General

Kurdistan: il tentativo di trasferimento dei miliziani insospettisce Erbil

1 Settembre 2017

Una nuova tegola sul già precario rapporto con Baghdad

Una nuova tegola sul già precario rapporto tra Baghdad e Erbil. Sono infatti circa 300 i miliziani dell’ Isis che, con i loro familiari, sono giunti ieri nella parte orientale della Siria, più precisamente presso l’ avamposto di Al Hamima, alle porte della provincia di Deyr az Zor, il cui capoluogo, tra l’ altro omonimo, risulta ancora sotto il controllo dello Stato Islamico, dopo essere fuggiti da Qalamoun che si trova in una zona al confine tra il Libano e la Siria stessa

Per raggiungere l’ area orientale, i pullman su cui viaggiavano i combattenti e le loro famiglie hanno dovuto percorrere il territorio nelle mani delle forze di Damasco, in virtù di un’ intesa raggiunta tramite le milizie sciite libanesi facenti capo ad Hezbollah.  L’ accordo in questione era stato conseguito dopo una tremenda offensiva, ‘Jroud Dawn’, che, in maniera congiunta, gli uomini di Assad e quelli di Hezbollah in Siria e il contingente libanese nel proprio territorio nazionale avevano lanciato contro il Califfato e che si era interrotta in cambio della concessione da parte di quest’ ultimo a Hezbollah di restituire i corpi di nove combattenti uccisi. Ecco che il 27 agosto, ovvero domenica, è stato annunciato il cessate il fuoco.

Secondo il comunicato diffuso dal portavoce della presidenza della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Ameed Sabah, il trasferimento verso est dei terroristi dell’ autoproclamato Stato Islamico «è sospetto e genera dubbi e preoccupazioni». Per questo, «è necessario» – ha precisato Sabah – «un monitoraggio approfondito della situazione. Crediamo che quanto sta accadendo sia una ripetizione dello scenario del 2014 che ha causato molti dei problemi e dei disastri dell’Iraq e della regione».  In questo senso, le milizie Peshmerga saranno «sempre pronte a coordinare e cooperare pienamente con l’esercito iracheno per affrontare gli improvvisi sviluppi della situazione».

Lo spostamento dei combattenti dell’ ISIS verso l’ est siriano ha suscitato aspre polemiche in Iraq, dove non pochi attivisti sciiti locali puntano il dito contro Hezbollah, rea di aver tradito i cittadini iracheni facendo accordi con gli estremisti islamici. Stando sempre a quanto denunciato dagli attivisti iracheni, l’accordo «minaccia la sicurezza nazionale del Paese».

Il colonnello statunitense Ryan Dillon, portavoce dell’operazione ‘Inherent Resolve’ e quindi della Coalizione a guida americana che sta fronteggiando l’IS in Siria e in Iraq, ha affermato che il bombardamento, finalizzato a ‘to crated the road‘ ossia fare dei crateri tali da rendere la strada impercorribile, ha avuto luogo «prima che [il convoglio]raggiungesse la provincia di Deyr az Zor». «La Coalizione non era parte dell’accordo. Ci riserviamo il diritto di colpire i miliziani dell’Isis in qualsiasi momento li troviamo allo scoperto e in condizioni sicure», ha spiegato Dillon che ha aggiunto: «Spostare i terroristi da un posto a un altro non è una soluzione».

Ieri, peraltro, l’inviato Usa per la coalizione internazionale contro lo Stato islamico, Brett McGurk, ha reso noto mediante Twitter che «i terroristi dovrebbero essere uccisi sul campo di battaglia e non trasportati a bordo di autobus per tutta la Siria verso il confine iracheno senza il consenso dell’Iraq» ed ha sostenuto che che la coalizione internazionale provvederà ad impedire un loro eventuale ingresso in Iraq.

Dato che andava a colpire gli sforzi per contrastare i jihadisti, l’ accordo ha dunque irretito anche gli Stati Uniti che supportano l‘esercito libanese, ma si oppongono ad Hezbollah. Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha difeso l’accordo sottoscritto con lo Stato islamico e ha fatto sapere che esso riguardava solamente un gruppo ristretto di poco più di 600 persone. La maggioranza dei combattenti presenti a Qalamoun, secondo Nasrallah, sono cittadini siriani e, di questi, solamente una piccola percentuale era penetrata in Libano.

«Il loro numero non cambierà le sorti della battaglia nel governatorato di Deir ez-Zor, dove vi sono decine di migliaia di combattenti … Stiamo spostando questi militanti sconfitti da un’aerea in cui stiamo combattendo ad un altro fronte dove siamo impegnati … Giungere ad una conclusione militare delle operazioni sarebbe stato possibile e facile, ma non avremo mai avuto una risposta sul destino dei nostri militari » ha evidenziato il capo di Hezbollah.

Dal canto suo, il premier iracheno Haider al-Abadi ha commentato l’intesa definendola «inaccettabile, un insulto» e ha esortato tanto la Siria quanto il Libano a distruggere i miliziani. Parole simili sono state pronunciate anche dal presidente del Consiglio provinciale di Karbal, Naseef Jassem al Khattabi, rappresentante di una delle più importanti aree dello sciismo.

Ma ad allarmare ancora di più Washington, è un altro fatto: cioè che dietro l’ accordo riguardante il passaggio del convoglio formato da 17 bus e 12 ambulanze si nasconda la longa manus del grande nemico Iran che sta tentando di ampliare la sua sfera di influenza, avvantaggiandosi delle sconfitte dell’ Is. Sempre più decisivo l’ asse che si sta saldando tra Iran e Turchia, anch’ essa fautrice del compromesso, interessata ad intaccare l’ area del Kurdistan e a fare pressione sull’ Iraq nella prospettiva imminente del referendum curdo.

Proprio ieri, dalle pagine di questo quotidiano, si accennava alla decisione del Consiglio provinciale di Kirkuk di aderire al referendum del Kurdistan, amareggiando le autorità irachene. Nel corso di un incontro tra il Presidente curdo Barzani e il Generale americano Joseph Votel, a capo del Comando Centrale (CENTCOM), quest’ ultimo ha specificato che il referendum «può avere impatto su guerra allo Stato islamico». La strada per l’ indipendenza è sempre più in salita?