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Migranti, Amnesty contro l’Europa: “Ha fallito, dà priorità ad accordi con la Libia mentre aumentano i morti in mare”

6 Luglio 2017

Secondo John Dalhuisen, direttore della ong per l’Europa, bisognerebbe tornare alle politiche adottate nell’aprile 2015. Poi invece si è deciso di dare priorità all’azione in Libia, che ha dato luogo a viaggi in mare ancora più pericolosi – sostiene la ong – e all’aumento dei tassi di mortalità in mare dallo 0,89 per cento della seconda metà del 2015 al 2,7 per cento del 2017

Amnesty International stronca le politiche dell’Unione Europea sui migranti. L’attacco dell’organizzazione non governativa arriva in occasione della diffusione del rapporto “Una tempesta perfetta. Il fallimento delle politiche europee nel Mediterraneo centrale”. A parlare è John Dalhuisen, direttore della ong per l’Europa: “Invece di agire per salvare vite e fornire protezione, i ministri degli Esteri europei stanno vergognosamente dando priorità a irresponsabili accordi con la Libia nel disperato tentativo d’impedire a migranti e rifugiati di raggiungere l’Italia“.

Secondo Dalhuisen, gli Stati dell’Ue “hanno progressivamente abdicato a una strategia di ricerca e soccorso in mare che stava riducendo il numero di morti in mare”. E il rallentamento dei salvataggi “ha causato migliaia di annegamenti” costringendo “uomini, donne e bambini disperati a restare intrappolati in Libia, esposti a terribili violenze“. Con la cessione delle responsabilità del soccorso alle Ong, “i governi europei non stanno prevenendo le morti in mare e chiudono gli occhi di fronte a stupri e torture”, praticate nei ‘lager’ libici e dagli scafisti.

Per Amnesty, le misure alle quali tornare sono quelle “adottate nell’aprile 2015 per rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo“. Avevano, infatti, “fortemente ridotto il numero delle morti in mare, grazie al maggior numero di imbarcazioni messo a disposizione da diversi Paesi europei e posizionato in prossimità delle acque territoriali libiche”. Poi, invece, era la marcia indietro: la priorità data “a contrastare il traffico di esseri umani e impedire le partenze dalla Libia”, sostiene Dalhuisen, si è dimostrata “una strategia fallimentare che ha dato luogo a viaggi in mare ancora più pericolosi e all’aumento dei tassi di mortalità in mare dallo 0,89 per cento della seconda metà del 2015 al 2,7 per cento del 2017″.

Già martedì, dopo aver preso visione del “Piano d’azione della Commissione europea per sostenere l’Italia, ridurre la pressione e aumentare la solidarietà”, Iverna McGowan, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee, aveva parlato di una strategia “dolorosamente inadeguata che fa poco per affrontare sia la drammatica situazione nel Mediterraneo centrale che la mancanza di solidarietà all’interno dell’Unione europea” invitando i leader europei “una volta per tutte a prendere misure concrete per evitare che le persone anneghino in mare, soprattutto rafforzando le operazioni di ricerca e soccorso e mettendo a disposizione percorsi legali e sicuri verso l’Europa”.