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Catalogna indipendente, ma la Spagna attiva l’art. 155

27 Ottobre 2017

Alla fine è indipendenza. Il Parlament della Catalogna ha votato sull’indipendenza. 70 i voti a favore, 10 no. Due le schede bianche. Non ha votato l’opposizione unionista (formata da Psc, Ciudadanos e Ppc), che ha abbandonato l’aula prima dell’inizio della votazione. La risoluzione era stata presentata dal Junts pel Sì e Cup.

La dichiarazione, approvata con voto segreto, annuncia la costituzione della «repubblica catalana come stato indipendente e sovrano» e invita il governo di Barcellona a «emettere tutte le risoluzioni necessarie per l’implementazione della legge di transizione giuridica e fondamento della repubblica». Fra le misure, figurano provvedimenti per istituire la nazionalità catalana, la promozione del riconoscimento internazionale, la creazione di una Banca della Catalogna, l’integrazione dei funzionari spagnoli nella nuova amministrazione indipendente, provvedimenti per l’esercizio dell’autorità fiscale, la messa a punto di una lista dei beni dello stato spagnolo presenti in Catalogna per una effettiva successione nella proprietà.

Festa grande fuori dal parlament catalano, dove si erano radunate migliaia di persone, in attesa del voto decisivo per l’indipendenza. «Sì. Abbiamo guadagnato la libertà per costruire un nostro Paese», ha scritto su Twitter il vice governatore della Catalogna, Oriol Junqueras.

Immediata la replica, affidata anche questa a Twitter, del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy: «Chiedo tranquillità a tutti gli spagnoli. Lo Stato di diritto restaurerà la legalità in Catalogna». Poi ha definito questo voto come un ‘atto criminale e contro legge’. Come prima mossa, il governo spagnolo ha annunciato che ricorrerà dinanzi alla Corte Costituzionale contro il voto del Parlament catalano sull’indipendenza. Poi il Senato spagnolo, poco dopo, ha approvato l’attivazione dell’articolo 155 della costituzione contro la Catalogna, chiesta dal governo di Madrid.

Rajoy, davanti al Senato, ha poi annunciato che il governo di Madrid destituirà il presidente catalano Carles Puigdemont, il vicepresidente Oriol Junqueras e tutti i membri del Govern con i poteri straordinari che gli saranno concessi dalla camera alta. La procura generale dello stato spagnolo è pronta a chiedere l’incriminazione per ribellione del presidente catalano, pena che comporta fino a 30 anni di carcere.

«La Catalogna è parte integrante della Spagna e gli Stati Uniti sostengono le misure costituzionali del governo spagnolo per mantenere la Spagna forte e unita», ha affermato il Dipartimento di stato americano in un comunicato in una delle prime reazioni internazionali dopo il voto catalano.

E’ ancora bollente la situazione nella penisola coreana. Un’insolita maxi esercitazione militare con lo spiegamento di tre portaerei Usa e dei relativi gruppi d’attacco si terrà a novembre nell’area Asia-Pacifico. E il presidente Donald Trump ha confermato la sua prima missione in Asia a metà del prossimo mese: per lui visite in Giappone, Corea del Sud e Cina. Le tre portaerei sono in navigazione tra gli oceani Indiano e Pacifico, ma potrebbero riunirsi in poche settimane.

Gli Usa intanto, per bocca del segretario alla Difesa James Mattis (in visita nella zona smilitarizzata a Panmunjom), hanno fatto sapere che «non vogliono la guerra ma la completa denuclearizzazione della Corea del Nord». Il segretario ha sollecitato inoltre il leader Kim Jong-un a evitare le provocazioni che minacciano gli altri «con una catastrofe». Il nucleare e i missili balistici del Nord sono armi che «non possono essere usati»: se lo fossero, ha ribadito, Pyongyang «dovrà fare i conti con la rappresaglia delle forze combinate tra la Corea del Sud e gli Usa».

Donald Trump intanto ha deciso di divulgare 2.800 file classificati sull’omicidio del presidente John Fitzgerald Kennedy mantenendo segreti gli altri per un ulteriore esame nei prossimi sei mesi. Fonti della Casa Bianca hanno spiegato Trump sottolineerà alle agenzie federali che i file devono restare segreti, dopo gli ulteriori sei mesi di valutazione, solo nei casi più rari.

Nel frattempo ,sempre per quanto riguarda la sicurezza, il vice presidente Mike Pence è giunto in North Dakota per la sua seconda visita in sei mesi alla base area della U.S. Air Force di Minot, dove vengono custodite armi nucleari. Questa visita fa seguito a quella compiuta a settembre nella stessa struttura da James Mattis, vista come una sorta di messaggio alla Corea del Nord sulle capacità nucleari degli Stati Uniti.

In Russia intanto il presidente Vladimir Putin ha preso parte alle esercitazioni militari delle forze strategiche nucleari e «ha effettuato il lancio di quattro missili balistici»: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Nel corso delle esercitazioni, è stata studiata la cooperazione tra le forze missilistiche strategiche nucleari, dei sommergibili atomici delle flotte dell’Oceano Pacifico e del Nord nonché dell’aviazione a lungo raggio delle forze aerospaziali russe», ha detto Peskov.

In Siria continua il consolidamento delle posizioni dell’esercito turco nella provincia nord-occidentale di Idlib, dove è impegnato nell’ambito delle zone di ‘de-escalation’ concordate nei colloqui di Astana con Russia e Iran. Nel frattempo è polemica intorno al rapporto del Comitato investigativo congiunto (Jim) delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) che accusa il governo di Damasco è indicato come responsabile dell’attacco con il gas sarin dell’aprile scorso a Khan Sheikhun. «Anche a uno sguardo veloce si vede che il rapporto è pieno di discrepanze, incongruenze logiche, testimonianze di dubbio valore e prove infondate che la Russia ha menzionato decine di volte negli ultimi mesi lontano dai microfoni e dietro le quinte», fa sapere Serghiei Riabkov, vice ministro degli Esteri della Russia.

Andiamo in Egitto, dove le forze di sicurezza hanno ucciso 12 terroristi a circa 180 km a sud ovest del Cairo. Le uccisioni sono avvenute nell’ambito di violenti scontri a fuoco avvenuti all’altezza km 175 dell’autostrada che porta all’oasi di Wahat al Bahariya. Il blitz è avvenuto nell’ambito di rastrellamenti mirati proprio a vendicare i poliziotti uccisi il 20 settembre.

Alta tensione in Kenya, dove ieri si è votato nuovamente per l’elezione del presidente. Due persone sono state uccise in nuovi scontri fra contestatori d’opposizione e polizia a Bungoma, nell’estremo ovest del Paese. Intanto la Commissione elettorale keniana ha reso noto che sono circa 6,5 milioni gli elettori, ovvero un terzo degli aventi diritto, che si sono recati ieri alle urne. Una affluenza ben al di sotto del quasi 80% registrato nella consultazione dell’8 agosto poi annullata dalla Corte Suprema. Merito anche del boicottaggio di Odinga, che per protesta non si è ripresentato e ha lanciato nelle ultime ore prima del voto un appello ai suoi elettori.

Scontri invece ieri sera a Cayenne, nella Guyana francese, poco dopo l’arrivo di Emmanuel Macron per una visita di due giorni nei territori d’oltremare. Scontri fra polizia e manifestanti hanno portato a 5 arresti.

L’Unicef torna a lanciare l’allarme Grecia: «La recente impennata di arrivi di migranti ha portato ad un aggravamento della situazione di sovraffollamento nei centri di accoglienza nelle isole, dove 1800 bambini o minori non accompagnati vivono in condizioni di disagio». L’agenzia delle Nazioni Unite sollecita politiche e riforme per aiutare a mantenere in sicurezza i minori vulnerabili, costretti persino a vivere per strada. Secondo l’Unicef a settembre di quest’anno si sono registrati più di 5.700 arrivi in Grecia, rispetto ai 3.080 stimati nel settembre 2016.

In Israele un’altra impiegata della Residenza ufficiale di Benyamin Netanyahu a Gerusalemme ha promosso un’azione legale contro la moglie del premier, Sarah. Secondo il quotidiano ‘Yediot Ahronot‘, la donna in questione, addetta alle pulizie nella Residenza, ha rivelato al magistrato una serie di abusi e maltrattamenti subìti lo scorso settembre nel suo lavoro. Sarah Netanyahu è già sotto indagine per altre denunce dello stesso tenore. Su Facebook Netanyahu ha difeso la moglie: «Stesso metodo, stesse bugie, stesso giornale e stesso avvocato….tutti capiscono che hanno trovato un metodo per screditare la famiglia Netanyahu ed estorcere soldi dal Paese».

Crisi politica in Australia dopo che l’Alta Corte di Canberra ha stabilito che il vice premier australiano, Barnaby Joyce, e altri 4 senatori sono stati eletti per errore in quanto hanno la doppia cittadinanza. L’articolo 44 della Costituzione, infatti, stabilisce che i politici non possono candidarsi per il Parlamento federale se sono «un soggetto o un cittadino di una potenza straniera». Non è rientrato nel provvedimento invece il senatore di origini italiane, Matt Canavan, attuale ministro delle Risorse. La Corte ha stabilito che la sua condizione era dovuta ad un cambiamento a lui non noto nella legislazione italiana in materia di cittadinanza.

Chiudiamo con la notizia del rientro nella serata di ieri a Berlino dell’attivista dei diritti umani Peter Steudtner, liberato mercoledì, dopo tre mesi di carcere preventivo in Turchia, con l’accusa di terrorismo. A ‘Der Spiegel‘ ha detto: «Sono grato a Gerhard Schroeder per la sua intermediazione». L’ex cancelliere avrebbe avuto un ruolo importante nella liberazione: a settembre avrebbe incontrato di persona il presidente Recep Tayyp Erdogan, in un colloquio segreto, per parlare proprio del suo caso.