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Catalogna: Madrid minaccia l’uso della forza

24 Ottobre 2017

La Spagna non esclude l’uso della forza per ‘ristabilire la legalità’ in Catalogna dopo il commissariamento della regione. A dirlo al ‘Times‘ il portavoce dell’esecutivo Inigo Mendez de Vigo. «I governi devono fare rispettare la legge, e se c’è gente che non vuole rispettarla, la polizia dovrà ristabilire la legalità», ha continuato Mendez, che ha confermato che Madrid prenderà il controllo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana.

Intanto la convocazione di elezioni anticipate da parte del presidente catalano Carles Puigdemont non basterebbe per fermare l’attivazione contro la Catalogna dell’art. 155 della Costituzione, ha detto il ministro della giustizia spagnolo Rafael Català. La risposta non si è fatta attendere: l’esecutivo catalano ha annunciato azioni legali contro la decisione di Madrid di attivare l’art.155.

L’altra notizia del giorno è che la Russia ha posto il veto alla bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu per il rinnovo del meccanismo investigativo congiunto di Nazioni Unite e Opac sugli attacchi con armi chimiche in Siria. Il testo, elaborato dagli Usa, e co-patrocinato anche dall’Italia, ha ottenuto 11 si, due astensioni (tra cui la Cina), due no, tra cui il veto di Mosca. Gli Stati Uniti chiedevano di rinnovare per un altro anno il mandato, che scade a novembre, ma la Russia aveva chiesto di rinviare il voto al 7 novembre. Intanto Mosca è tornata a lanciare l’allarme sulla «crescita sproporzionata delle capacità militari in Asia, incluso il processo in corso per il dispiegamento del segmento regionale del sistema di difesa missilistica globale americano», che rappresenta una minaccia per la sicurezza della regione. A dirlo il ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu intervenendo in un incontro dell’Asean.

Nel frattempo il segretario di Stato americano Rex Tillerson, durante il suo viaggio in Medio Oriente, ha confermato che gli Usa «continueranno a sostenere l’unità e la sovranità dell’Iraq e faranno ogni sforzo per aiutare gli iracheni a risolvere le loro dispute interne». Tillerson ha avuto colloqui con il primo ministro iracheno Haidar al Abadi e con il presidente Fuad Massum, di etnia curda e membro dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk). Mentre sul fronte interno Donald Trump continua a litigare con i repubblicani. A far discutere è lo scontro con Bob Corker, che lo ha invitato a non interferire nel lavoro dei parlamentari sulla riforma fiscale e lo ha criticato per la sua pericolosa retorica sulla Corea del Nord. Il presidente ha replicato su Twitter accusandolo di aver aiutato Obama nell’accordo nucleare con l’Iran.

In Cina invece va concludendosi il Congresso del Partito Comunista. Il popolo e la nazione cinesi «hanno un luminoso futuro davanti. In questo grande momento, ci sentiamo più fiduciosi e orgogliosi e, allo stesso tempo, avvertiamo un forte senso di responsabilità», ha detto nel suo discorso conclusivo il segretario nonchè presidente Xi Jinping, il cui nome ora compare proprio nella costituzione del partito, accanto a Mao Zedong e Deng Xiaoping.

Passiamo alla Siria, dove il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato che l’operazione dell’esercito nella provincia nord-occidentale siriana di Idlib, avviata ufficialmente lo scorso 8 ottobre, è in gran parte completata e ora tocca ad Afrin, la confinante enclave curda. Intanto è di almeno 14 uccisi e oltre 30 feriti il bilancio di raid aerei effettuati nella notte sulla città siriana di Dayr az Zor, in parte ancora controllata dall’ISIS. Lo riferisce la tv di Stato siriana attribuendo i bombardamenti alla Coalizione anti-ISIS, che parla però di ‘falsità’.

La comunità internazionale dei Bahai ha denunciato un attacco compiuto dai miliziani sciiti Houthi, alleati di Teheran, contro una riunione a Sanaa di seguaci di questa religione, nata da una riforma dell’Islam e messa al bando in Iran perché giudicata eretica. L’attacco è avvenuto nella casa di un capo tribale, Walid Ayyash, che è stato rapito nel mese di aprile e di cui non si sa più nulla. La comunità denuncia anche arresti di 19 propri membri avvenuti in Iran durante la festività del bicentenerio tra il 18 e il 21 ottobre a Teheran, Kermanshah e Birjand.


L’erede al trono saudita, il principe Mohammed bin Salman, in un’intervento per il lancio di un progetto di sviluppo dell’Arabia Saudita, ha detto senza mezzi termini quali sono le sue linee guida: «Stiamo tornando a promuovere il vero Islam, una religione moderata e pacifica. Non perderemo anni avendo a che fare con gli estremisti. Non perderemo 30 anni delle nostre vite legandoci ad idee estremiste, le distruggeremo oggi».

In Austria ecco che il neo cancelliere Sebastian Kurz ha invitato alle consultazioni la destra oltranzista del Fpoe, per costituire il nuovo governo. In Germania invece Wolfgang Schaeuble è stato eletto presidente del nuovo Parlamento . L’ex ministro delle Finanze succede a Norbert Lammert.

In Europa però l’attenzione è alta anche perla questione Brexit. A parlare è statoi l presidente del Consiglio europeo Donald Tusk , che ha parlato dei recenti risultati del vertice europeo: «Dipende da Londra come andrà a finire: con un buon accordo, senza accordo o senza Brexit. In ogni scenario proteggeremo i nostri interessi solo se saremo uniti. Davanti a noi abbiamo lo stress test più duro, se falliremo sarà una sconfitta per tutti».

Chiudiamo con Hong Kong, dove Joshua Wong è tornato libero su cauzione insieme a Nathan Law, collega di Demosisto, il partito nato dalla rivolta degli ombrelli di 4 anni fa, in attesa dell’appello del 7 novembre. I due attivisti erano stati condannati, a 6 e 8 mesi di carcere, per il ruolo avuto nelle proteste pro democrazia del 2014, in attesa del giudizio di appello sulla condanna.