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Libia: Haftar bombarda le navi italiane, a parole

3 Agosto 2017

Secondo ‘Al Arabiya’ il generale avrebbe dato ordine di ‘bombardare’ le navi italiane che dovessero entrare nelle acque libiche. Lui fa intendere di confermare attraverso il ‘Corriere della Sera’, ma ….

Ieri sera, poche ore dopo che il Parlamento italiano aveva approvato la missione italiana a supporto della Guardia costiera libica nel contrasto al traffico di esseri umani, e nelle acque libiche era giunto, diretta a Tripoli, il pattugliatore d’altura ‘Comandante Borsini’, dopo aver ricevuto le autorizzazioni governative libiche, per effettuare le necessarie ricognizioni in vista della missione, la tv ‘Al Arabiya’ ha diffuso la notizia che il generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), l’uomo forte della Cirenaica e rivale del premier Fayez al-Sarraj, malgrado l’apparente intesa raggiunta in Francia attraverso la mediazione del Presidente Emmanuel Macron, avrebbe ordinato alle sue forze di bombardare qualsiasi nave militare italiana entrata nelle acque territoriali libiche su richiesta di al-Sarraj.
La rete televisiva ha dato l’annuncio sul suo profilo twitter e con una ‘Breaking News’.  Sul sito, poi, in arabo era apparsa la notizia che il generale escludeva dall’attacco solo le navi commerciali. Nel sito in inglese l’emittente nel riportare la notizia ‘Haftar orders bombing of Italian warships requested by Sarraj’, sottolinea che la richiesta di Sarraj a Roma di aiutare le autorità di Tripoli a fermare l’immigrazione clandestina aveva provocato la rabbia di molti attivisti libici che hanno considerato la mossa come una «violazione della sovranità libica».

Nelle stesse ore alcune fonti italiane diffondono la notizia, facendo riferimento a fonti libiche vicine al generale, con toni più soft, sostengono che Haftar ha ordinato all’Aeronautica militare e alla Marina di intercettare ogni imbarcazione straniera entrata in acque libiche, ad eccezione di quelle commerciali.
In tarda notte, poi, l’agenzia ‘Nova’ riferisce la nota dell’ufficio media dell’Lna sul profilo ufficiale di Facebook: Haftar «“Haftar ha dato ordini alle basi navali di Tobruk, Bengasi e Ras Lanuf di colpire qualsiasi nave che tenti di entrare in acque territoriali libiche senza il permesso dell’esercito”. Il messaggio non fa esplicito riferimento alla missione navale italiana a sostegno della Guardia costiera libica, tuttavia giunge poco dopo l’approvazione da parte del parlamento italiano della missione navale a sostegno della Guardia costiera libica».

Fonti governative italiane, parlando alle agenzie mentre si diffondeva la notizia di ‘Al Arabiya’, hanno subito definito ‘inattendibile’ e ‘infondata’ la notizia.
Tali fonti sottolineano che la richiesta di intervento di supporto e accompagnamento militare italiano è venuta dalle autorità libiche riconosciute in ambito internazionale, dall’Onu (per l’appunto il Governo di Fayez al-Sarraij), ma l’Italia è presente anche in altra zona di quel Paese, come Misurata, che è sotto il controllo di altra fazione. Lì c’è personale militare sanitario che sta conducendo l’Operazione ‘Ippocrate’, con l’allestimento di un ospedale per la cura di libici -civili e militari- feriti. Sono già decine i libici feriti che da Misurata sono stati trasferiti in Italia negli ospedali militari del Celio, a Roma, e in quello di Milano perchè necessitavano di cure più complesse e prolungate. Questo è uno dei motivi, secondo gli ambienti governativi che ieri sera hanno commentato a caldo la notizia, per ritenere infondata la notizia di un ordine di attacco da parte del generale Haftar.

Ma la motivazione più forte sta nella nuova postura internazionale che Haftar si sta ritagliando sullo scenario internazionale. Dopo il vertice del 25 luglio a Parigi, il generale, di fatto, è stato ‘sdoganato’ da Macron, la comunità internazionale lo riconosce -volente o nolente- come interlocutore imprescindibile per qualsiasi azione politico-diplomatica in Libia. Il Generale sa benissimo che una minaccia del genere lo ricaccerebbe nel limbo dell’impresentabilità, la diplomazia internazionale ricchiuderebbe immediatamente le porte.  A ciò si aggiunga che Haftar da tempo sta cercando di accreditarsi come interlocutore al pari di Tripoli a Roma, e altrettanto bene è consapevole del fatto che Farnesina e Palazzo Chigi stanno seriamente valutando più che il ‘se opportuno’, il quando e il come, e non da ora, da ben prima del vertice di Parigi -lo dimostra il fatto che l’Ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Perrone, come ha dichiarato il Ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano alle Commissioni estere di Camera e Senato, ha da alcuni mesi un canale di dialogo aperto con il generale. In ultimo, ma non ultimo per il suo futuro politico, Haftar è perfettamente consapevole che questa minaccia metterebbe in imbarazzo la Francia che da sempre lo sostiene, difficoltà che Macron non si può permettere.
La minaccia di bombardare le navi italiane in acque libiche, oltre a non avere alcun senso né politicamente -se non dal punto di vista strettamente tattico- né militarmente, sarebbe un colpo di testa che gli costerebbe l’affondamento.

Il Parlamento libico di Tobruk, al quale fa riferimento il generale, ha condannato la missione navale italiana in acque libiche come una violazione della sovranità nazionale, affermando di non riconoscere la validità dell’accordo raggiunto dal Governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj con le autorità italiane. La Camera dei rappresentanti avrebbe sollecitato un intervento delle Nazioni Unite per scongiurare una crisi con l’Italia. Haftar aveva subito dimostrato la sua insofferenza per la richiesta di al-Sarraj all’Italia, avanzata poche ore dopo che i due avevano trovato un accordo (per quanto per il momento solo ancora sulla carta) a Parigi, e  aveva minacciato «una risposta forte all’intervento italiano in acque libiche». Fonti vicine al generale avevano avevano definito l’intervento italiano in acque libiche come ‘imprudente’ e che punterebbe a minare l’iniziativa della Francia, volta al cessate il fuoco nazionale, e alle elezioni presidenziali e parlamentari per il prossimo anno.

Un messaggio-risposta ‘forte’ quello di «colpire qualsiasi nave che tenti di entrare in acque territoriali libiche senza il permesso dell’esercito», senza fare riferimento esplicito all’Italia, pronunciato con tempistica azzeccata -nelle stesse ore in cui il Parlamento italiano approva la missione e iniziano le ricognizioni italiane in loco, e mentre Tobruk pronuncia l’ennesimo ‘no’ (a al-Sarraj prima ancora che all’Italia)- ma che ha l’aria di schermaglia politica, gioco diplomatico delle parti. Parole, più che bombe.  Anche la conferma, attraverso le parole dello stesso generale, rilasciata in queste ore attraverso il ‘Corriere della Sera‘, ha ancora l’aria di essere tattica, fare la voce grossa, abbaiare per non mordere, per quanto sia un percorso non privo di rischi, può servire, anche dopo Parigi e in una fase in cui il generale è al lavoro con i suoi uomini per togliere sempre più terreno da sotto i piedi di al-Sarraj, conquistare nuove aree, a iniziare da quelle da dove parte la quasi totalità dei migranti che arrivano in Italia. Non è la prima volta che Haftar fa la voce grossa e strapazza Roma con l’ambizione di farsi riconoscere come interlocutore. A gennaio, sempre attraverso una lunga intervista al ‘Corriere della Sera‘, aveva detto senza mezzi termini che l’Italia si era schierata dalla parte sbagliata scegliendo di sostenere al-Sarraj. E’ la sua tattica: parole dure e fatti sul terreno, conquista di territorio, con obiettivo Tripoli, e, tanto per cominciare, Sabratha e Sorman, le coste dalle quali si parte per l’Italia. Quando il generale avrà conquistato anche questo lembo di Libia, Roma, strapazzata o no, dovrà semplicemente prendere atto che  l’interlocutore è cambiato.