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Corea del Nord: possibili scenari in caso di conflitto nella penisola

18 Ottobre 2017

Soluzione? Un compromesso sul riconoscimento della consistenza nucleare di Pyongyang e il congelamento dell’attuale situazione

Dopo numerosi innalzamenti della tensione nella penisola coreana e altrettanti tentativi di de-escalation della crisi, si potrebbe, prima o poi, anche giungere allo scontro militare tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti e i suoi alleati (Corea del Sud e Giappone). Si tratterebbe di uno scontro che potrebbe includere anche l’uso delle armi nucleari, batteriologiche e chimiche. Uno scenario davvero spaventoso se non si dovesse perseguire la via diplomatica nella soluzione della crisi.

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Probabilmente un compromesso sul riconoscimento della consistenza nucleare di Pyongyang e il congelamento dell’attuale situazione potrebbe essere una delle soluzioni praticabili.

La difesa della Corea del Nord è affidata all’Armata Popolare di Corea, che si divide in cinque branche: esercito, marina, aeronautica, forze missilistiche strategiche e forze speciali. Le forze armate contano più di un milione di soldati in servizio attivo e circa 6 milioni di riservisti e paramilitari. Circa 180.000 soldati fanno parte delle Forze Speciali. Il servizio militare è obbligatorio e ha inizio a 17 anni per una durata di circa dieci anni. Dopo il congedo, gli uomini sono sottoposti a periodi di richiamo, fino all’età di 60 anni.

La maggior parte dell’arsenale nordcoreano è obsoleto e risale agli anni sessanta, ma le sue forze imponenti potrebbero rivelarsi temibili e non vanno sottovalutate affatto. Si pensa che la Corea del Nord abbia circa 5.000 tonnellate di armi chimiche. La Corea del Nord ha investito molto nella sua forza missilistica balistica e nucleare come forza di deterrenza. Dispone già di ordigni nucleari e non ha alcuna intenzione di fermare il proprio programma missilistico.

In caso di scontri militari di ampia portata, sarebbe palese l’inferiorità dei mezzi e dell’addestramento delle forze armate di Pyongyang nei confronti degli equipaggiamenti ultramoderni delle truppe sudcoreane e americane. La Corea del Nord ha probabilmente circa 1.000 missili balistici di vario tipo. La maggior parte di questi a corto raggio, in grado però di raggiungere qualsiasi punto della Corea del Sud. Pyongyang ha effettuato di recente il suo sesto test nucleare annunciando di essere in grado di montare una bomba all’idrogeno su un missile balistico internazionale. Alla fine del mese di agosto, ha effettuato anche un test missilistico sorvolando lo spazio aereo giapponese, raggiungendo un’altezza di 550 km e una distanza di 2.700 km.

L’esercito sudcoreano è diventato una delle forze militari più avanzate, addestrate e attrezzate del mondo figurando all’11° posto in termini di forza militare, secondo il sito Global Firepower, che fornisce valutazioni annuali sulle capacità di guerra dei Paesi.

Per contrastare l’esercito nordcoreano la Corea del Sud ha imposto a tutti gli uomini di prestare servizio militare per almeno due anni. Le forze armate della Corea del Sud sono circa la metà di quelle del Nord, 625.000 soldati in servizio attivo e 3.100.000 nella riserva. Il Pentagono ha più di 73.000 uomini dispiegati in Giappone e Corea del Sud e migliaia nel Comando USA del Pacifico.

Una guerra nella penisola coreana al momento appare IMPROBABILE ma se per un motivo o per un altro dovesse esserci è difficile prevedere (senza una sfera di cristallo) quali scenari di guerra potrebbero verificarsi. Tra i molti scenari ipotetici questi potrebbero essere quelli possibili.

La guerra potrebbe iniziare in diversi modi, nel primo scenario, gli Stati Uniti potrebbero impegnarsi in un attacco preventivo dopo un lancio missilistico giudicato allarmante/pericoloso per la propria difesa e quella dei suoi alleati. La Corea del Sud ha riportato questa settimana che Pyongyang potrebbe testare un altro missile balistico intercontinentale entro pochi giorni. Uno strike militare americano limitato ed efficace ma senza un attacco in larga scala, probabilmente, non funzionerebbe.

Non si conosce, naturalmente come gli Stati Uniti colpirebbero la Corea del Nord ma secondo alcune speculazioni, da parte di analisti, dovrebbe essere un grande attacco a sorpresa per ridurre al minimo il potenziale di rappresaglia.

Le sedi delle forze navali e aeronautiche della Corea del Nord sono relativamente facili da colpire, ma secondo un rapporto del Pentagono del 2015, nel paese ci sono centinaia di lanciatori mobili di missili, difficili da individuare. Il Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti ritiene che i lanciatori missilistici mobili sarebbero in grado di lanciare missili per colpire siti in Corea del Sud e Giappone.

Qualsiasi attacco alla Corea del Nord potrebbe scatenare una rappresaglia massiccia con enormi bombardamenti di artiglieria su Seoul, anche con armi chimiche biologiche (in extrema ratio potrebbe usare anche il nucleare se la sconfitta apparisse inevitabile).

L’operazione di attacco americana utilizzerebbe probabilmente diverse strategie per neutralizzare le capacità difensive e controffensive della Corea del Nord.

Per contrastare le capacità di difesa missilistiche della Corea del Nord, oltre all’utilizzo di attacchi cibernetici e di guerra elettronica, gli Stealth americani F-22, F-35 e B-2 condurrebbero una campagna aerea probabilmente con l’aiuto dei caccia F-15 o F-16 sudcoreani e giapponesi. Potrebbero essere usati anche i velivoli senza pilota per limitare il rischio di perdita dei i piloti.

Secondo Jerry Hendrix, ex ufficiale della marina USA e senior fellow al ‘Center for New American Security’, è probabile che gli Stati Uniti spostino altri aerei nella regione in caso di un attacco imminente, mantenendo anche le due principali basi aeree in Corea del Sud a Osan, con caccia F-16 e A-10 ‘killer di carri armati’, e a Kunsan, con F- 16s.

Naturalmente verrebbe utilizzata anche la potenza aerea pesante di stanza a Guam nel Pacifico, dove ruotano i bombardieri B-1, B-2 e B-52.

Mentre gli Stati Uniti e gli aerei alleati colpirebbero obiettivi prioritari dal cielo, le navi da guerra americane lancerebbero un bombardamento di missili Tomahawk concentrandoli sui siti di missili nordcoreani, sistemi di difesa aerea e postazioni da dove potrebbero essere lanciati attacchi nucleari in ritorsione.

La Marina americana dispone di 10 incrociatori missilistici e cacciatorpediniere di stanza in Giappone. Le navi sono armate con missili Tomahawk per scopi offensivi, il sistema di difesa missilistico ‘Aegis’ potrebbe essere utilizzato per intercettare i lanci della Corea del Nord.

Secondo Carl Schuster, ex direttore delle operazioni presso il centro intelligence interforze del Comando americano del Pacifico, gli Stati Uniti dovrebbero assicurarsi di avere abbastanza bombe, missili e aerei per la guerra elettronica per riuscire a distruggere o disattivare le difese aeree della Corea del Nord prima di impiegare i bombardieri pesanti, probabilmente B-1 situati a Guam, necessari per colpire i siti di armi nucleari fortificati della Corea del Nord.

Gli Stati Uniti avrebbero bisogno, oltre alla logistica per rifornire le forze con armamenti, carburante e personale, anche di ulteriori navi e sommergibili armati di missili da crociera, e un maggior numero di bombardieri della Air Force, che potrebbero operare da basi in Giappone o a Guam.

Nelle successive ondate della campagna, le forze terrestri entrerebbero in scena. La Corea del Nord disporrebbe di dozzine di basi sotterranee contenenti materiali nucleari – il che significa che localizzarli e neutralizzarli potrebbe richiedere tempo.

Il secondo scenario possibile potrebbe essere quello in cui la Corea del Nord inizia un’azione militare perché ha sentore di un imminente attacco da parte degli che gli Stati Uniti (una massiccia mobilitazione militare americana e degli alleati non può essere nascosta facilmente). Pyongyang potrebbe attaccare preventivamente per difendersi da quello che teme possa essere un’invasione su vasta scala, utilizzando armi che Pyongyang altrimenti teme di perdere negli attacchi aerei USA.

L’obiettivo della Corea del Nord potrebbe essere quello di occupare il più possibile la penisola prima che gli Stati Uniti possano inviare rinforzi. Nel primo giorno dell’invasione i nordcoreani probabilmente colpirebbero le basi aeree americane e sudcoreane, oltre ad utilizzare attacchi cibernetici contro i centri nevralgici di Seoul e dei suoi alleati.

Secondo speculazioni, la Corea del Nord potrebbe schierare rapidamente truppe dietro i campi minati che separano le due Coree utilizzando diversi tunnel probabilmente scavati sotto la Zona Demilitarizzata (DMZ).

Militarytimes riporta che il primo tunnel scoperto dalla Corea del Sud, a ridosso della DMZ avrebbe consentito lo schieramento di 20.000 soldati l’ora.Il Pentagono ritiene che il Paese abbia molte unità militari con grande reattività, la maggior parte delle quali posizionate in modo da attaccare la Corea del Sud con pochissimo preavviso. Gli Stati Uniti e gli alleati risponderebbero con ampi attacchi missilistici contro i posti di comando e controllo della Corea del Nord e altri punti d’importanza strategica del Paese.

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Naturalmente è difficile pronosticare la durata delle varie fasi ma secondo alcuni generali e analisti, alla fine la Corea del Nord perderebbe la guerra e il regime di Kim Jong Un probabilmente crollerebbe.

La seconda guerra coreana avrebbe conseguenze catastrofiche, produrrebbe decine di migliaia di morti solo a Seoul, e forse un milione di vittime solo nella Corea del Sud. Sarebbe quasi certamente devastante per tutta la penisola coreana, dicono gli esperti militari.

Ci sarebbero molte perdite. La Corea del Sud ha 25 milioni di abitanti nel raggio di azione delle artiglierie nordcoreane. Pyongyang ha migliaia di pezzi di artiglieria ben mimetizzati nel versante settentrionale sopra la zona demilitarizzata che divide la penisola coreana, oltre all’arsenale di armi chimiche e biologiche che potrebbero causare moltissime perdite.

Secondo gli analisti si tratta di armamenti probabilmente obsoleti e che sarebbero facilmente individuabili e quindi eliminabili. Ma i danni inflitti ai sudcoreani dalla prima ondata di fuoco nordcoreana, potrebbero comunque essere devastanti.

In entrambi gli scenari, la guerra non finirebbe subito, dopo la sconfitta delle forze nordcoreane, secondo Mark Fitzpatrick, direttore esecutivo dell’International Institute for Strategic Studies office a Washington, «la Corea del Nord non sarebbe immediatamente pacificata». Un conflitto convenzionale potrebbe allora trasformarsi in insurgency come in Medio Oriente e in Asia Meridionale.

I lealisti al regime Kim, indeboliti, potrebbero trasformare la guerra in guerriglia, organizzandosi in piccole unità e combattendo le forze occupanti. Secondo Fitzpatrick, «la Corea del Nord non sarebbe sconfitta velocemente (come il regime di Saddam in meno di un mese dell’invasione Usa o dei talebani in due mesi) ma le conseguenze sarebbero simili e probabilmente di maggiore intensità. I coreani hanno ricevuto un indottrinamento tale che credono che la dinastia Kim sia divina e gli americani siano fonte di tutto il male». Sempre secondo Fitzpatrick, nelle numerose simulazioni di guerra/esercitazioni, è stato analizzato come eliminare il regime e le sue armi, ma poco è stato fatto per studiare che cosa potrebbe succedere dopo. Lo stesso problema ha afflitto gli interventi militari in Iraq e in Afghanistan: hanno raggiunto i loro obiettivi iniziali, solo per essere risucchiati in un pantano aperto.

Da tener presente che i nordcoreani hanno avuto a disposizione più di 60 anni (dall’armistizio con la Corea del Sud nel 1953) per prepararsi e rispondere ad un’eventuale invasione.