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Kurdistan: il Parlamento riprende la sua attività, ma…

8 Settembre 2017

Con la riattivazione del Parlamento, cesserà il dibattito riguardo al referendum tra i diversi partiti?

Come analizzato precedentemente, sul referendum si sta scavando una frattura tra le diverse forze politiche curde. Ma, conformemente a quanto ribadito sulle pagine di questo quotidiano da S.E. Rezan Kader, Alto Rappresentante del Governo Regionale del Kurdistan in Iraq presso l’ Italia e la Santa Sede, il «dibattito interno tra i vari partiti curdi attiene sostanzialmente alle modalità di svolgimento e alla data ma non all’ oggetto del referendum stesso».

Il Movimento del cambiamento (Gorran) e il Gruppo islamico del Kurdistan (Komal) avevano emesso, dopo una riunione tenutasi lunedì, una dichiarazione congiunta nella quale avevano chiesto il rinvio del referendum a momento più opportuno. I due partiti, nessuno dei quali aveva nominato il proprio rappresentante presso l’ Alto Consiglio sul referendum. Le due forze politiche avevano motivato il rinvio affermando l’ assenza di un mandato, mediante legge, al referendum da parte del Parlamento che non si riunisce dal 2015. L’ Unione Patriottica del Kurdistan (PUK) è l’unica ad avere alleanze con sia con il KDP sia con il Gorran e quindi ricopre, al momento, un ruolo primario.

«Una decisione è stata finalmente presa per riattivare il parlamento del Kurdistan il più presto possibile su alcune basi legali, economiche e politiche necessarie e trasmetteremo, attraverso un inviato PUK, il messaggio del consiglio di direzione sul modo di riattivare il Parlamento al movimento di cambiamento (Gorran ) e il gruppo islamico (Komal) nei prossimi due giorni». Secondo quanto riportato nel comunicato, il consiglio dell’Unione patriottica del Kurdistan, riunitosi nella mattinata di ieri a Sulaymaniyah e presieduto dal  Vice segretario generale del partito, Kosrat Rasul Ali, acconsentirà alla ripresa dell’ attività del Parlamento del Kurdistan non includendo, forse, nell’ arco costituzionale, il Gorran.

Il Parlamento si riattiverà, dunque, già dalla prossima settimana, senza cambiamento riguardo alla Presidenza dell’ assemblea: in caso di assenza dell’ex presidente del parlamento, Yusuf Mohammed, sarà il suo vice, Jaafar Aminki, a presiedere la l’ assemblea avente come prima questione all’ ordine del giorno quella di votare una legge che autorizzi il referendum.

Il Parlamento curdo conta 111 seggi di cui, guardando ai gruppi più consistenti, 38 del partito di maggioranza, il Partito democratico del Kurdistan (KDP); 24 spettano al Gorran; 18 all’ Unione Patriottica del Kurdistan; mentre sono 10 quelli dell’ Unione islamica del Kurdistan. La votazione sul referendum non avrebbe un esito inaspettato. L’Unione patriottica del Kurdistan è fase di trattativa con tutte le altre parti e dopo l’ incontro di oggi con il Gorran ne sarebbe previsto un altro per sabato con il Komal.

Il PUK sta, quindi, tentando, venendo incontro alle richieste, di far entrare tanto il Gorran quanto il Komal, nella schiera delle forze referendarie. Le relazioni tra il KDP e Gorran si sono deteriorate nell’ottobre 2015. Una delle opzioni sarebbe riattivare il parlamento senza Gorran e Komal. Mentre il KDP vorrebbe andare in questa direzione, il PUK sta lavorando per evitare una tale evenienza. Dal canto suo, peraltro, il PUK teme di scontare la mancanza di sintonia con il Gorran, nelle elezioni parlamentari del 1 novembre, soprattutto allineandosi al partito di maggioranza (KDP).

Dal punto di vista dei rapporti con Baghdad, il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit prevede di visitare ben presto Erbil per discutere il referendum e dei suoi risvolti politici a livello regionale. In una lettera al Presidente Barzani, Aboul Gheit ha esposto la posizione della Lega araba la quale sostiene il rinvio del referendum, chiedendo un maggiore dialogo tra Baghdad e Erbil e l’adesione alla Costituzione e al sistema federale approvato da tutti i componenti del sistema politico iracheno. Barzani ha risposto ribadendo  la posizione dei differenti partiti curdi e sottolineando la distonia che i curdi iracheni hanno avvertito con il governo iracheno.