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Somalia: pirateria e traffico di esseri umani verso l’Europa

31 Luglio 2017

Scelte sbagliate e miopia politica dell’EU hanno rinvigorito i terroristi e pirati somali

L’Unione Europea è il principale finanziatore della missione di pace dell’Unione Africana, AMISOM, che dal 2007, sotto il comando militare ugandese, sta combattendo i terroristi salafisti di Al Shabaab, finanziati dai soliti Stati mediorientali sponsor del terrorismo internazionale –Arabia Saudita e Qatar-, beffardamente alleati di UE, Stati Uniti e Israele. Se le operazioni militari delle truppe africane AMISOM stanno dando ottimi risultati, liberando sempre più zone terrestri dal feroce controllo di Al Shabaab, la Task Force navale europea, NAVFOR Somalia, Operazione Atalanta, sta miserabilmente fallendo nonostante che riesca ancora a godere del silenzio dei media occidentali. L’Operazione Atalanta è la prima missione militare dell’Unione Europea in Africa non sotto comando NATO nata nel dicembre 2008 per prevenire e reprimere gli atti di pirateria marittima lungo le coste della Somalia. Un’operazione con copertura legale offerta dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1814, 1816, 1838 e 1846 adottate nel 2008.

Nella costosissima operazione di polizia militare con mandato di combattimento partecipano varie marine e aviazioni militari europee tra cui Germania, Belgio, Spagna, Francia, Grecia, Norvegia, Olanda, Svezia. Nonostante il Brexit la marina inglese continua a partecipare al NAVFOR. La marina militare italiana offre un contributo non trascurabile nella guerra contro i pirati somali. Le prima operazioni delle nostre navi da guerre sono iniziate il 7 marzo 2009. In varie occasioni la nostra marina militare ha affrontato pericolosi e duri scontri contro i sanguinari pirati somali riuscendo ad impedire arrembaggi o liberando vari mercantili sequestrati dai pirati. Dal 2011 è stato istituito un apposito reparto, i Nuclei militari di protezione, inquadrato nel 2º Reggimento “San Marco” che prevede l’imbarco di propri fucilieri di Marina su navi mercantili e passeggeri italiane negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria.

Le intense attività miliari della NAVFOR hanno inflitto colpi mortali alla pirateria somala tra il 2010 e il 2014, distruggendo i principali covi collocati nelle città portuali come Harardere (Mudgu Region) ed El Dhere (Galgadud Region). Le attività militari coordinate con i droni americani e le truppe africane guidate dall’Uganda, hanno anche impedito che il gruppo terroristico salafista Al Shabaab potesse prendere le redini di questo lucroso affare. Gli attacchi terrestri delle truppe ugandesi e burundesi hanno costretto i terroristi somali a ritirarsi in località remote del Paese rendendo impossibili le attività di coordinamento della pirateria. Attività che Al Shabaab era interessata a coordinare e a comandare per assicurarsi una preziosa fonte di finanziamento. Nonostante gli aiuti economici promessi al Governo somalo, l’Unione Europea di fatto non ha mantenuto lo sforzo di stabilizzazione del Paese. Sforzo necessario per consolidare le vittorie miliare riportate sul campo dai soldati ugandesi e burundesi.

Nel 2015 la situazione di assenza di impegno istituzionale europeo era diventata così evidente ed insopportabile che il Presidente Yoweri Kaguta Museveni minacciò a più riprese il ritiro delle truppe ugandesi dalla Somalia. Gli sforzi bellici del AMISOM sono stati messi a dura prova anche dalle sanzioni economiche decise dalla Unione Europea contro il dittatore burundese Pierre Nkurunziza. Tra queste sanzioni vi è anche il blocco delle truppe burundesi impegnate nel teatro di guerra somalo. L’ingenua speranza di Bruxelles era che le truppe burundesi non pagate da oltre un anno rientrassero nel loro Paese e rovesciassero il dittatore.

Il presente ha offerto una realtà ben diversa dalle aspettative degli strateghi europei. Le truppe non sono rientrate e il dittatore è ancora al potere, giocando abilmente il ricatto del genocidio contro la minoranza tutsi, praticamente ostaggio in Burundi. Il congelamento dei salari al contingente militare burundese deciso da Bruxelles ha creato un passività dei soldati che formavano la seconda forza d’urto del AMISOM contro Al Shabaab. In un primo tempo il contingente ugandese ha affrontato le operazioni belliche da solo. Ora ha ricevuto l’ordine dal Presidente Museveni di mantenere i territori liberati e proteggere il debole ed instabile Governo di Mogadiscio. Museveni ha deciso di non sprecare le preziose vite dei suoi ragazzi per l’incompetenza europea che di fatto ha affievolito il patto mai dichiarato tra le forze militari africane e l’Europa: combattimenti in prima linea in cambio di soldi. Una moderna forma di servizi mercenari camuffata in Operazione di Mantenimento della Pace.

Il comprensibile disimpegno dei soldati burundesi e gli ordini di attestarsi sulla difensiva ricevuti da quelli ugandesi hanno permesso ad Al Shabaab di riprendere fiato. Impossibilitato a riconquistare i territori perduti causa la potenza di fuoco e la preparazione militare dei soldati ugandesi, Al Shabaab ha preferito concentrarsi sul controllo della pirateria e, come conseguenza, sul traffico di esseri umani, collegando le coste somale nel network orientale della immigrazione clandestina: Sudan e Libia. Quello occidentale è gestito a partire dal Niger, sempre con destinazione Libia e relative coste italiane. Al Shabaab, favorita da finanziamenti discreti ma efficaci dell’Arabia Saudita, ha riorganizzato la pirateria presso un safe haven offerto dalla regione semi autonoma del Puntland.

Questa regione semi autonoma, con forti aspirazioni indipendentistiche, è stata trasformata da Al Shabaab in un nuovo covo di pirati con la complicità delle autorità locali. Le reclute sono facili da trovare visto che l’Unione Europea non ha mai voluto finanziare nell’area seri piani di sviluppo economico nonostante che le autorità locali (strutturate in governo non riconosciuto) erano in grado fino al 2015 di assicurare il controllo del territorio e l’assenza di attività terroristiche di rilievo. Gli esiti di questa miope scelta europea sono stati devastanti e favorevoli ai terroristi salafisti.

La povertà e la disoccupazione cronica sono aumentati offrendo così mano d’opera per la pirateria. Gli attacchi alle navi mercantili sono ripresi innescando una preoccupando escalation che la flotta militare europea sembra non in grado di arginare per cause sia economiche (i fondi iniziano a scarseggiare) sia per difficoltà di coordinamento tra le varie marine militari dei Paesi europei impegnati nell’ Operazione Atalanta. I pirati, coordinati da Al Shabaab non attaccano i mercantili russi e cinesi, protetti dalle rispettive flotte nazionali più determinate, con maggior mezzi e minor scrupoli della NAVFOR. Gran parte del ricavato del bottino ricavato dagli arrembaggi viene utilizzato per sviluppare il Puntland. Al Shabaab sta rinunciando ad una parte considerevole dei profitti derivanti alla pirateria per finanziare lo sviluppo regionale, sostituendosi alla Unione Europea e accrescendo i consensi tra la popolazione che non può vivere di ideali democratici e difesa dei diritti umani ma di semplice pane.

La città di Garowe, distante 200 km dalla costa, sta diventando un centro economico regionale. Grazie ai profitti della pirateria il tenore di vita dei suoi abitanti è considerevolmente aumentato e il commercio è florido. Un aiuto offerto ad una classe politica che per anni ha implorato Bruxelles di aiutare l’economia del Puntland e che ora accetta il denaro sporco ma utile per lo sviluppo della zona. Gli investimenti di Al Shabaab sono fatti alla luce del sole. Una nave mercantile sequestrata è stata trasformata in un hotel di lusso: l’Holy Day Hotel.

Con i soldi della pirateria, ormai legata al terrorismo salafista, Garowe sta diventando una città cosmopolita piena di uomini d’affari Indiani, pakistani, kenioti, ugandesi, sud africani. Anche la diaspora somala in America proveneiente dal Minnesota è ritornata per contribuire allo sviluppo offerto dai terroristi salafisti e dai pirati a loro alleati. Spesso le attività commerciali svolgono servizi di riciclaggio di denaro per contro di Al Shabaab. Dal gennaio al maggio 2017 i pirati hanno attaccato diversi mercantili e anche la nave petrolifera Airs 13, ora trasformata in una base navale galleggiante per gli attacchi pirateschi.

La Ong somala Puntland Development Reserach Center – PDRC (Centro di Ricerche per lo Sviluppo del Puntland) conferma il ritorno della pirateria presso le coste somale. “L’Unione Europea ha ignorato le nostre richieste di aiuto per creare sviluppo economico così non solo sono ritornati i pirati ma dietro di loro i terroristi” osserva Abdinasir Yusuf, ricercatore presso la PDRC. Non esistono più i pescatori trasformati in pirati ma dei professionisti agguerriti, spietati e addestrati dai terroristi di Al Shabaab a cui molti affermano che l’Arabia Saudita mette loro a disposizione mezzi finanziari, logistici e armi, quelle comprate dalle ditte europee, italiane comprese e utilizzate nella guerra contro lo Yemen e nelle azioni di pirateria in Somalia. I terroristi di Al Shabaab e i loro soldi hanno comprato la fedeltà non solo delle autorità locali ma del vero tessuto di potere clanico del Puntland composto dai saggi, capi villaggio, capi clan e il clero islamico locale. Il potere clanico è stato inglobato nel network mafioso creato da Al Shabaab e tutti ci guadagnano: dai leader alla popolazione.

Questo network mafioso si è agganciato al traffico degli esseri umani, aumentando i flussi incontrollati di immigrazione lungo le coste italiane. Il traffico di esseri umani è stato un’ancora di salvezza per la pirateria somala durante i difficili anni tra il 2010 e il 2013 quando le marine militari europee erano realmente efficaci e svolgevano in pieno il loro compito di polizia internazionale. Ora Al Shabaab ha perfezionato il traffico di esseri umani collegandolo con il porto di Bosaso, lo Yemen e il Sudan, Paese pienamente coinvolto in questo traffico e ironicamente beneficiario di enormi aiuti economici della Unione Europea grazie anche al lavoro diplomatico dell’Ambasciata italiana a Khartoum.

Il sanguinario dittatore sudanese Omar El Bashir, responsabile dello sterminio di intere popolazioni nel Darfur, ora è considerato dagli europei come un baluardo contro l’espansione del terrorismo e della immigrazione incontrollata. Peccato che gli accordi siglati con Al Shabaab dimostrino il contrario. Si pensa che Al Shabaab abbia siglato anche accordi con i capi clan delle tribù nomade nel sud della Libia, che la nostra diplomazia estera si ostina a definire “sindaci” per dare un senso di rispettabilità agli accordi siglati a Roma nel 2015 con tagliagole e mercanti di schiavi e droga nella speranza che i soldi europei li convincano a regolare i flussi migratori dall’Africa.

La riorganizzazione della immigrazione clandestina grazie ai pirati somali e ai terroristi di Al Shabaan ha fatto anche aumentare il prezzo del viaggio dal Sudan. Per raggiungere le 5 miglia oltre le acque territoriali libiche dove le navi delle ONG europea giungeranno a salvarli, contattate anche dai pirati e terroristi somali, i profughi devono ora pagare 10.000 dollari a testa. Un bottino che viene diviso tra Al Shabaab, governo sudanese e i “sindaci” del Fezzan.