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ISIS? Guai a darlo per morto

20 Ottobre 2017

Quello che più preoccupa è l’ideologia, che rimane nonostante la caduta dello Stato Islamico

La battaglia di Raqqa è stata vinta. L’ultimo vero bastione dell’ISIS è stato riconquistato. Ma questo non vuole dire però che lo Stato Islamico non esista più. Certamente ha perso uomini e territori, ma gli analisti non lo considerano finito. Anzi la vera anomalia per il gruppo jihadista era avere un territorio in forma di stato. Quello che più preoccupa è l’ideologia, che rimane nonostante la caduta dell’ISIS.

Secondo Paolo Magri, vicepresidente dell’Ispi, intervistato da ‘Vanity Fair‘, «la perdita di territorio e della capitale Raqqa non garantisce la scomparsa della minaccia. Per comprendere come lo Stato islamico e i gruppi jihadisti evolveranno a lungo termine, bisogna osservare le cause profonde della loro ascesa e del loro consolidamento. Al di là del contrasto militare effettuato sul terreno, se tali cause continueranno a persistere, il jihadismo continuerà a proliferare seppur tra fasi di ripiegamento e di ripresa».

«Una parte dei combattenti è rimasta in Siria e Iraq a combattere; altri sono già stati uccisi. Altri ancora tenteranno di tornare nei propri Paesi di origine. Altri combattenti potrebbero spostarsi in un’altra zona di conflitto». Dunque ora il pericolo si sposta ‘in casa’: «I reduci possono avere prospettive diverse: alcuni potrebbero essere disillusi; altri potrebbero tentare di organizzare attentati. Altri ancora, poi, pur non pianificando attentati, potrebbero comunque fungere da agenti radicalizzanti o svolgere un ruolo secondario, di sostegno per le cellule terroristiche».