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Tortura, la Camera dà il via libera alla legge: ora è reato

5 Luglio 2017

I voti a favore sono stati 198, 35 i contrari, 104 gli astenuti.  A favore si sono espressi Pd e Ap, mentre M5s Sinistra italiana e Mdp non hanno partecipato. Sono serviti quattro anni perché il parlamento desse l’ok.

Sì definitivo dell’Aula della Camera al disegno di legge che introduce nell’ordinamento italiano il reato di tortura. Il testo è stato approvato a Montecitario con 198 voti a favore, 35 contrari e 104 astenuti. A favore del testo hanno votato Pd e Ap. Contro Fi, Cor, Fdi e Lega. Ad astenersi sono stati M5S, Si, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori.

QUATTRO ANNI DI RINVII. Sono stati necessari quasi quattro anni affinché il parlamento approvasse la legge che introduce il reato nel nostro ordinamento. L’iter del provvedimento, frutto della sintesi di 11 diverse proposte di legge, è stato particolarmente complesso: iniziato al Senato esattamente il 22 luglio del 2013, per poi essere licenziato un anno dopo, è approdato alla Camera nel 2015 per poi tornare nuovamente all’esame di palazzo Madama e, infine, essere licenziato da Montecitorio.

UNA PROVVEDIMENTO CHE DIVIDE. Più volte modificato nei passaggi tra i due rami del parlamento, il testo non ha subito ulteriori modifiche durante l’ultimo esame. Alla fine ne è uscito un provvedimento che ha diviso le forze politiche: voluto dal Pd e sostenuto dagli alleati di governo, è invece stato osteggiato dalle forze di centrodestra, Lega e FdI in testa. I detrattori della legge sostengono che si tratta di un provvedimento punitivo nei confronti delle forze dell’ordine, limitandone il campo d’azione. Niente di tutto ciò, hanno sempre replicato Pd e governo, nessuna «norma vessatoria», al contrario si tratta di un provvedimento che «colma una lacuna» e fa sì che l’Italia «non sia più fanalino di coda», è stata sin dall’inizio la posizione dei sostenitori del testo.

FINO A 12 ANNI PER I PUBBLICI UFFICIALI. La legge approvata in via definitiva dalla Camera prevede pene da quattro a 10 anni chiunque per chiunque, con violenze o minacce gravi o con crudeltà, cagiona a una persona privata della libertà o affidata alla sua custodia «sofferenze fisiche acute» o un trauma psichico verificabile. Tuttavia, il reato richiede una pluralità di condotte (più atti di violenza o minaccia) oppure deve comportare «un trattamento inumano o degradante». Specifiche aggravanti, peraltro, scattano in caso di lesioni o morte. Non si ha invece tortura nel caso di sofferenze risultanti unicamente da «legittime misure limitative di diritti». Se, poi, a torturare è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei suoi doveri, la pena è aggravata con un extra che va da cinque a 12 anni.

RISCHIA ANCHE CHI ISTIGA. Rischia anche il pubblico ufficiale che istiga a commettere il delitto di tortura e non viene obbedito: la legge prevede che debba comunque andare in carecere per 3 anni. Il testo prevede poi che nessuno possa essere espulso, respinto o estradato verso paesi dove vi sia il fondato rischio, tenendo anche conto della presenza di violazioni dei diritti umani gravi e sistematiche, che sia sottoposto a tortura. Inoltre, qualsiasi dichiarazione o informazione estorta sotto tortura non è utilizzabile in un processo; tuttavia, varrà come prova contro gli imputati di tortura. Infine, nessuna immunità per cittadini stranieri imputati o condannati per tortura in altro Stato o da un tribunale internazionale. Se richiesto, saranno estradati senza tanti complimenti