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Doxxing e revenge porn, una donna su cinque è vittima di molestie online

Una donna su cinque è vittima di molestie online: i dati arrivano da un’indagine di Amnesty International, condotta su un campione di 4mila donne, tra i 18 e i 55 anni, provenienti da Stati Uniti, Italia, Danimarca, Regno Unito, Spagna, Svezia, Nuova Zelanda e Polonia.

Il 23% ha dichiarato di aver subito abusi o molestie online (con medie oscillanti: il 16% in Italia, il 33% negli Stati Uniti) e oltre la metà ha riferito che le molestie fossero di natura misogina e sessista. Un quarto delle intervistate ha riportato minacce di natura sessuale e fisica in generale. La maggior parte delle violenze è stata perpetrata sui social media, il che ha ovviamente avuto le sue ripercussioni nella percezione delle piattaforme: circa due terzi delle persone che hanno fatto esperienza di abusi o molestie online nel Regno Unito (67%), Nuova Zelanda (64%) e Italia (68%), hanno dichiarato di avere uno stato di apprensione al pensiero di utilizzare internet o i social media. Inoltre, tra le vittime di molestie, il 41% si è sentito meno sicuro nella quotidianità e una su quattro ha temuto per la sicurezza dei propri cari.
Dietro i numeri, per quanto scioccanti, ci sono le storie
Lo scrive la ricercatrice Azmina Dhrodia, che proprio per questo ha voluto andare più in profondità con le interviste. Storie come quella della blogger attivista Pamela Merritt: “Come blogger, ho affrontato di tutto. Ho ricevuto minacce di morte, persone che hanno pubblicato commenti razzisti, sessisti o omofobici, e un sacco di opposizione anti-aborto, ma condotta in un modo ostile e violento, con frasi del tipo “Sostieni l’aborto, quindi meriti di morire”“.
Una donna su sei (17%), secondo la ricerca, è stata vittima “doxxing“, cioè delle rivelazione di documenti personali o identificativi senza il suo consenso, con l’8% che ha dichiarato di aver subito la pubblicazione online di immagini intime.