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Corea del Nord, pronto il sesto test missilistico

31 Agosto 2017

La Corea del Nord non smette di provocare. Secondo le ultime informazioni avute dal vice ministro della Difesa sudcoreano Suh Choo-suk, Pyongyang è pronta a compiere il suo sesto test nucleare in qualsiasi momento al sito di Punggye-ri. «C’è la possibilità di ulteriori provocazioni strategiche, comprensive sia di nuovi missili balistici sia del sesto test nucleare», ha aggiunto Suh.

La Corea del Nord nel frattempo ha fatto sapere di aver mal digerito la condanna del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul missile Hwasong-12 lanciato martedì che «sfacciatamente» non tiene conto del «diritto all’autodifesa di uno Stato sovrano». Un portavoce del ministero degli Esteri ha ripetuto che si è trattato solo di «un assaggio» delle risposte alle manovre congiunte Ulji Freedom Guardian tra Seul e Washington. Infatti oggi bombardieri e aerei da caccia statunitensi hanno eseguito un’esercitazione sui cieli della Corea del Sud insieme a jet militari sudcoreani, in risposta proprio a Pyongyang.

I capi delle diplomazie di Russia e Usa, Serghiei Lavrov e Rex Tillerson, ieri sera hanno discusso al telefono della situazione in Corea del Nord e hanno definito «una grave violazione di una serie di risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu» il lancio missilistico effettuato il 29 agosto. Lavrov però ha ribadito ancora una volta che «non c’è alternativa alla ricerca di metodi politici e diplomatici per il superamento delle tensioni nella penisola coreana e che è necessario astenersi da ogni passo di natura militare che possa portare a conseguenze imprevedibili».

Intanto il ministero della Difesa giapponese intanto ha chiesto un aumento record del 2,5% del proprio bilancio (5.200 miliardi di yen pari a 40,5 miliardi di euro). Mentre il portavoce del ministero della Difesa  cinese Ren Guoqiang ha affermato che il Paese non permetterà mai la guerra o il caos alle sue porte, assicurando che le soluzioni militari non sono un’opzione.

La Russia, e in particolare i servizi di sicurezza (Fsb), hanno annunciato di aver arrestato a Mosca due presunti membri dell’Isis, entrambi di origine centroasiatica, che volevano preparare attentati in luoghi affollati domani. Uno di questi aveva anche pubblicato un video online indirizzato ai membri dell’organizzazione terroristica nel quale faceva il cosiddetto giuramento di fedeltà ai terroristi. Nella residenza dell’altro arrestato, l’Fsb sostiene di aver trovato”un grande ordigno esplosivo artigianale.

Nel frattempo i russi affermano che in Siria i miliziani del gruppo Shabah as-Sunnah hanno accesso alle armi chimiche e vogliono usarle nella provincia di Daraa. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, i miliziani prevedono di accusare le forze governative per gli attacchi chimici contro la popolazione civile.

Andiamo in Iraq, dove il premier Haidar al Abadi ha annunciato la conquista dell’ultimo distretto nel nord del Paese ancora in mano all’Isis. Il premier ha precisato che nelle ultime ore le forze governative hanno preso il pieno controllo del distretto di Tellafar, lungo la strada che collega Mosul.

In Libia un’autobomba kamikaze dell’Isis è esplosa contro un posto di blocco a 130 chilometri a est di Sirte, uccidendo quattro miliziani del generale Khalifa Haftar e ferendone altri otto.  La settimana scorsa jihadisti dello Stato islamico avevano attaccato un posto di blocco nella regione centrale del Jufra, uccidendo almeno dieci miliziani dell’Operazione dignità, una formazione capeggiata dal generale Haftar.

Il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani, ha lanciato un appello all’Europa ma soprattutto ai Paesi Arabi: «Chiediamo una risoluzione della crisi e del blocco cominciato 90 giorni fa, basata sul dialogo». Da quando hanno imposto il loro blocco illegale, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain ed Egitto «hanno fallito nel legittimare le misure senza precedenti che hanno intrapreso contro il Qatar», accusa il ministro.

Passiamo alla Gran Bretagna e alla Brexit. Il capo negoziatore Ue Michel Barnier al termine del terzo round di negoziati  ha affermato: «Questa settimana abbiamo avuto chiarimenti utili su molti punti, ma nessun progresso decisivo sui soggetti principali. Anche se la discussione sull’Irlanda è stata fruttuosa». Ma ha aggiunto: «Siamo lontani dal dire che sono stati raggiunti progressi sufficienti». «Dobbiamo trovare una soluzione sui conti Ue, al di là della flessibilità e dell’immaginazione, perché ho il mandato di trovare una risposta che rassicuri», ha poi concluso Barnier.

Polemica in Venezuela dopo la decisione del governo di Nicolas Maduro di Il Venezuela destinare agli Stati Uniti 5 milioni di dollari quale gesto di solidarietà nei confronti del Texas dopo le devastazioni provocate dall’uragano Harvey. «Si tratta di un’espressione di solidarietà nei confronti del popolo statunitense, al di la’ delle nostre differenze politiche», ha detto il ministro degli esteri Jorge Arreaza. Immediata la replica di Henrique Capriles, uno dei leader dell’opposizione, che parla di beffa, visto che il Paese sta vivendo una grave crisi.

In Pakistan un tribunale antiterrorismo ha emesso un verdetto dopo nove anni di processo per l’assassinio nel 2007 dell’allora primo ministro Benazir Bhutto, assolvendo i cinque imputati arrestati, condannando a pene detentive due ufficiali di polizia, gli ufficiali Saud Aziz e Khurran Shahzad, e dichiarando formalmente latitante l’ex-presidente ‘de facto’, generale Pervez Musharraf.

Passiamo alla Birmania, dove 26 persone della minoranza etnica musulmana dei Rohingya sono morte annegate durante il naufragio delle tre imbarcazioni con le quali stavano cercando riparo in Bangladesh per fuggire alle violenze alle quali sono soggette nel Paese. E l’Onu chiede un intervento della Birmania per risolvere una volta per tutte la situazione.

Chiudiamo con la Cina, dove il Partito comunista si prepara al nuovo congresso che si terrà dal 18 ottobre: lo riportano i media ufficiali. L’evento è attesissimo questa volta in quanto dovrebbe vedere il consolidamento della leadership del presidente Xi Jinping, oltre che per la scelta delle nuove posizioni di vertice.