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Il Vaticano all’attacco del fondamentalismo cristiano made in Usa

17 Luglio 2017

La rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica si scaglia contro i cattolici conservatori americani. Che predicano l’ecumenismo dell’odio tra riarmo, xenofobia e muri. Così il papa prende nettamente le distanze da Trump.

lmeno quattro presidenti americani degli ultimi decenni, tutti repubblicani – Richard Nixon, Ronald Reagan, George W. Bush e Donald Trump – sono stati influenzati dal pensiero cristiano di matrice fondamentalista secondo le sue diverse sfumature. Questa impostazione ha prodotto una visione del mondo statica, divisa rigidamente fra bene e male, da cui si è sviluppata una sorta di geopolitica apocalittica (lo scontro finale di civiltà in chiave biblica), in cui anche la guerra viene giustificata.

STATO SOTTOMESSO ALLA BIBBIA. Allo stesso tempo, sul piano interno, s’immagina uno Stato sottomesso alla Bibbia – non interpretata, bensì assunta nei suoi significati letterali – secondo forme fin troppo simili a quelle messe in atto o volute dall’Isis e dal fondamentalismo estremista islamico. Si tratta di un disegno politico che ha avuto una sua manifestazione evidente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 quando Bush junior parlò di «asse del male» e che rivive ora con Trump, il quale «indirizza la sua lotta contro un’entità collettiva genericamente ampia, quella dei “cattivi” (bad) o anche “molto cattivi” (very bad)», come scrive La Civiltà Cattolica, storica rivista dei gesuiti.

SIAMO ALL’ECUMENISMO DELL’ODIO. E appunto lungo questo crinale ideologico si ritrovano tutti i fondamentalismi, quello protestante in primis, insieme però alle letture integraliste del cattolicesimo; entrambi promuovono un ecumenismo dell’odio contrapposto a quello della pace e dell’incontro promosso dal papa.

La Civiltà Cattolica, che riceve per ogni numero il “visto” della Segreteria di Stato vaticana, ha pubblicato un articolo firmato dal suo direttore, padre Antonio Spadaro, e dal direttore dell’edizione argentina de L’Osservatore romano, Marcelo Figueroa (cristiano protestante), che di fatto scompagina il pensiero neoconservatore degli ultimi decenni.

PUNTO DI SVOLTA PER LA CHIESA. A essere messo in discussione è il legame fra neoliberismo e interpretazione fondamentalista della Bibbia e del cristianesimo, un’alleanza nella quale quest’ultimo forniva il bagaglio valoriale e ideologico della politica americana sotto le amministrazioni repubblicane alimentando un intero ciclo conservatore nel mondo occidentale. L’intervento de La Civiltà Cattolica, per l’autorevolezza degli autori e la loro prossimità con la Santa sede, rappresenta dunque un punto di svolta nel mondo in cui la Chiesa si colloca sotto il profilo politico e teologico nell’epoca contemporanea.

STRAPPO DI PAPA FRANCESCO. E sarà solo una coincidenza, ma non può passare inosservato che il testo è stato diffuso pochi giorni dopo l’allontanamento del prefetto per la Congregazione della fede, quel cardinale Gerhard Müller, da tempo diventato il capofila in Curia dell’opposizione interna a papa Francesco. Sembra allora che il pontificato sia entrato – fra mille scossoni e difficoltà – in una seconda e decisiva fase, quella in cui i molti processi aperti da Bergoglio vengono portati, almeno in parte, a sintesi.

In effetti la bordata contro l’America apocalittica e isolazionista, guerriera e ultraliberista, ha pochi precedenti. D’altro canto la comparsa contemporanea sulla scena mondiale di un pontefice come Jorge Mario Bergoglio e di un capo della Casa bianca delle caratteristiche di Donald Trump, ha prodotto una miscela esplosiva. Raramente personalità così differenti e distanti si sono trovate a doversi confrontare “per forza” in virtù del ruolo istituzionale che ricoprivano. Non a caso, se l’incontro fra i due leader alla fine ha avuto luogo, ben poco di quella faticosa stretta di mano è rimasto nelle relazioni fra Santa sede e Casa bianca, se non le buone intenzioni accompagnate però da una profonda sfiducia reciproca.

UNA GIUSTIFICAZIONE PER LA GUERRA. «Specialmente in alcuni governi degli Stati Uniti degli ultimi decenni», si legge in tal senso nell’articolo de La Civiltà Cattolica dal titolo “Fondamentalismo evangelico e integralismo cattolico”, «si è notato il ruolo sempre più incisivo della religione nei processi elettorali e nelle decisioni di governo: un ruolo anche di ordine morale nell’individuazione di ciò che è bene e ciò che è male. A tratti questa compenetrazione tra politica, morale e religione ha assunto un linguaggio manicheo che suddivide la realtà tra il Bene assoluto e il Male assoluto. Infatti, dopo che Bush a suo tempo ha parlato di un “asse del male” da affrontare e ha fatto richiamo alla responsabilità di “liberare il mondo dal male” in seguito agli eventi dell’11 settembre 2001, oggi il presidente Trump indirizza la sua lotta contro un’entità collettiva genericamente ampia, quella dei “cattivi” (bad) o anche “molto cattivi” (very bad)». Nella visione fondamentalista del cristianesimo, anche le armi e la guerra possono assumere «una giustificazione teologica» in quanto strumenti utili all’affermazione del bene contro il male.

È però sul piano politico che sono arrivate le critiche più dure: «Sia gli evangelicali sia i cattolici integralisti», affermano il direttore de La Civiltà Cattolica e de L’Osservatore romano nell’edizione argentina, «condannano l’ecumenismo tradizionale, e tuttavia promuovono un ecumenismo del conflitto che li unisce nel sogno nostalgico di uno Stato dai tratti teocratici».

VISIONE XENOFOBA E ISLAMOFOBA. E ancora: «La prospettiva più pericolosa di questo strano ecumenismo è ascrivibile alla sua visione xenofoba e islamofoba, che invoca muri e deportazioni purificatrici. La parola “ecumenismo” si traduce così in un paradosso, in un “ecumenismo dell’odio”. L’intolleranza è marchio celestiale di purismo, il riduzionismo è metodologia esegetica, e l’ultra-letteralismo ne è la chiave ermeneutica». Di conseguenza «è chiara l’enorme differenza che c’è tra questi concetti e l’ecumenismo incoraggiato da papa Francesco con diversi referenti cristiani e di altre confessioni religiose, che si muove nella linea dell’inclusione, della pace, dell’incontro e dei ponti».

IDEOLOGIA TANTO CARA A BANNON. Fra i maggiori interpreti politici di una simile ideologia viene chiamato in causa naturalmente Steve Bannon, chief strategist della Casa bianca, «sostenitore di una geopolitica apocalittica». L’obiettivo di questa teologia del dominio – teorizzata dal pastore Rousas John Rushdoony (1916-2001) – è quello di fare in modo che le chiese influiscano sulla «sfera politica, parlamentare, giuridica ed educativa, per sottoporre le norme pubbliche alla morale religiosa».

«La dottrina di Rushdoony», si spiega, «sostiene la necessità teocratica di sottomettere lo Stato alla Bibbia, con una logica non diversa da quella che ispira il fondamentalismo islamico. In fondo, la narrativa del terrore che alimenta l’immaginario degli jihadisti e dei neo-crociati si abbevera a fonti non troppo distanti tra loro». Rilevano ancora gli autori: «Non si deve dimenticare che la teopolitica propagandata dall’Isis si fonda sul medesimo culto di un’apocalisse da affrettare quanto prima possibile. E dunque non è un caso che George W. Bush sia stato riconosciuto come un “grande crociato” proprio da Osama bin Laden».

SI GENERA L’IDEOLOGIA DI CONQUISTA. Così «lo schema teopolitico fondamentalista vuole instaurare il regno di una divinità qui e ora. E la divinità ovviamente è la proiezione ideale del potere costituito. Questa visione genera l’ideologia di conquista». Al contrario «lo schema teopolitico davvero cristiano è invece escatologico, cioè guarda al futuro e intende orientare la storia presente verso il Regno di Dio, regno di giustizia e di pace. Questa visione genera il processo di integrazione che si dispiega con una diplomazia che non incorona nessuno come “uomo della Provvidenza”».

La strategia politica del fondamentalismo è dunque quella «di innalzare i toni della conflittualità, esagerare il disordine, agitare gli animi del popolo con la proiezione di scenari inquietanti al di là di ogni realismo. La religione a questo punto diventerebbe garante dell’ordine, e una parte politica ne incarnerebbe le esigenze. L’appello all’apocalisse giustifica il potere voluto da un dio o colluso con un dio».

NESSUNA LEGITTIMAZIONE AI TERRORISTI. E allora è per tale ragione che «coraggiosamente, Francesco non dà alcuna legittimazione teologico-politica ai terroristi, evitando ogni riduzione dell’islam al terrorismo islamista. E non la dà neanche a coloro che postulano e che vogliono una “guerra santa” o che costruiscono barriere di filo spinato. L’unico filo spinato per il cristiano, infatti, è quello della corona di spine che Cristo ha in capo».