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Migranti, dal vertice di Parigi solo pacche sulle spalle per l’Italia

28 Agosto 2017

A parole Merkel e Macron elogiano l’intervento in Libia. Ma Gentiloni: «Serve una strategia comune». Task force a Roma con i membri di Libia, Niger, Ciad e Mali. Ok alla “cabina di regia” delle forze di sicurezza.

Al vertice sui migranti convocato a Parigi oltre a Francia, Germania, Italia, Spagna e Unione europea hanno partecipato anche i leader di Tripoli, Niger e Ciad, Paesi di transito delle rotte migratorie, che i leader europei vogliono coinvolgere nel tentativo di allentare la pressione sulle frontiere esterne del Vecchio Continente. Il summit all’Eliseo ha rappresentato un primo passo dopo settimane di incomprensioni. «La cooperazione tra Italia e Libia» sui flussi migratori «è un perfetto esempio di quello che vogliamo realizzare», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, nella conferenza stampa finale. Lodi cui, però, non hanno fatto seguito impegni concreti.

GENTILONI: «IMPEGNO DI TUTTI». «Devo dire che nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, anche nella rotta del Mediterraneo centrale abbiamo conseguito dei risultati, ma sono risultati iniziali che vanno consolidati. E questo impegno va ‘europeizzato’, perché non può essere l’impegno di un solo Paese o di alcuni Paesi. Deve essere un impegno europeo», ha voluto ribadire a tal proposito il premier Paolo Gentiloni, secondo cui «rispetto al predominio delle migrazioni irregolari il vento può cambiare e può andare in una direzione diversa».

FONDI PER FERMARE IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI. Il coinvolgimento concreto dei Paesi di transito nel contrasto al traffico di esseri umani, tuttavia, non può che passare attraverso lo stanziamento di fondi e aiuti allo sviluppo, anche per dare un’alternativa legale alle economie clandestine generate da tale traffico. Per questo motivo l’idea sarebbe quella di mettere sul piatto 60 milioni di euro, da aggiungere al fondo per la Libia creato dall’Unione europea.

Nel frattempo, al Viminale si è tenuta una riunione preliminare con i rappresentanti di Libia, Niger, Ciad e Mali. È stato deciso di dare vita a una una “cabina di regia” ad alto livello delle forze di sicurezza, per accrescere la cooperazione tra i quattro Stati. La task force si riunirà a breve a Roma. Lo scopo di questo processo è realizzare un vero e proprio piano organico di investimenti per questi Paesi, che si avvalga anche dei fondi del Trust Fund dell’Ue per l’Africa e garantisca soldi, uomini e dotazioni. In cambio si chiede ai Paesi africani coinvolti un controllo più serrato dei confini terrestri e marittimi, sostenendo la formazione della guardia di frontiera e di quella costiera. Oltre a un’azione comune di contrasto ai trafficanti di esseri umani e al terrorismo.

ACCORDO CON I SINDACI LIBICI. Il premier Paolo Gentiloni, da parte sua, ha portato a Parigi l’accordo siglato dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, con 14 sindaci libici, che in cambio di aiuti si sono impegnati a frenare gli sbarchi. Ad agosto sulle coste italiane sono arrivati 3 mila migranti, contro i 21 mila del 2016. Ma crescono le preoccupazioni per la mancanza di garanzie sul rispetto dei diritti umani di chi viene bloccato o riporato indietro dalla Guardia costiera libica. Tornando al summit francese, significativa la partecipazione del premier spagnolo Mariano Rajoy, visto che le frontiere di Madrid, finora ben sigillate, hanno cominciato a mostrare delle crepe, soprattutto a Ceuta. Mentre la cancelliera tedesca si è schierata apertamente al fianco di Italia e Grecia.

MERKEL VERSO LE ELEZIONI. L’appuntamento, d’altra parte, arriva a meno di un mese dalle elezioni presidenziali in Germania. Merkel è alla ricerca del suo quarto mandato consecutivo ed è stata proprio lei, con un’intervista alla Welt am Sommtag, ad anticipare un’altra possibile svolta, parlando apertamente della necessità di superare la Convenzione di Dublino, che stabilisce quale Stato debba farsi carico della richiesta di asilo di una persona che arriva sul territorio europeo. «Non è possibile», ha detto la cancelliera, «che la Grecia o l’Italia da sole debbano sopportare tutti gli oneri solo perché la loro posizione geografica è quella che è. Dublino ha sovraccaricato Atene e Roma, i profughi vanno distribuiti in modo solidale».

TAJANI: «SEI MILIARDI DI EURO PER LA LIBIA». Ancor più ambiziosa la proposta che il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha lanciato ai leader di Francia, Germania, Italia e Spagna: un piano europeo immediato per la Libia, uguale a quello messo a punto per la Turchia. Sei miliardi di euro per favorire un accordo tra Bengasi e Tripoli e chiudere la rotta del Mediterraneo centrale. E poi un investimento a lungo termine per tutta l’Africa, per contrastare le cause più profonde delle migrazioni. «Non serve a nulla dare degli spiccioli, qualche decina di milioni di euro: per contrastare le migrazioni dobbiamo varare un grande piano Ue per l’Africa», ha dichiarato Tajani.