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Elezioni in Kenya: la sfida dal sapore etnico

9 Agosto 2017

Secondo Odinga ‘una farsa’, Kenyatta, resta fiducioso. Uno sguardo al primo giorno dopo le elezioni tra i primi scontri e la grande allerta

Ieri l’atteso voto in Kenya. Dopo la diffusione dei primissimi risultati elettorali, già vive contestazioni. Il candidato dell’opposizione (la National Super Alliance), Raila Odinga ha subito definito l’esito «una farsa» che non rispecchia affatto la volontà di coloro che sono andati alle urne. Odinga aveva anche chiesto alla Independent Electoral and Boundaries Commission (IEBC) di fornire dei moduli specifici, i 34A e 34B, secondo lui i più adatti a verificare i risultati. Il reclamo, però, non è stato accolto dalla IEBC. Alle 3 di stanotte, il Presidente attuale, Uhruru Kenyatta, è in testa con più di 6 milioni di voti contro i 5 milioni dello sfidante Odinga. 55% contro il 44%, questa la differenza tra i due.

I risultati, però, non sono accompagnati dalle copie dei modelli originali dei seggi e circoscrizioni elettorali; questa la denuncia. Il legale della Nasa, James Orengo, ha dichiarato che quei modelli dovrebbero essere basilari per la trasparenza dei risultati e la commissione non li sta controllando come richiesto. La IEBC, secondo Orengo, avrebbe dovuto assicurare la disponibilità dei moduli. «Ci era stata data la garanzia che avremmo avuto i moduli»; «se qualcuno vuole sapere cos’è una frode, eccone una», ha tuonato Orengo.

Si teme che si verifichi ciò che è avvenuto già nelle elezioni del 2007 e del 2013, quando l’organo elettorale aveva trasmesso i risultati senza un criterio di accertamento ed alcuni funzionari avevano deliberatamente cospirato per rallentare l’annuncio dei risultati elettorali. «E’ preoccupante che, dopo un lungo procedimento, la commissione commetterà una frode simile. I keniani dovrebbero ignorare questi esiti», ha continuato Orengo. I risultati sarebbero invalidi perché non supportati da alcuna evidenza e non trasmessi in modo legale.

Invece Ezra Chiloba, funzionario elettorale, ha dichiarato che gli esiti trasmessi sono stati preventivamente controllati proprio attraverso il modulo 34B. «Chiediamo ai keniani di essere pazienti e di continuare a conteggiare e comunicare i risultati». La commissione elettorale, dal canto suo, ha difeso i risultati provvisori e rigettato la richiesta della Nasa che avrebbe voluto il blocco delle comunicazioni. Trasparenza e attendibilità «parte del nostro lavoro e del nostro impegno con gli elettori», ha dichiarato Consolata Maina della IEBC. La scelta di comunicare ora e in questo modo i risultati, è basata sulla decisione della Corte d’Appello che ha dichiarato che i risultati annunciati ai seggi elettorali saranno definitivi. La commissione ha anche deciso che in caso di discrepanza tra i risultati trasmessi usando il sistema KIEMS (Kenya Integrated Election Management System) ed il modello attuale, quest’ultimo prevarrà. Come ha spiegato Maina, la legge richiede che il modulo 34B sia trasmesso alla IEBC dai funzionari preposti prima di dichiarare i risultati elettorali.

«Mi sento positivo», ha dichiarato Kenyatta; «abbiamo svolto una campagna elettorale molto positiva mostrando ai keniani cosa abbiamo fatto e cosa intendiamo fare se venissimo rieletti». «Credo che i keniani abbiano l’abilità di scegliere la direzione in cui vogliono andare e penso che vogliano andare avanti; vogliono noi per continuare a vivere in armonia ed unità e per progredire e credo che daranno a Jubilee l’opportunità di continuare il lavoro che abbiamo iniziato per questa Nazione».

Kenyatta mostra sicurezza e convinzione nell’aver condotto il Kenya verso una nuova era di prosperità e progresso grazie ai numerosi investimenti nelle infrastrutture; il Presidente vanta la costruzione della rete ferroviaria che copre tutto il Paese e la messa in sicurezza della rete stradale. Sebbene il Paese sia in crescita economica, Kenyatta non può negare l’aumento della disoccupazione giovanile, ora al 22 per cento. Spese e progetti nelle intenzioni di Kenyatta che, secondo lo sfidante Odinga, prosciugheranno le risorse finanziarie keniane e finiranno col gettare nel baratro l’economia del Paese. L’alternativa di Odinga, ormai al quarto tentativo, comprende la creazione di posti di lavoro e l’abbassamento dei costi dei prodotti alimentari.

A poco più di ventiquattro ore dal voto, inoltre, spicca la probabile vittoria di tre donne: Joyce Laboso, Anne Waiguru e Charity Ngilu, potrebbero diventare le prime tre candidate donne a ricoprire il ruolo di governatore nelle contee di Bomet, Kirinyaga e Kitui.

Tanta attesa per questo 8 agosto. Circa 20 milioni i cittadini chiamati alle urne; i 40.000 seggi aperti oltre l’orario pomeridiano previsto per la chiusura, file chilometriche, la popolazione pazientemente in attesa fin dalle prime ore del giorno. Tanti gli osservatori dall’esterno, garanti anche loro del mantenimento della tranquillità. Tanta la paura dello scoppio di nuove violenze dopo gli episodi di qualche giorno fa, tra cui l’uccisione di un alto funzionario della commissione elettorale. L’organizzazione keniana ha messo sul campo 180.000 uomini delle forze armate per presiedere e controllare che lo svolgimento delle elezioni fosse quanto più pacifico.

Ma nel caos elettorale, due persone hanno perso la vita: uno mentre era in coda ad aspettare il suo turno per votare, l’altro dopo aver espresso la sua preferenza; una donna ha addirittura partorito proprio in un seggio elettorale. La IEBC ha provveduto anche a licenziare dei funzionari a Nairobi, accusati per aver ritardato il voto di almeno quattro ore. Le forze dell’ordine hanno già lanciato gas lacrimogeni sui sostenitori dello sfidante Odinga, stretti e numerosi in una manifestazione in piazza brandendo striscioni con su scritto ‘No Raila, No peace’.

Il clima resta teso e l’allerta è alta. Il timore di un’escalation di violenza cresce in corrispondenza dell’avvicinarsi della comunicazione ufficiale e definitiva dei risultati. In passato, è proprio in quel momento che si sono verificate le più ardue lotte e i più duri contrasti, come nel 2007 dove i morti arrivarono a un migliaio e gli sfollati furono ancora più numerosi. Ma il principale problema sotteso al rischio di violenze è sempre lo stesso: il Kenya rimane un Paese in cui il contrasto tra etnie è vivo più che mai. E proprio ora, guarda caso, se la giocano Kenyatta, il figlio del primo presidente del Kenya Yomo e Odinga, figlio del primo vicepresidente Oginga. L’etnia Kikuyu, la più grande ed influente del Kenya patteggia per Kenyatta, mentre dalla parte di Odinga, si schierano i Luo, in onore del loro capo passato, il padre dello sfidante.

Si dovrà attendere ancora qualche giorno, probabilmente, per sapere se il Presidente uscente sarà riconfermato e se, al contrario, ad ottenere la vittoria, sarà lo sfidante Odinga. Ieri si era parlato di un giorno per sapere l’esito, oggi, però si parla già di una settimana. Se lo sfidante non ce la dovesse fare ora, sarà ancora più improbabile che la giovane popolazione keniana lo scelga come rappresentante tra cinque anni, vista ormai la sua età. Chi verrà eletto dovrà comunque ottenere più del 50% dei voti ed un quarto se non più dei voti in almeno 24 delle 47 contee.

Insomma, si parla già di vittoria di Kenyatta ma la sfida dal sapore decisamente etnico non sembra affatto essere finita.