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Migranti, sequestrata nave Ong: favoriva l’immigrazione clandestina

2 Agosto 2017

L’imbarcazione “Iuventa”, della tedesca Jugend Rettet, bloccata al largo di Lampedusa. La procura di Trapani: «Ci sono gravi indizi di colpevolezza, ma il motivo è umanitario».

La nave, un peschereccio battente bandiera olandese di 33 metri, è stato fermato in mare e condotta a Lampedusa. Per scortarla in porto sono intervenute diverse motovedette della Guardia costiera, con un grande spiegamento di forze dell’ordine anche sulla banchina. Il comandante della Capitaneria di porto di Lampedusa, il tenente di vascello Paolo Monaco, è salito a bordo della nave dove è rimasto per oltre due ore.

RISCHIO DI REITERAZIONE DEL REATO. «Si tratta di un normale controllo, che abbiamo fatto e che non comporterà alcun problema», aveva spiegato l’ufficiale dopo essere sceso dalla “Iuventa”, «ora controlleremo i documenti di tutto l’equipaggio e già questa mattina potranno ripartire da Lampedusa se dagli accertamenti emergerà che tutto è in regola». Ma le cose non sono andate così. E dopo qualche ora si è saputo che il peschereccio era sotto sequestro su ordine della magistratura, ricorsa al provvedimento per scongiurare la reiterazione del reato.

ALMENO TRE CASI ACCERTATI. A spiegare il contenuto dell’indagine – avviata a marzo di quest’anno dalle dichiarazioni di due operatori della “Vos Hestia” di Save The Children – è stato il procuratore facente funzioni Ambrogio Cartosio. Gli inquirenti avrebbero accertato almeno tre casi in cui alcuni componenti dell’equipaggio della nave, non ancora identificati, avrebbero avuto contatti con trafficanti di migranti libici e sarebbero intervenuti in operazioni di soccorso senza che i profughi fossero in reale situazione di pericolo. I migranti sarebbero stati trasbordati sulla nave della ong scortati dai libici. Per i pm il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, escluso solo quando il soccorso avviene in situazioni di imminente rischio, sarebbe smaccato.

GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA. «La più temeraria era sicuramente la “Iuventa” che, da quello che ho potuto vedere sul radar, avendo io accesso al ponte, arrivava anche a 13 miglia dalle coste libiche, circostanza anche pericolosa. La “Iuventa”, che è un’imbarcazione piccola e vecchia, fungeva da piattaforma ed era sempre necessario l’intervento di una nave più grande sulla quale trasbordare i migranti soccorsi», ha raccontato ai pm uno dei testimoni, rivelando anche che i gommoni usati dai trafficanti venivano restituiti agli scafisti. «Ci sono gravi indizi di colpevolezza – ha detto quindi Cartosio – e poi ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo che interviene in caso di condanna dei proprietari e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo accettato dal gip».


Screenshot dal video che documenta i contatti tra la “Iuventa” e i trafficanti.

Il gip stesso parla di veri e propri «rendez-vous tra trafficanti e “Iuventa”». Gli episodi contestati risalgono al 18 e 26 giugno e al 10 settembre.«Ma ve ne sono anche altri – ha spiegato il magistrato – che contribuiscono a sostenere che questa condotta sia abituale». La responsabilità degli illeciti sarebbe individuale. Non ci sarebbero cioè legami tra i trafficanti e la Ong: infatti non è stata contestata l’associazione a delinquere. «E comunque – ha precisato Cartosio – le persone coinvolte non hanno agito per denaro».

INDAGINE DELICATA. Che la vicenda avrebbe suscitato clamore, la Procura lo prevedeva. «La delicatezza dell’indagine, gli intricati risvolti giuridici e la loro rilevanza sociale – ha precisato il procuratore – ci inducono a dare all’opinione pubblica informazioni il più possibile formali e corrette. Sulla nave si sono alternati diversi equipaggi – ha aggiunto – e al momento non pare abbiano percepito compensi. La mia personale convinzione è che il motivo della condotta dell’equipaggio sia umanitario».

LA STORIA DELLA “IUVENTA”. La “Iuventa” ha iniziato le sue attività di soccorso il 30 giugno del 2016. Il progetto è nato per volontà di un gruppo di giovani berlinesi, tra i 20 ai 30 anni, che hanno fondato la Ong. Sul lavoro dell’equipaggio e dei volontari a bordo della imbarcazione è stato realizzato anche un film dal documentarista romano Michele Cinque. Sul sito della Ong sono riportati i salvataggi operati dalla nave: 1388 a luglio 2016, 140 ad agosto, 1585 a settembre, 3156 a ottobre e 393 a novembre.