno della nostra realtà politica, sociale e culturale subiscono le contaminazioni e le usanze tipiche dei loro territori d’origine”. I paesi che continuano a mantenere tali pratiche sono l’Egitto in primis e poi l’Indonesia e l’Etiopia. “E quello che sorprende – dice ancora – è che in questi paesi ci sia un grande consenso sia maschile che femminile verso l’adozione di pratiche barbare come la mutilazione dei genitali nelle donne”.

Quanto alle bambine che vanno date in sposa, ciò accade spesso “per pregiudizi di genere, ma anche per ragioni di natura economica o ancor prima per la minaccia di una guerra”. Nei paesi d’Oriente, fra cui Siria e Libia, alcune bambine vengono vendute dalle famiglie “spesso per togliere di casa una bocca in più da sfamare. E questo problema oggi coinvolge l’Italia”, precisa. Il fenomeno purtroppo assume connotazioni diverse in base al contesto culturale in cui esso si consuma. “Nella cultura orientale – afferma l’avvocato Cettina Marcellino – si parla di spose bambine, in Italia invece si tratta di casi di pedofilia”. Ma le connessioni fra spose bambine e casi di pedofilia risiedono anche nella diversità dell’ordinamento giuridico. “In Italia – affermano gli avvocati Marcelllino e Caruso – il matrimonio è inteso come un negozio giuridico. Al di fuori invece dell’ottica europea diventa semplicemente un contratto che dà diritto ad un compenso economico, a qualcosa in cambio”. “Ebbene – prosegue Zampaglione – dovremmo imparare a non guardare sempre tutto con occhi da occidentale ma ad allargare il nostro angolo visuale, consentendo la comparazione fra diverse culture e sistemi. E solo allora potremo approntare politiche capaci di contrastare fenomeni come quello delle spose bambine”. Il fenomeno vede spesso piccole vittime condotte nei paesi dell’Europa tramite il traffico degli esseri umani. Una volta arrivate qui vengono immesse nel mercato della pedofilia. “Nei paesi arabi per esempio ci sono dei matrimoni – spiega – che hanno un tempo limitato, sono cioè a tempo determinato. È diritto del marito venir meno all’obbligo del vincolo matrimoniale alla scadenza del contratto, quindi per volontà di questi mariti le spose vengono abbandonate ed emarginate da un punto di vista sociale”. Le famiglie di queste ragazze non garantirebbero loro più alcun tipo di aiuto o sostegno poiché sono ormai ritenute figlie ‘disonorate’. “Per cui – prosegue Zampaglione – sono costrette a scappare per cercare di rifarsi una vita. Prima ad esempio subiscono violenze nei territori della Libia e poi finiscono nelle traversate in mare. Giunte nei nostri paesi iniziano ad essere spinte verso il mercato della prostituzione”.

L’associazione Shamofficine è un coordinamento contro la violenza e contro il femminicidio “nata con lo scopo di realizzare un villaggio sociale, all’interno del quale – spiega la presidente Amalia Zampaglione – delle case e delle officine di lavoro per le donne vittime di violenza e abusi con prole a seguito. E’ un progetto che abbiamo presentato a livello nazionale: siamo state nella casa internazionale delle donne a Roma per presentare il progetto. Le nostre attività prevedono anche la realizzazione di incontri, seminari e corsi di formazione rivolti ai giornalisti e agli operatori giuridici. Finalmente stiamo anche iniziando a lavorare nelle scuole”.

Ma la presidente ribadisce infine come l’immigrazione sia un’opportunità di arricchimento culturale troppo spesso sottovalutata. “Riteniamo che le attuali politiche di accoglienza siano fallimentari. La diversità è una ricchezza e un’opportunità. Ecco perché dobbiamo cercare di fare in modo che non si fomenti l’intolleranza verso chi arriva nelle nostre coste. Lo straniero è visto come il nemico, come colui che sottrae occupazione o come colui che determina una serie di iniziative e reati, noi invece vorremmo abbattere questi pregiudizi”, conclude.