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Guterres e la guerra dimenticata nella Repubblica Centrafricana

27 Ottobre 2017

E’ iniziato il viaggio del segretario dell’Onu Antonio Guterres nella Repubblica Centrafricana. Il momento più atteso la visita nella città di Bangassou, nel sud del Paese, teatro la scorsa settimana di violenze ‘di grossa entità’ che hanno provocato la morte di decine di civili, come denunciato dal portavoce della missione Minusca, Vladimir Monteiro.

Le violenze sarebbero scoppiate fra le milizie dell’Unità per il Centrafrica (Upc) e il Fronte popolare per la rinascita del Centrafrica (Fprc), gruppi rivali in seno alle milizie islamiste ex Seleka. A seguito dell’intensificarsi delle violenze, alla vigilia della missione lo stesso Guterres aveva chiesto un rafforzamento della missione Minusma attraverso il dispiegamento di ulteriori 900 uomini.

Per Guterres, «la Repubblica Centrafricana è molto lontana dall’attenzione della comunità internazionale. Il livello di sofferenza del popolo, ma anche le tragedie subite dagli organismi umanitari e dai facilitatori di pace meritano una maggiore solidarietà e attenzione».

E i dati che arrivano dal Paese sono sconfrotanti. Secondo una relazione dell’Onu, almeno 133 civili sono stati uccisi da gruppi armati in due province del Paese tra il novembre 2016 e il febbraio 2017. Il numero di rifugiati e sfollati in fuga dalla violenza ha superato il milione di persone, quasi un quarto della popolazione, tra cui 513 mila rifugiati nei Paesi vicini e circa 600 mila sfollati all’interno del Paese.

Inoltre la metà degli abitanti dipende ormai dall’aiuto umanitario e più di tre quarti dei 4,7 milioni di persone sono in stato di povertà estrema, secondo la Banca mondiale.