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USA-Russia: ritorna il gelo?

28 Luglio 2017

Il Senato americano approva nuove sanzioni contro Mosca. E adesso?

Il Senato americano, con un consenso pressoché unanime (98 voti favorevoli contro 2 contrari) tra i suoi componenti, ha approvato nuove sanzioni contro la Russia. Nello stesso disegno di legge, sono state inserite sanzioni anche nei confronti della Corea del Nord e dell’ Iran: con la prima, negli ultimi mesi,  sono aumentate le tensioni, in seguito ai test missilistici ordinati da Kim Yong-Un e l’ invio, da parte della Casa Bianca, della portaerei Carl Vinson lungo le coste coreane e l’ installazione del sistema antimissilistico THAAD in Corea del Sud; d’ altro canto, i rapporti degli Stati Uniti con l’ Iran, dopo la fine della Presidenza Obama, sono andati sempre più deteriorandosi, considerando l’ insofferenza del nuovo Presidente verso l’ accordo sul nucleare iraniano raggiunto dal suo predecessore.

«La misura adottata dal Congresso degli Stati Uniti e la nuova legge passata contro l’Iran, la Russia e la Corea del Nord è un atto ostile e opprimente contro la Repubblica islamica, che vedrà una risposta decisiva» ha detto qualche giorno fa il il viceministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, in rima baciata con quanto dichiarato poche ore prima dal Premier Hassan Rohani: «Faremo qualsiasi passo che riteniamo necessario in linea con gli interessi del nostro paese e continueremo il nostro cammino senza prestare attenzione alle loro sanzioni. Gli iraniani sono abituati alle ostilità statunitensi e sa bene come contrastarle». Ad inquinare i rapporti, certamente, ha contribuito anche il rinsaldato legame tra Washington e Ryad, acerrima nemica della Repubblica Islamica, divenuta, quest’ultima, obiettivo, seppur non esplicito, della crisi diplomatica che Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto hanno instaurato contro il Qatar, reo secondo i membri del blocco, di intrattenere legami troppo stretti con Teheran.

A destare, però, particolare scalpore è il dispositivo approvato contro la Russia, con la quale, si credeva, almeno in apparenza, soprattutto considerando il primo ed ultimo incontro ufficiale tra Trump e Putin in occasione del G20 di Amburgo, che il dialogo ci fosse e avesse cominciato a dare i suoi frutti, se si pensa a quanto dichiarato una settimana fa dal Consigliere del Presidente americano per il terrorismo, Tom Bossert, e cioè che l’uscita di scena di Bashar al Assad non costituirebbe una condizione sine qua non per la risoluzione del conflitto siriano oppure alla decisione americana di interrompere i finanziamenti ai ribelli siriani.

A pesare sulla delicata questione delle relazioni USA-Russia il ‘Russia-gate’, lo scandalo che ha coinvolto non solo protagonisti importanti dell’ Amministrazione Trump, ma perfino alcuni congiunti del Presidente come il genero Jared Kushner e il figlio Donald junior. Tempesta, dalla quale Trump sta lentamente uscendo, nata dall’ indagine dell’ FBI, guidata da James Comey,  in merito a presunte interferenze russe nelle elezioni del 2016 e a presunti contatti tra il Cremlino e lo staff del nuovo Commander in Chief. Non è un caso che nel progetto di legge approvato dal Senato, sia contenuto il divieto esplicito nei confronti del Presidente di alleggerire o revocare le sanzioni decise.

«Gli Stati Uniti» – ha sentenziato il Ministero degli Esteri russo – «con il pretesto del tutto inventato delle interferenze di Mosca nei suoi affari interni, attuano in modo insistente sgarbate azioni antirusse. Questo avviene contro i principi del diritto internazionale, in contraddizione con la carta delle Nazioni Unite e le norme dell’Organizzazione mondiale per il commercio e gli elementi fondamentali della comunicazione civile fra Paesi».

La risposta del Cremlino non si è fatta attendere: il ministero degli Esteri ha infatti annunciato il taglio del numero di diplomatici in servizio nelle ambasciate e nei consolati negli Stati Uniti ed ha chiesto questi ultimi di ridurre, entro il primo di settembre, il personale diplomatico presente in Russia.

Il disegno di legge approvato dal Senato ora arriverà sul tavolo della Casa Bianca per la controfirma del Presidente. Questi potrebbe scegliere di porre il veto, ma ciò nonostante, guardando ai numeri al Congresso, il progetto diverrebbe legge senza difficoltà. Cosa farà Trump? Opporrà il veto rischiando di creare forti tensioni nel già precario equilibrio all’ interno del Partito Repubblicano senza contare le reazioni degli avversari democratici?

Come se non bastasse, sulla scrivania dello Studio Ovale, ad attendere la firma del Presidente, un altro decreto importante, ossia quello recante la nomina del nuovo ambasciatore americano a Mosca. Nomina non secondaria e il ritardo di Trump nel controfirmarla non sembra essere un segnale positivo.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato: «Washington vuole riportare l’orologio della storia indietro alla guerra fredda … l’amministrazione americana vuol arrivare completo degrado delle relazioni bilaterali».

Il pugno duro era quello che aveva adottato Barack Obama dopo l’ annessione-invasione della Crimea nel 2014 da parte di Mosca. Furono inflitte, anche a livello dell’ Unione Europea e dell’ ONU, delle sanzioni economiche alla Russia che ne hanno diminuito la stabilità finanziaria. A farne le spese, anche gli stessi Paesi europei che intrattenevano numerosi e proficui scambi commerciali. In ballo, ad oggi, anche la pipeline South Stream II molto cara soprattutto ai tedeschi e che potrebbe venire compromessa dalle nuove decisioni americane.

Poste le difficoltà nei rapporti tra la Germania di Angela Merkel e gli Stati Uniti di Trump e premessa la proroga delle sanzioni da parte dell’ Unione Europea risalente alla fine di giugno scorso, bisognerà attendere la reazione russa che pare iniziata in modo risoluto.

Quale destino attende i rapporti tra i due protagonisti della Guerra Fredda? Tutto dipende da dove vuole andare Donald Trump: se tornare indietro oppure guardare in avanti, politica interna permettendo.