General

Isis, una seconda vita in Africa?

30 Giugno 2017

Ormai in rotta in Medio-Oriente, sembra guardare al continente africano come ad un luogo perfetto per riorganizzare la propria attività. Ne abbiamo discusso con Marco Di Liddo

Secondo molti analisti l’area geografica ideale in cui realizzare gli utopici obiettivi dell’Isis, ovvero la creazione di un autentico califfato islamico, non sarebbe l’Asia, né tanto meno il Medio-Oriente, bensì l’Africa. Il continente africano è per una serie di fattori, decisamente più vulnerabile e più esposto al rischio di venire gradualmente scavato dall’espansione incontrollata dei vari gruppi islamisti. Povertà diffusa, debolezza delle entità statali, proliferazione del numero di armi, corruzione endemica, un tasso di analfabetismo elevato e condizioni socio-sanitarie precarie creano un contesto esplosivo e tendono ad alimentare l’insoddisfazione della popolazione, spingendola ad accettare più facilmente il ricorso alla violenza. Non è solo la condizione di sottosviluppo in cui versano ampie fasce della popolazione a rendere l’Africa un territorio in cui il cancro del terrorismo islamista attecchisce particolarmente bene; anche la complessa struttura etnica, tribale e religiosa della maggior parte dei Paesi africani crea un ambiente molto sensibile alle spaccature e pericolosamente esposto ai conflitti settari, su cui organizzazioni come l’Isis tendono facilmente ad innestarsi.

Circa metà della popolazione africana è di religione musulmana. Tuttavia, a differenza del Medio-Oriente, la maggior parte dei Paesi africani, escluso il Nord-Africa, si presenta come un mosaico di confessioni religiose di cui l’Islam costituisce solo una pedina, e spesso neanche quella maggioritaria. I Paesi a maggioranza musulmana sono Gambia, Gibuti, Guinea, Guinea Bissau, Libia, Mauritania, Mali, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Sudan, Somalia, Algeria, Egitto e Tunisia, mentre quelli in cui l’Islam e il Cristianesimo hanno la medesima diffusione sono Burkina Faso, Ciad, Sierra Leone, Eritrea, Etiopia, Tanzania e Costa d’Avorio. In molti di tali Paesi sono presenti organizzazioni terroristiche di matrice islamica, che prendono di mira la popolazione che aderisce alle confessioni minoritarie, prevalentemente i cristiani, ma anche gli aderenti a confessioni di tipologia tribale, come i Sufi e gli Animisti.  Un’altra importante differenza rispetto al Medio-Oriente è data dal fatto che quello che interessa l’Africa non è un terrorismo intra-confessionale, perché nel continente la presenza dello sciismo è alquanto limitata e la stragrande maggioranza dei musulmani è sunnita.