General

Burundi: cosa dice il rapporto ONU

26 Settembre 2017

Pubblichiamo un estratto del rapporto che si concentra sul periodo repressivo più intenso: dicembre 2015-gennaio 2016

La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sul Burundi, dopo aver sottomesso il rapporto della indagine sui crimini contro l’umanità commessi dal regime di Pierre Nkurunziza, ha ricevuto l’autorizzazione a rendere pubbliche le indagini. Pubblichiamo un estratto del rapporto che si concentra sul periodo repressivo più intenso: dicembre 2015-gennaio 2016.

Il periodo è preceduto da una escalation di avvenimenti che rivelano la natura genocidaria e razziale del regime CNDD-FDD conosciuta fin dal 2005 ma volutamente ignorata dalle Nazioni Unite, Rwanda e Uganda. Nell’aprile 2015 il Presidente Pierre Nkurunziza annuncia che si presenterà come candidato alle elezioni presidenziali del luglio 2015. Una decisione contraria alla Costituzione che limita a due i mandati presidenziali. La popolazione (hutu e tutsi) insorge e manifesta nelle piazze.

Il regime risponde con una repressione caratterizzata da una violenza senza precedenti nella travagliata storia del Burundi. Nel maggio 2015 alcuni Generali dell`esercito tentano un colpo di Stato mentre il Presidente è in Tanzania per una visita ufficiale. Mal organizzato e tradito dall’interno il golpe fallirà offrendo il pretesto al regime per abbattere ogni oppositore al terzo mandato presidenziale. Come forma di precauzione dopo il suo rientro Nkurunziza non risiederà più nella capitale, nascondendosi in luoghi sicuri tra Ngozi e Gitega. La repressione viene attuata senza pietà. Interi quartieri della capitale considerati ribelli vengono accerchiati e gli abitanti trucidati. Compaiono per la prima volta le milizie burundesi Imbonerakure e il gruppo terroristico ruandese FDLR con cui Nkurunziza ha stretto un’alleanza nel 2014. Centinaia di corpi giacciono lungo le strade o galleggiano sul lago Tankanika e sui principali fiumi del Paese.

Un nutrito gruppo di negazionisti occidentali, collaboratori del regime, si scatenano sui media europei per tentare di confutare le notizie dei giornalisti burundesi e occidentali che parlano di genocidio strisciante. Le Nazioni Unite tentennano, la Francia fornisce il regime di nuove armi  mentre Mosca e Pechino rafforzano i legami politici. Dal giugno al settembre 2015 vengono uccisi centinaia di oppositori politici, attivisti della società civile, giornalisti. Sedi di partito, radio e redazioni di quotidiani saccheggiate e date alle fiamme.

Nel novembre 2015 il regime lancia alla popolazione hutu un agghiacciante appello: ‘Kora Kora’. Trattasi del segnale del genocidio contro la minoranza tutsi. La popolazione hutu non risponde all’appello evitando di ripetere l’orrore del Rwanda 1994. Nel dicembre 2015 le forze di liberazione burundese sostenute militarmente dal Rwanda ma ancora deboli e disorganizzate tentano un attacco a Bujumbura. Dopo aver respinto i ribelli con l`aiuto dei terroristi FDLR il regime scatenerà un lunga serie di eccidi decimando la popolazione dei quartieri ribelli della capitale e uccidendo molti immigrati ruandesi.

I terroristi FDLR dopo abili e segreti attacchi mortali a dei Generali fedeli a Nkurunziza prendono il sopravvento nel Paese e il comando delle forze armate e delle milizie Imbonerakure. Il loro piano è di instaurare un regime HutuPower in Burundi e successivamente invadere il Rwanda. Il piano prevede lo sterminio di oltre 2 milioni di tutsi burundesi e ruandesi.

Il rapporto della Commissione d’inchiesta ONU si sofferma sul periodo dicembre 2015-gennaio 2016 quando il regime rafforza il controllo del Paese attraverso una carneficina inaudita all’epoca minimizzata dalle stesse Nazioni Unite. Per un anno e mezzo i rapporti ufficiali ONU parlano sempre di 400 vittime mentre nel Paese migliaia di civili vengono brutalmente trucidati. Il rapporto della Commissione d’inchiesta per la prima volta rende giustizia a queste vittime e  specifica che dopo la violenta fase di repressione inizia un genocidio strisciante con il contagocce che dura tutt’ora. La Commissione invita la Corte Penale Internazionale ad aprire una procedura penale contro Nkurunziza e i suoi complici accusandoli di crimini contro l`umanità e tentato genocidio.

Di seguito vi sottoponiamo alcuni estratti della dettagliata denuncia ONU che rivela il vero volto di un regime considerato dal 2005 al 2014 come un fattore di stabilità da molti attori internazionali, compresa la Comunita di Sant’Egidio, promotrice assieme a Nelson Mandela e Bill Clinton degli accordi di Arusha 2000 che posero fine alla precedente guerra civile iniziata nel 1993 e posero le basi per l’ascesa al potere di Nkurunziza nel 2005. E’ doveroso sottolineare al pubblico che la Comunità di Sant’Egidio, all’epoca sotto la guida dell`attuale Vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi e del vice Presidente degli Affari Esteri e della Cooperazione Mario Giro interromperà ufficialmente i rapporti con il brutale e sanguinario regime di Nkurunziza alla fine del 2015.

Esecuzioni extra giudiziarie

La Commissione delle Nazioni Unite ha raccolto ampie prove di esecuzioni extra giudiziarie perpetuate dall’esercito e dalla polizia burundese. Nel dicembre 2015 varie centinaia di persone sono state uccise in tutto il Paese e i loro cadaveri lasciati a marcire per le strade come monito. Uno dei peggiori massacri è avvenuto presso la Terza Strada del quartiere di Musaga (Bujumbura) nelle vicinanze della chiesa cattolica dove sono state massacrate 40 persone in una volta sola. Al riguardo si riporta la testimonianza del signor X. «La maggioranza delle vittime erano uomini e molti  alunni della scuola media. Erano stati legati dalla polizia e dagli agenti della Sicurezza Nazionale e messi in fila. Sono stati uccisi uno a uno con un colpo di fucile alla testa. Le esecuzioni erano supervisionate da un alto graduato dei servizi segreti. Ad ogni vittima diceva: – Ora muori cane bastardo – rivolgendosi alla successiva vittima dicendo: – Tra qualche secondo tocca a te -. Il sangue correva a fiotti mentre l`ufficiale e i poliziotti ridevano entusiasti».
Decessi durante la detenzione

La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha constatato numerosi casi di decesso avvenuti durante la detenzione di cittadini burundesi presso le strutture dei servizi segreti Service National de Rassegnement SNR. Una persona detenuta presso il SNR nel 2016 testimonia come segue: «Una sera sono stato condotto in una stanza dove giacevano due cadaveri. Le vittime erano due uomini. Uno sui 35 anni e uno sui 20. Un agente segreto indicando i cadaveri mi ha minacciato affermando che avrei seguito la stessa sorte». La Commissione ha raccolto informazioni su trasferimenti sospetti di detenuti durante la notte. Vi sono sospetti che tali detenuti siano stati trasferiti in località segrete per essere giustiziati.

Sospetti confermati da una testimonianza di un sopravvissuto. «Alle tre del mattino siamo stati prelevati dalla prigione da dei miliziani Imbonerakure che ci hanno portato in un campo militare vicino a Bujumbura. Siamo giunti nel campo militare in 30 ma solo 5 di noi, io compreso, sono stati riportati in cella. Gli altri sono stati uccisi con un colpo alla testa». Numerosi altri testimoni tra i detenuti sopravvissuti alla SNR affermano che durante le ore notturne gli agenti segreti e la polizia prelevavano i prigionieri politici per trasferirli in località sconosciute per interrogarli. Tutti i prigionieri trasferiti non sono mai ritornati alle loro celle e tutt’ora i familiari non hanno notizie della loro sorte.

Diversi testimoni indicano la foresta di Rukoko, vicino al fiume Rusizi trasformata dagli agenti SNR, polizia e miliziani Imbonerakure in un macello. I rari sopravvissuti che sono riusciti a scappare affermano che i detenuti venivano portati in gruppi di 20 e uccisi lungo le rive della Rusizi o nella foresta di Rukoko. Venivano legati e uccisi con un colpo di coltello al collo.

Centinaia di corpi ritrovati nel Paese

Dall’aprile 2015 fino ai giorni nostri lungo le vie delle città, le campagne e fiumi sono stati ritrovati centinaia di corpi senza via. Alcuni anche nel Lago Tanganika. Tutti i corpi ritrovati riportavano evidenti segni di esecuzione ma le autorità hanno ordinato l`immediata sepoltura senza procedere alla loro identificazione, autopsia e senza aprire indagini giudiziarie. Vari di questi corpi sono stati identificati da testimoni come persone che si erano opposte al regime. Il ritrovamento di corpi è divenuta una costante giornaliera.

Fosse comuni

La Commissione di Inchiesta ha raccolto prove sulla esistenza di fosse comuni presso i cimiteri di Kanyosha e Mpanda. Sono state raccolte anche testimonianze sul reclutamento di mano d`opera occasionale da parte della autorità burundesi per seppellire decine di corpi. «Il 12 dicembre 2015 sono stato reclutato assieme ad altre persone per seppellire dei corpi. Ci hanno trasportato su dei furgoncini di proprietà del Comune di Bujumbura che seguivano tre camionette stracolme di corpi. Siamo arrivati presso il  cimitero di Kanyosha e li abbiamo seppelliti sotto la supervisione della polizia che dopo ci ha pagato», testimonianza di un profugo burundese.

Milizie Imbonerakure utilizzate in operazioni di polizia e eccidi di civili

La Commissione d’inchiesta ha raccolto diverse testimonianze sull’utilizzo da parte della autorità burundesi delle milizie Imbonerakure in operazioni di polizia e attacchi ai civili. In tutti gli attacchi ad abitazioni private i miliziani indossavano i segni distintivi delle Imbonerakure. Tutte le denunce alla polizia sono state sistematicamente ignorate. In molti casi i cittadini che hanno sporto denuncia sono stati successivamente vittime di esecuzioni extra giudiziarie attuate dalle Imbonerakure. E` evidente che le autorità burundesi forniscono ai miliziani le identità di chi porge denuncia.

Metodi di tortura

La Commissione di Inchiesta ha constatato i seguenti metodi di tortura adottati da polizia, esercito e agenti SNR.

Percosse con file elettrici, bastoni chiodati, cinture, spranghe di ferro, bastoni e altri oggetti contundenti.
Percosse ripetute ai piedi dei detenuti.
Detenuti legati, fatti sdraiare a terra e percossi con gli stivali militari da diverse persone.
Getti violenti di acqua fredda contro i detenuti.
Detenuti costretti a inginocchiarsi su pavimenti pieni di pezzi di vetro o pietre aguzze.
Utilizzo di pinze per strappare le unghie.
Ferite su varie parti del corpo inferte a baionette, coltelli e bottiglie rotte.
Utilizzo di ferri da stiro roventi sui detenuti.
Estrazione dei denti dei detenuti.
Gettare addosso ai detenuti nudi liquidi bollenti o costringerli a bere tali liquidi.
Infilare lunghi aghi nel corpo delle vittime.
Sodomizzare le vittime con bastoni, spranghe di ferro o baionette.
Costringere i detenuti a pisciare o defecare reciprocamente in bocca.
Castrare i detenuti o tagliarli il pene.
Violenze sessuali

Secondo le testimonianze raccolte dalla Commissione di Inchiesta si è potuto constatare il sistematico utilizzo di violenze sessuali da parte degli agenti SNR, polizia, militari e miliziani Imbonerakure contro cittadini sospettati di opporsi al regime o loro parenti. Stesso trattamento è stato riservato ad attiviste della società civile, dei diritti umani e donne membri di partiti di opposizione. Numerosi stupri sono avvenuti dopo l’esecuzione di mariti, figli e genitori delle donne prese di mira. Le donne sono state spesso vittime di gangbang (stupri collettivi), doppie penetrazioni, introduzione di oggetti contundenti nella vagina e nel ano. Anche dei giovani, adolescenti e uomini sono stati direttamente sodomizzati da diversi aguzzini o subito la penetrazione di oggetti contundenti nel ano.

La Commissione d’inchiesta ha potuto appurare il carattere particolarmente violento delle violenze sessuali. L’intenzione degli autori era di punire, umiliare e brutalizzare le vittime che, in alcuni casi hanno subito mutilazioni nelle parti intime: vagina, clitoridi, capezzoli, seni. Nelle prigioni la polizia ha costretto dei detenuti maschi a stuprare detenute femmine. In altri casi i detenuti sono stati costretti a sodomizzare altri loro compagni di cella o degli adolescenti sotto lo sguardo divertito dei carcerieri e di autorità burundesi.

La Commissione di Inchiesta ha catalogato le seguenti metodologie di violenze sessuali oltre allo stupro.

Mutilazioni di parti intime.
Nudità forzata,
Ferite o iniezioni di sostanze sconosciute nei testicoli e pene dei detenuti maschi.
Appendere i detenuti maschi per i testicoli.
Penetrazioni vaginale e anali di oggetti contundenti.
Tutti gli stupri e le violenze sessuali non erano finalizzate ad ottenere informazioni o estorcere confessioni ma a soddisfare il gusto sadico degli aguzzini.

La Commissione d’inchiesta ha ragionevoli motivi di ritenere tutti queste documentate violazioni dei crimini contro l’umanità, collegate a persecuzioni politiche, etniche e sessiste. Questi crimini si inseriscono nel quadro di un attacco sistematico contro una parte della popolazione civile del Burundi per motivi politici o etnici.

La Commissione d’inchiesta è rimasta particolarmente scioccata dal clima di terrore riscontrato sia tra la popolazione burundese che vive nel Paese sia tra i rifugiati. A seguito di questo clima di terrore e violenza tutt’ora vigente in Burundi la Commissione di Inchiesta sconsiglia vivamente il rimpatrio dei rifugiati burundesi ospitati nei Paesi vicini.

Questi sono alcuni estratti del lungo e dettagliato rapporto della Commissione di Inchiesta delle Nazioni Unite che di fatto apre le porte per una inchiesta giudiziaria presso la Corte Penale Internazionale. Il rapporto ha creato panico e rabbia tra i quadri militari e politici del regime di Nkurunziza che reagiscono negando ogni accusa e affermando che gli inquirenti delle Nazioni Unite facciano parte di un complotto orchestrato da Unione Europea, Stati Uniti, Rwanda e Israele. Il presidente del CNDD-FDD afferma che il Burundi sarà protetto da Dio e che una schiera di angeli annienterà gli occidentali.

Fonti locali affermano che le violenze sui civili e le esecuzioni extra giudiziarie sono aumentate in queste ultime settimane. Si registrano arresti arbitrari in pieno giorno. Almeno dieci civili sono stati abbattuti in pieno giorno nelle principali vie della capitale e delle altre città. Gli agenti della SNR, i poliziotti e soldati rimasti fedeli al regime, i miliziani Imbonerakure e i terroristi ruandesi FDLR si dimostrano molto nervosi e aggressivi. Secondo fonti interne Nkurunziza teme che il Consiglio di Sicurezza autorizzi una missione militare internazionale o un attacco dai vicini Rwanda, Tanzania e Congo.

Le tesse fonti locali sottolineano un evidente nervosismo anche tra certe comunità di espatriati occidentali presenti nel Paese. Soprattutto tra uomini di affari e imprenditori europei che sarebbero profondamente collusi con il regime di Nkurunziza. Questi individui temono di essere coinvolti nella inchiesta giudiziaria che potrebbe essere aperta presso la CPI o che la loro collaborazione con il regime razziale venga resa nota alla opinione pubblica dei loro Paesi europei di origine.

Si nota anche un estremo nervosismo di alcune rappresentanze diplomatiche europee giustificato dal timore dei rispettivi governi di essere accusati di collaborazione con il regime e di corresponsabilità indiretta ai crimini contro l`umanità. Accuse che diventerebbero insostenibili nella eventualità che la situazione precipiti in Burundi facendo scoppiare il genocidio di massa.
Durante la repressione del dicembre 2015 il quartiere di Musaga a Bujumbura è stato particolarmente preso di mira. «Per due interi giorni il quartiere di Musaga è stato circondato. Ho tentato di uscire dalla mia abitazione ma dei poliziotti me lo hanno impedito. Quando le forze dell`ordine sono andate via abbiamo visto le strade comparse di corpi di donne, uomini e giovani studenti universitari. Penso che siano stati circa cento. L`asfalto era ricoperto di sangue. Lo stesso orrore si è verificato nei quartieri di Nyagabiba I e Kigwati», riporta un testimone. Le esecuzioni extra giudiziarie commesse nel dicembre 2015 sono state accompagnate da numerosi arresti arbitrari, torture, stupri e violenze sessuali.